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Esiste un territorio nel cuore della Britannia, noto fino all'ossessione per la leggenda di Robin Hood. Capita a proposito, forse non per caso, che questo lembo di terra, 7 secoli dopo, nel primo '800, sia stato il luogo storico della rivolta dei luddisti.
Costoro, come gli 'uomini della foresta' di Sherwood, furono vittime del progresso, o di ciò che era ritenuto tale. Videro il proprio ordinamento sociale, fondato su arte, tradizione e comunità, cedere terreno ad una organizzazione industriale invadente e alle sue tecnologie, a nuove regole di mercato, a nuove conformazioni di città e campagna, che erano oltre il loro controllo e la loro comprensione.
In questo senso, la vera sfida dei luddisti non fu tanto materiale, contro macchine e stabilimenti, quanto morale; una sfida che chiamava in causa, sul terreno della giustizia e dell'equità, le premesse stesse dello sviluppo, cioè la legittimità dei principi di profitto sfrenato, di competizione e di 'progresso' che ne stavano alla base.
Una profezia più che mai attuale nell'epoca della globalizzazione.
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