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L’opera è dedicata al Buddhismo, in particolare alla Tradizione dei Monaci della Foresta.
Nel corso della sua storia il Buddhismo ha saputo diversificarsi, elaborare e raffinare gli strumenti del lavoro interiore adattandoli al contesto culturale in cui si è trovato a operare, pur mantenendo le sue fondamenta originarie. Questa evoluzione si è concretizzata nello sviluppo di tre tradizioni principali: il Theraváda (che fa riferimento ai testi più antichi e che si è diffuso soprattutto nello Šri Lanka e nel Sud-est asiatico), il Maháyána (in seno al quale è sorto lo Zen, diffuso nei Paesi dell’Estremo Oriente) e il Vajrayána (il Buddhismo tibetano, che ha come suo massimo rappresentante il Dalai Lama). Nel Buddhismo Theraváda troviamo la Scuola della Foresta che si ispira agli insegnamenti di Achaan Chah.
Lo stile profondo e allo stesso tempo conciso di Achaan Chah ha attratto molti occidentali, che negli anni hanno scelto di vivere come monaci nella foresta seguendo le indicazioni del maestro thailandese. Il primo di questi occidentali è stato Achaan Sumedho, maestro diretto di Mario Thanavaro. Lo stile di Mario Thanavaro presenta, rispetto a quello di altri insegnanti della Scuola della Foresta, numerose differenze. La peculiarità del suo retroterra culturale (gli altri monaci occidentali vengono perlopiù da paesi anglosassoni) e le sue inclinazioni caratteriali, permeate da curiosità e senso artistico, sono alla base di un insegnamento attento a diversi linguaggi.
In molte sue espressioni ritroviamo fattori essenziali del Buddhismo Theraváda riformulati in un linguaggio creativo e appassionato. Lo sfondo rimane quello della pratica feconda della Scuola della Foresta. Sulla scia del suo maestro, Achaan Sumedho, infatti, Mario Thanavaro mira a una sintesi tra la pratica della consapevolezza (sati) e la pratica della gentilezza amichevole (mettá). Talvolta, dalla creatività dei suoi insegnamenti emerge una visione apparentemente ‘poco buddhista’, o almeno poco ortodossa rispetto al Theraváda: “L’ignoranza è essenzialmente il pensare di non conoscere il nostro Essere Unico, la nostra origine divina, e se continuiamo a pensare di essere ignoranti ci sarà molto difficile apprendere. Se invece ritroviamo l’innocenza e la curiosità di un bambino, la voglia di toccare le cose pian piano, passo dopo passo, le cose si apprendono.
E questo fa parte della crescita”. E ancora: “L’anima (la mente-cuore) si eleva così di grado in grado alla conoscenza e all’amore (contemplazione beatifica) di Dio, il sommo bene”.
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