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Qual è la vera funzione del testimonio negli esperimenti con il pendolo radiestetico? Un semplice appoggio di carattere psicologico — come ritiene l’Autore — oppure un vero e proprio medium di natura fisica tra l’operatore e il suo strumento d’indagine? Quanto influisce la stimolazione fisica, meccanica o elettrica, delle «placche», delle «linee» che Calligaris avrebbe individuate sull’epidermide di quella complessa entità biologica che è l’uomo? Quanto c’è di oggettivo nelle percezioni di alcuni sensitivi nei casi di psicoscopia d’ambiente o negli esperimenti di psicometria con un oggetto che sembra rivelare ad essi il suo vissuto, il suo passato e quello di cose o persone che con esso sono venute direttamente a contatto? In che misura influisce il substrato culturale del sensitivo o dello sperimentatore nel coacervo di stimoli, di sensazioni, di immagini, di suoni che durante gli esperimenti colpiscono la rètina, il cervello, la psiche dei soggetti coinvolti nelle indagini?
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