Questo è senz'altro il capolavoro di Edgar Wind, libro ormai classico, che ha permesso di leggere per la prima volta in tutta la sua complessità il senso di alcune delle opere più famose e splendide del Rinascimento – dalla Primavera di Botticelli all’Amor sacro e profano di Tiziano e a tante altre di Michelangelo, Correggio, Raffaello. Intorno a queste opere Wind è riuscito a ritessere la rete di pensieri, allusioni ed enigmi che le accompagnava, le ha restituite al loro luogo naturale, che è l’area immensa del neoplatonismo rinascimentale, e partendo da esse e dai testi di Ficino, Pico e altri neoplatonici, ha ricostruito quello sconcertante fenomeno che fu la riscoperta dei misteri pagani.
Questi furono rielaborati in una «filosofia dei misteri», che avrebbe poi continuato per secoli, richiamandosi alla tradizione ermetica, a percorrere segretamente la storia del pensiero europeo. Nel suo complesso, l’opera di Wind rappresenta, a un livello sommo, la lignée che in questo secolo ha rivoluzionato lo studio dell’arte, quella della cosiddetta «scuola iconologica»: Giehlow, Warburg, Saxl, Panofsky.
Ma è in particolare al geniale spirito di Aby Warburg, del quale fu collaboratore e amico, che si ricollegano le ricerche di Wind, per la capacità di aprire fulmineamente, con un lieve tocco, prospettive impensate entro un vastissimo repertorio di temi e discipline, sicché mai come nei loro studi la storia dell’arte è riuscita a essere anche storia del pensiero e storia della civiltà. Misteri pagani nel Rinascimento è apparso per la prima volta nel 1958, ed è stato più volte riveduto.