In India, Shankara è considerato universalmente come il più grande intelletto mai venuto al mondo, un’incarnazione di Shiva che per la sua infinita compassione per gli uomini scese sul piano terreno per difendere e ristabilire l’eterna verità del Sanatana Dharma: l’Advaita Vedanta.
Shankara iniziò la sua missione di Jagadguru a Benares, insegnando l’Advaita e sfidando i maestri di altre scuole a sostenere le loro teorie in dibattiti e tornei dialettici, percorrendo infine tutta l’India per diffondere ovunque la verità del Vedanta. Nei suoi scritti egli sostiene che le Upanishad, la Gita e il Brahma-Sutra espongono la verità dell’Advaita. Egli riafferma il principio essenziale delle Upanishad che l’Assoluto (Brahman) è la sola Realtà, l’Uno senza un secondo, eterno e immutabile; e che Brahman e Atman sono Uno.
Nella sua rigorosa analisi ribadisce che ciascuno è responsabile dei propri fallimenti e sofferenze nella vita a causa dell’ignoranza della propria vera natura. Quando infine perveniamo alla conoscenza realizziamo che essa è sempre stata con noi, dentro di noi; non è venuta dall’esterno.
Lo scopo della Via della Conoscenza (Jnana) è la realizzazione dell’Assoluto qui ed ora. Come si passa dal sogno allo stato di veglia allo stesso modo possiamo passare dal sogno della percezione dei sensi alla piena e desta coscienza-conoscenza dell’Assoluto. Come implica lo stesso titolo, quest’opera è un compendio ed una chiara e precisa esposizione della teoria e pratica del Vedanta.
Il Vedanta non si fonda su una fede cieca e non è pessimista; il suo fine è la felicità eterna. Quando attira l’attenzione verso i dolori e le sofferenze del mondo è solo per volgere la nostra mente verso la Beatitudine eterna, la sola Realtà, portandoci dunque un messaggio di speranza e di consolazione.