L'uomo ha sempre ostinatamente cercato di prolungare l'arco della sua vita con ogni mezzo, per poter rimandare il più possibile il momento di separarsi dal suo mondo, dalla sua famiglia, dai suoi beni, malgrado alcuni moderni ostentino una paura che ciò si verifichi finalmenti, adducendo come scusa a quest'atteggiamento un'eventuale noia che potrebbe sopraggiungere e altre motivazioni politiche, sociali ed economiche da discutere.
Ma questa noia la si può avere anche durante un breve periodo di vita, e chi scrive e chi legge questo libro non ha di questi problemi!
Quest'ostinazione a rimanere integri col proprio corpo si manifestava anche negli antichi egiziani, i quali, pur nell'inevitabile trapasso del divino faraone, ne imbalsamavano il corpo perché pur morto potesse rimanere incorruttibile il più possibile.
Se gli egiziani con le loro erbe e distillati vari cercavano di conservare il più a lungo possibile un corpo morto, altri hanno cercato di conservarlo il più possibile da vivo: umanisti come Leonardo da Vinci sezionavano cadaveri, animati non solo da una ricerca, un desiderio di conoscenza a scopo artistico per un'imitazione plastica o pittorica, ma anche per scoprire quale fosse il segreto della vita.
E' solo nel nostro secolo però, negli ultimi decenni, che possiamo dire di aver trovato la chiave del meccanismo vitale umano, con la teoria dei radicali liberi del dott. Denham Harman.