Una nuova traduzione delle Egloghe virgiliane si confronta con la pastorale “di lotta” di Seamus Heaney. “Pensare che sui marmi di Roma si siano posate le impronte di duemila anni può dare un’emozione mentale.” Per questo, indagare sulla fortuna della Roma antica costituisce una via privilegiata per capire che cosa ha reso e rende classico un classico.
Riproducendo le molte sfumature che già avevano dato luce ai suoi Classici elettrici, Roberto Andreotti accompagna il lettore in un viaggio attraverso una tradizione che si scopre non pura o ideale, ma carica di contraddizioni. Un commento alle Metamorfosi riesce così a svelare le ragioni profondamente letterarie del revival di Ovidio. Una biografia di Marco Aurelio smaschera i fraintendimenti convenzionali sull’imperatore-filosofo...
In una originalissima esposizione “alla seconda”, la riemergente voga delle testimonianze letterarie e figurative antiche è esaminata a partire dalla loro, talvolta oscillatoria, ricezione novecentesca, per arrivare ai giorni nostri. Le interpretazioni canoniche vengono così evocate e discusse mettendo in asse autori classici, interpreti moderni e lettori contemporanei, fondendo senza soluzione di continuità la filologia, la storia della tradizione e la cronaca esistenziale.
Tra permanenze, inaspettati ritorni di fiamma e punti di vista inediti, nuove domande di senso si fanno strada, concorrendo a ridefinire i classici nella prospettiva del contemporaneo. Fino a una lettura a caldo dell’11 settembre filtrato attraverso la lente di Euripide.
Mentre l’antichità esiste per noi, noi per l’antichità non esistiamo. Josif Brodskij