Tra le tante leggende circa la nascita del flauto dei popoli nativo-americani, una delle più affascinanti racconta che un gruppo di indiani nativi lo costruì dopo aver ascoltato le melodie create dal vento che soffiava attraverso i buchi creati negli alberi dai picchi per cercare le termiti. Il flauto nativo, chiamato anche ‘il flauto dell’amore’ e considerato sacro da molti popoli, durante i tardi anni ’60 visse un revival che diede vita ad una nuova generazione di flautisti che riscossero un grande successo in tutto il mondo.

Dakini Lounge” segna una nuova fase nella lunga carriera di Prem Joshua: traducendo le sue alchimie occidentali-orientali in splendidi brani dub e chill-out, il gruppo di talentuosi dj ha proposto nuove ed alternative interpretazioni delle sue melodie, dando vita ad un album che sarà una gradita sorpresa per coloro che già conoscono il lavoro del polistrumentista, ma anche per chi non ha ancora avuto modo di scoprire il fascino delle sue sonorità. Polistrumentista di grande talento e sensibile compositore, Prem Joshua si è fatto conoscere dal pubblico per la sua straordinaria capacità di fondere armoniosamente l’antica tradizione musicale indiana all’ipnotica sensualità di nu jazz e lounge. (...)

Tony Redhouse è un guaritore, insegnante spirituale e musicista nativo-americano appartenente alla tribù Navajo la cui passione è quella di far conoscere le tradizioni spirituali del proprio popolo attraverso la musica. "Journey to the Four Winds" è composto da quattro tracce dedicate ai venti che spirano dalle quattro direzioni cardinali. "East Wind", il vento che viene da oriente, tradizionalmente rappresenta un tempo di nascita naturale e di ri-nascita spirituale. Nel brano successivo "South Wind" che ci ricorda che la pioggia è sinonimo di prosperità, abbondanza e crescita, la musica diventa più intensa e ritmata, quasi a voler rappresentare l'energia guaritrice e la vitalità attraverso le vibrazioni dei tamburi. (...)

“Universal Love” è un viaggio spirituale alla ricerca della forza spirituale insita nelle sacre melodie tibetane. In “Universal Love” Nawang Khechog invita l’ascoltatore a seguirlo in un pellegrinaggio musicale alla scoperta della compassione. L’album di casa Sounds True propone nove composizioni originali del flautista tibetano che fondono le antiche sonorità rituali del Tibet insieme alle tradizioni musicali di altri paesi del mondo, invocando nell’ascoltatore il potere energizzante dell’amore universale.

Melodiosa e tranquilla, la musica di “Shakuhachi Flute Meditations – Zen Music to Calm the Mind”, è ideale per accompagnare meditazione, tai chi e simili pratiche terapeutiche, ma è prima di tutto un album perfetto per chiunque voglia ascoltare la filosofia zen messa in musica. Il flauto shakuhachi può essere espressivo come la voce umana: può evocare il suono gentile della pioggia, il fruscio silenzioso di una brezza che attraversa un boschetto di bambù o il morbido sbattere delle ali di un airone in volo. Nell’album “Shakuhachi Flute Meditations – Zen Music to Calm the Mind”, il maestro flautista e compositore Riley Lee propone alcune delle sue melodie più belle, tra cui alcune composizioni originali ed altre tradizionali.

L’interessante selezione di “Shakuhachi Meditation Music – Traditional Japanese Flute for Zen Contemplation” che comprende sia semplici brani contemplativi che complessi poemi tonali, rende questo album un perfetto accompagnamento per praticare meditazione e yoga. Più di 700 anni fa in Giappone alcuni maestri zen svilupparono la tecnica dello honkyoku, l’arte della musica zen, usando solo i purissimi toni del tradizionale flauto in bambù shakuhachi. Stan Richardson ha studiato il flauto giapponese per più di vent’anni ed oggi è considerato uno dei migliori insegnanti, non giapponesi, di questo strumento tradizionale. Nel doppio album “Shakuhachi Meditation Music – Traditional Japanese Flute for Zen Contemplation” Richardson offre 13 brani tradizionali per solo shakuhachi, ciascuno dei quali è una dolce contemplazione pensata per calmare la mente e risvegliare l’attenzione.

“Quiet Mind – The Musical Journey of a Tibetan Nomad” racconta i viaggi fisici e spirituali affrontati dal musicista tibetano ed è una preghiera senza parole per la pace e la bellezza della meditazione. Con le note di dijeridu, flauto di pan, flauto in argento ed ocarina “Quiet Mind – The Musical Journey of a Tibetan Nomad” trasmette serenità a tutti coloro che l’ascoltano.Nato da nomadi tibetani, Nawang Khechog scoprì quando era ancora bambino una profonda affinità con il tradizionale flauto in bambù. Nel 1959 andò in India dove trascorse 11 anni come monaco buddista prima di far conoscere la sua musica in occidente. Nonostante il grande apprezzamento mostrato in tutto il mondo nei confronti delle sue creazioni musicali, nel 1991 Nawang Khechog si ritirò in solitudine su una montagna, fino a quando il Dalai Lama in persona lo incoraggiò a continuare a condividere con gli altri la forza e la bellezza della propria musica.