Dopo essere stata premiata con il prestigioso Grammy Award del 2003 come miglior album di musica dei Nativi per il suo precedente album "Beneath the Raven Moon", Mary Youngblood ha raggiunto una notorietà negli Stati Uniti davvero considerevole che ha travalicato i confini del ristretto ambito delle musiche tradizionali dei Nativi americani. La sua maturità artistica si riflette nelle fresche sonorità del nuovo album "Feed the Fire" che ancora una volta propongono il flauto nativo in suggestivi arrangiamenti insieme a pianoforte e flauto alto e che anche comprendono in due brani alcune dolci interpretazioni vocali. Un percorso musicale alla riscoperta delle tradizioni musicali dei Nativi americani pieno di energia, calore e passione: un album incantevole arricchito dalla partecipazione straordinaria di Ian Anderson (dei Jethro Tull), Bill Miller e Joanne Shenandoah.

Mary Youngblood è una giovane donna di discendenza metà aleut (dell'Alaska) e metà seminole (Florida), la prima professionista a suonare il tradizionale flauto dei Nativi americani, normalmente interpretato solo da uomini, addirittura vincitrice del prestigioso Native American Music Award nel 1999 e nel 2000 come miglior flautista. "Beneath the Raven Moon", è un album poetico dedicato alla condizione umana e per la prima volta propone la possente voce della Youngblood insieme alle melodie dei suoi diversi flauti tradizionali: l'ulteriore strumentazione è arrangiata da Tom Wasinger che ha collaborato anche ai precedenti album dell'artista. Bastano pochi attimi all'ascolto di questa musica per comprendere la profonda spiritualità del flauto sacro dei Nativi americani e delle sue ammalianti melodie: una musica che è poesia e preghiera.

Le gemelle irochesi Maisie Shenadoah e Liz Robert fanno rivivere gli antichi riti della nazione Oneida affiancate dalle pluripremiata figlia di Maisie, Joanna Shenandoah: una miscela di Cristianesimo e devozione della tradizione dei nativi americani, canzoni che toccano il cuore e che testimoniano la profonda spiritualità di un popolo ricco della natura e delle immense risorse naturali del territorio. . "Sisters - Oneida Iroquois Hymns" propone le musiche di quando le due arzille anziane sorelle gemelle erano bambine: grandi spazi dove la natura era sovrana e non c'erano telefoni, elettricità, acqua corrente e le automobili erano rarissime. Arricchito dalle esaustive note storiche e biografiche contenute nel libretto, "Sisters" riunisce tre vocaliste fuori dal comune che hanno storie preziose ed antiche preghiere da farci ascoltare.

Questo CD offre un’esplorazione tra le più variegate espressioni musicali dei Nativi del Grande Nord americano.
Canti di guarigione, antiche danze sociali e affascinanti contaminazioni stilistiche rivelano degli Indiani del Nord un volto complesso ed eterogeneo, che unisce ai valori di una sapienza primordiale una caparbia volontà di affermazione etnica e culturale. Fedeli a una tradizione di verità e saggezza, e con straordinaria capacità di adattamento, le molte voci dell’America indiana (alcune delle quali peraltro ormai notissime anche al vasto pubblico, come quella di Joanne Shenandoah, irochese di ascendenza celtica, e di Buffy Sainte-Marie, la cui musica è orientata verso sonorità rock) si intrecciano in un continuo processo di conservazione e di rinnovamento per rispondere alle prove di un mondo in continua mutazione.

Il più noto interprete delle tradizioni musicali dei Nativi americani unisce le sue forze a quelle del chitarrista hawaiiano Keola Beamer per creare nuove sonorità frutto dell'incontro di due antiche culture che da millenni abitano l'America del Nord. Le splendide sonorità del flauto di Carlos Nakai si combinano a quelle della chitarra hawaiiana di Keola Beamer dando vita ad un tappeto sui cui si distendono i canti della tradizione Navajo di Nakai e le canzoni tradizionali delle isole Hawaii di Beamer. La chitarra ki ho'alu (letteralmente 'che perde l'intonazione') prevede una continua variazione dell'accordatura ed è suonata con una speciale tecnica esclusivamente utilizzata alle Hawaii: le sue sonorità sono affascinanti e capaci di creare un'atmosfera davvero speciale insieme al flauto della tradizione nativa del nord America.

La nazione Hopi prende il nome dall'antico termine nativo hopituh che significa 'coloro che vivono rispettando le regole hopi': per millenni gli Hopi hanno vissuto nei grandi deserti situati nel sud-ovest degli attuali Stati Uniti ed in sintonia con queste ancestrali tradizioni lo stimato vocalista Clark Tenakhongva cattura lo spirito del gentile approccio alla vita dei Nativi hopi. La società hopi - che ha il suo cuore pulsante nell'enorme riserva in Arizona concessa nel 1882 ai pochi Hopi sopravvisuti - è suddivisa in 24 clan ciascuno dei quali dedicato ad elementi, piante ed animali (clan dell'acqua, del grano, del coniglio, etc.) ed a ciascun membro del clan sono assegnate varie responsabilità: i rituali tradizionali sono tenuti in luoghi sacri chiamati kiva dove vengono tramandati di generazione in generazione gli antichi insegnamenti etici e spirituali. In "Hear My Song, Hear My Prayer", sottotitolato "Songs from the Hopi Mesas", le invocazioni per accompagnare la danza della pioggia si alternano a canzoni che celebrano la bellezza e l'armonia della natura, accompagnate dai ritmi e della melodie che da secoli arricchiscono le danze cerimoniali ed i rituali del popolo hopi.

Un album di canzoni che onorano il patto tra l'uomo e la terra con affascinanti musiche che miscelano composizioni originali alla forza del messaggio delle antiche profezie dei Nativi irochesi: "Covenant" vede Joanne Shenandoah intraprendere un nuovo percorso musicale che propone la sua incantevole voce su un tappeto di percussioni e strumenti a corda che creano un ponte tra futuro e tradizione con sonorità tribali trance-dance. Un album che crea un'atmosfera unica, avventurosa, moderna ed antica allo stesso tempo.

R. Carlos Nakai, di discendenza Diné (Navajo)-Ute è il più importante interprete del flauto dei nativi americani, strumento che imparò a conoscere solo dopo studi classici al conservatorio di teoria musicale e pratica con la tromba. Dopo il suo primo album "Changes" pubblicato nel 1983, Nakai ha inanellato una continua serie di successi internazionali con varie formazioni arrivando a vendere oltre 4 milioni di copie dei suoi dischi e diventando un vero e proprio simbolo dei Nativi americani nel mondo. Riconosciuto come il responsabile del nuovo rinascimento che sta vivendo il flauto tradizionale dei Nativi americani, Nakai è anche una figura di rilievo per i pochi pellerossa restati a confrontarsi con la consapevolezza di essere discendenti di un popolo che viveva in perfetta sintonia con la natura. Musicalmente innovatore nella tradizione, a Nakai non interessa riproporre il passato ma aspira a creare nuove espressioni per valori tradizionali e con "Fourth World" la voce suadente del suo flauto è arricchita da strumenti a corda, oboe, tromba e percussioni tribali.

Pow wow originali interpretati da musicisti nativi di alcune delle più note nazioni (ai tempi del far west chiamate tribù) del Nord America. Il termine pow wow deriva dalle parole della lingua parlata nell'Algonquin pau wau (egli sogna), il che denota un originario significato religioso e rituale di queste musiche. Ai nostri giorni i pow wow hanno perso il loro significato religioso anche se restano la perfetta occasione per i Nativi per celebrare le loro danze tradizionali, cerimoniali e sociali. "Sacred Dance" propone le musiche della tradizione dei nativi Ojibway (chiamati Chippewa in inglese), Sioux, Lakota/Dakota e Blackfoot (Piedi Neri): un album ideale per scoprire le melodie ed i ritmi degli originari abitanti del continente americano, un popolo saggio che sapeva vivere in grande armonia con la natura, spesso in luoghi dove questa si manifesta selvaggia ed ostile come nel deserto dell'Arizona o nelle fredde distese ghiacciate delle coste canadesi.

Grande album di tribal trance ad opera di Alice Gomez, una sciamana dei nostri giorni che in pochi anni dal suo esordio del 1994 ha collezionato ben 4 volte l'annuale premio dell'associazione degli autori americana Ascap. Con la sua miscela di antiche melodie del flauto tradizionale dei Nativi americani e di una moltitudine di strumenti a percussione Alice riesce ad evocare i misteri delle antiche popolazioni del continente americano.