A seguito del loro primo CD, lo stupendo "Gypsy Rum" premiato sia in Germania che in Francia come miglior disco di musica etnica del 1996, la Istanbul Oriental Ensemble invita l'ascoltatore nel serraglio ed attraversando la porta secreta del sultano ci accompagna ad un sontuoso banchetto rigoglioso di classiche melodie orientali e ci intossica con musiche strumentali e ritmi frenetici. Tra le varie melodie possiamo anche assaporare la musica utilizzata in Turchia per la danza del ventre che si discosta di molto dal Saidi egiziano. Un disco veramente eccezionale che conferma le enormi capacità di questa ensemble ottomana

Dedicata a preservare l'eredità musicale degli zingari turchi del XVIII e XIX secolo, questa orchestra composta dai più noti musicisti Rom si avvale di strumenti tipici turchi (percussioni darbouka, zither, liuto, violino e clarinetto) proponendo un vasto repertorio bizantino.

), la Istanbul Oriental Ensemble invita l'ascoltatore ad aggregarsi ad una carovana in procinto di attraversare il deserto. Brani lenti che evocano il faticoso ondeggiare dei cammelli attraverso le interminabili sabbie desertiche si affiancano alle esuberanti musiche suonate nel corso delle feste che si celebrano attorno al fuoco sempre caratterizzate dalle erotiche danze del ventre e per la prima volta anche a brani mistici che invocano i colori del tramonto. Dedicato alla memoria di Ferdi Nardaz, uno dei più amati clarinettisti Rom tragicamente scomparso subito dopo aver completato queste registrazioni, l'album si chiude con un notevole solo al darbouka del maestro percussionista e leader della band Burhan Öçal.

Studiosi e religiosi armeni scrissero documenti sulla musica e sugli strumenti musicali già nel 200 a.C.; sebbene le descrizioni della musica armena fossero ambigue a causa dei continui cambiamenti politici e sociali nel paese, si può affermare con certezza che essa abbia avuto una storia intensa entrando in contatto ed assorbendo la diversa cultura dei differenti popoli che hanno contribuito a modificare la storia di questo paese. Gli Armeni rimasero nella loro terra natia nella parte orientale dell'Anatolia, ma furono assoggettati prima dagli Ottomani, poi dai Persiani e infine dall'Impero russo, invasori che influenzarono profondamente la loro cultura. La particolare forma di musica armena di Richard A. Hagopian esprime meravigliosamente la diversità degli stili che in essa convivono.

Una vera gemma per gli appassionati di musiche orientali e l'occasione per apprezzare uno dei più famosi musicisti iraniani e la ricca varietà degli strumenti tradizionali di questo antichissimo popolo. Oltre al virtuosismo di Farjami al santoor possiamo ascoltare le sonorità di tar e setar (strumenti a corda), nay (flauto) e delle percussioni donbak e daf. Una preziosa registrazione capace di farci scoprire un mondo lontano e dalle antiche ed evolute tradizioni culturali e musicali.

Tra più ammirati musicisti in patria, l'iraniano Hossein Farjami combina il suo talento naturale con la rigorosa disciplina, la sensibilità per la musica e l'etica professionale: dedito alla musica sin da giovane, nel corso degli anni Farjami ha allargato le sue conoscenze al di fuori dei confini iraniani a tutta la musica mediorientale. Suona una miriade di strumenti dedicandosi in particolare all'oud (liuto), ad una varietà di percussioni mediorientali, oltre naturalmente al santoor che si costruisce da sé ottenendo sonorità assolutamente straordinarie.

Una storica registrazione che documenta la tradizione culturale e musicale del popolo curdo disperso tra cinque Paesi ed arroccato sulle montagne. Principalmente interpretata dal baglama (una specie di saz o piccolo liuto turco), la musica di Dursan Acar è un altro prezioso classico del catalogo Arc.

Le musiche di due popoli che vogliono vivere insieme sulla stessa terra: canti e musiche delle rispettive tradizioni. Per coniugare la pace degli uni (shalom, in ebraico) con la pace degli altri (salam, in arabo).

Un'immobilità solo apparente. Dove le dune di sabbia sorgono, si trasformano, spostano con il vento, dove tutto è orizzontale eppur si muove, lì nasce la musica del deserto. Musica nomade, come nomadi sono gli uomini, musica che scorre e si sposta senza una meta precisa. Melodia libera, arabeschi sonori ricchi di dettagli. Questo CD raccoglie le diverse tradizioni musicali delle popolazioni del Sahara: egiziani, tunisini, algerini, marocchini, peul, senegalesi, e nomadi tuareg. E' come un itinerario di canti tradizionali, improvvisazioni, preghiere, danze, cori, lamenti d'amore, che dà vita a un passaggio sonoro di abbagliante bellezza.

Un percorso musicale lungo la 'via delle spezie', una delle più antiche e battute rotte commerciali: duemila chilometri di pista lungo deserti e altipiani, che dal profondo Sud del regno della regina di Saba (lo Yemen) porta al 'paese del sole' (la Siria), al Libano e alla Giordania, ai mercati di Damasco e Amman. Il Cd propone un'ampia antologia di canti d'amore che appartengono alla raffinata e antica (ma tuttora vivace) tradizione musicale araba.