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Anche se il tipico strumento a corda dell'estremo oriente ha avuto origine all'interno del continente asiatico, il giapponese koto ha ben poco in comune con i suoi parenti cinesi e coreani: la sua storia nell'arcipelago nipponico risale ad oltre 12 secoli fa ed ha quindi potuto sviluppare una serie di caratteristiche che lo contraddistinguono fortemente dagli strumenti che più gli si avvicinano. Il koto è la più lunga cetra del mondo e consiste di un corpo di legno di forma convessa (kiri) lungo poco meno di due metri sopra cui sono tese 13 corde di seta che producono la stessa tonalità, ciascuna delle quali però dotata di un ponticello mobile (ji) che permette di creare infinite diverse possibili accordature, spesso modificate anche nel corso della stessa interpretazione. Le corde sono pizzicate da tre plettri d'avorio (tsume) infilati su pollice, indice e medio della mano destra mentre è possibile modificare la tonalità di ciascuna corda - mantenendo l'accordatura definita dalla posizione dei ponticelli mobili - modificandone la tensione. Il repertorio tradizionale vede il koto come il principale strumento per accompagnare il canto, con liriche spesso derivate dai poemi classici: la sua imponente presenza, la grande diversità delle tecniche strumentali utilizzati dagli interpreti e le sue particolari sonorità lo rendono uno degli strumenti più caratteristici della musica giapponese
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