Le persone convinte che stiamo vivendo nel migliore dei tempi hanno motivo di essere soddisfatte. Nel secolo scorso, in Occidente, è quasi totalmente scomparsa la miseria. Nessuno muore di fame, né vive di pane e brodaglia. Nessuno sopravvive più in appartamenti dotati di una sola stanza, con acqua fredda e seguendo i dettami della povertà vittoriana. Ora, i beni posseduti sono molto più estesi di quelli che si potevano contenere in poche scatole. Sebbene esista ancora, purtroppo, una sottoclasse dove le famiglie divise e la violenza domestica, l’alcolismo e la droga sono la norma, le più acute degradazioni del diciannovesimo secolo sono state ampiamente eliminate. La relativa prosperità materiale del presente è in netto contrasto con le avversità materiali riportate da Dickens, Mayhew e Engels. Dai tempi della mia adolescenza, negli anni ’50, il tenore di vita si è alzato enormemente: rispetto ad allora, la popolazione è tre o quattro volte più prospera. La pillola ha liberato la sessualità, la lavatrice ha liberato il lavoro ingrato, l’automobile ha liberato la mobilità e il telefono e i computer hanno liberato la comunicazione. Le donne, soprattutto, hanno libertà e opportunità che fino a un recente passato erano inconcepibili. Ovviamente sto semplificando, ma siamo costretti a semplificare se vogliamo avere un quadro completo. Un sommario semplificato presenta una società che beneficia di una prosperità materiale senza precedenti, ma che al tempo stesso offre uno scenario ripugnante di malattie del cuore e dello spirito. Non è necessario ricorrere alle statistiche per comprendere che, se ‘l’esterno’ della società dimostra che ora stiamo meglio che in passato, il suo ‘interno’ pone in evidenza una profonda mancanza di salute emozionale e spirituale. Ansia, alcolismo, suicidio, aggressività e violenza impulsiva, gioco d’azzardo e abuso di droghe, fatica cronica e depressione sono accadimenti comuni. Per fare un esempio di questi sintomi calamitosi, possiamo dire che una cifra pari a venti milioni di cittadini inglesi assume antidepressivi, e che questa cifra è duplicata nel corso dell’ultimo decennio. La violenza è aumentata 40 volte, dagli anni ’70 a ora, e il tasso di suicidi è triplicato dalla stessa data. Dagli anni ’50, l’assenza di tempo libero e le malattie procurate dallo stress sono aumentate del 500 per cento. Il costo sociale di questi fattori è agghiacciante. In Gran Bretagna, la spesa annuale per la depressione nel 1993 (in termini di giornate di lavoro perse e di riduzione della produttività) è stata stimata nella cifra di 3 miliardi di sterline. Il crimine costa circa 60 miliardi l’anno, il che ammonta al 6.7 per cento del Prodotto Interno Lordo del Regno Unito. Negli Stati Uniti le proiezioni non sono meno preoccupanti. Il suicidio è in continuo aumento, come lo è l’uso di droghe, ormai diffuso a livello epidemico. Nel 1990 l’ Istituto Nazionale per la Salute Mentale ha riportato che il suicidio era la terza causa primaria di decesso tra i giovani tra i 15 e i 24 anni e che 28 milioni di adulti americani, al di sopra del diciottesimo anno di età, soffre di qualche disturbo mentale nell’arco di sei mesi. Circa 16 milioni di individui soffrono di disturbi legati all’ansia, circa 10 milioni soffrono di disturbi depressivi e circa 2 milioni sono classificati come schizofrenici. Anche il tasso del crimine è elevato: la popolazione dei reclusi nelle prigioni degli USA ammonta, ora, a più di un milione. Il tasso nazionale di omicidi negli Stati Uniti supera i 30.000 l’anno.
Se fosse vero che la prosperità economica, la comodità e un buon assortimento di invenzioni possono garantire la felicità, dovremmo tutti godere di incomparabili livelli di benessere. Tuttavia, come il film American Beauty ha efficacemente illustrato, questo è lungi dall’essere vero. Forse viviamo nell’agio, ma raramente siamo contenti, raramente soddisfatti e raramente, se mai, rilassati. È ampiamente dimostrato che esiste poca affinità tra ricchezza materiale e soddisfazione emozionale. Numerosi sondaggi hanno evidenziato che quando una nazione si sposta da uno stato in via di sviluppo a uno stato sviluppato può verificarsi un significativo aumento di benessere generale, se non altro all’inizio. Poi, inesorabilmente, la popolazione innalza il proprio livello di aspirazione, essendo costretta a tenere il passo con un tenore di vita sempre più alto. A questo proposito voglio citare Ronald Inglehart, un’autorità molto quotata: Continua....
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