Il dono della natura
Ho la fortuna di scrivere queste parole da una stanza che si affaccia sulle lunghe
colline blu di Dartmoor. Oggi, in modo insolito, il paesaggio è improvvisamente
imbiancato dalla neve e sui campi e sulle foreste si apre un cielo illuminato da una
striscia di nuvole colore crema e albicocca. Solitamente, nel tardo pomeriggio, il cielo
è animato da stormi di uccelli. Oggi invece, nella sua gelida immobilità, è silenzioso.
In questo paesaggio, dove ogni cosa appartiene a se stessa, interrompo la mia
scrittura ed esco dalla stanza. Cammino lentamente, provando sollievo, conforto e la
quiete mentale che non posso provare altrove.
Passeggiare in questo scenario, o in qualsiasi altra parte di natura incontaminata, è
soltanto uno dei modi per sperimentare la natura, perché esistono molti altri modi:
una pianta di geranio che sta per sbocciare, fiori effimeri in una sera estiva, la cima
lontana di un albero improvvisamente scossa dal vento, un bimbo che succhia al
seno della madre, un gatto che dorme avvoltolato. L’altro giorno, camminando sul
selciato di una strada cittadina, ho visto un bellissimo fiore di tarassaco color giallo
cromo che brillava al sole. In ogni luogo esiste ciò che noi chiamiamo natura, inclusa
la sensazione della lingua sul palato.
Il cosiddetto ‘ambiente’ non è qualcosa di separato. Noi siamo il mondo e il mondo è
noi. Ma è impossibile svegliarsi allo splendore della Natura, sentirsi pronti a
rispondere ai suoi poteri e alla sua sensualità, se la nostra vita è appesantita dalla
vuota abbondanza della cultura tecnologica e consumistica.
I frutti del gioco e della creatività
La creatività, che è un elemento integrale della vita semplice, è un nostro diritto dalla
nascita, intrinseca alla nostra natura e, secondo il biologo Brian Goodwin,13 una
necessità biologica innata legata all’evoluzione. L’immaginazione creativa appartiene
a tutti, a ogni uomo, donna e bambino, e non soltanto a pochi. La vediamo nei giochi
dei bimbi, nelle arti popolari europee e americane, nel genio decorativo dei popoli
tradizionali e vernacolari di tutto il mondo. Senza eccezione alcuna, le antiche e
rispettate competenze quotidiane erano sempre esteticamente piacevoli. Una simile
ricchezza immaginifica fiorì in tutta l’Europa e nelle Americhe e la loro musica
folcloristica, le fiabe, le trapunte ricamate, le pietre tombali intagliate con decoro e le
storie (come quelle dei Fratelli Grimm) continuano a intrattenerci e a riempirci di
meraviglia.
Le tossine dell’occidentalizzazione hanno pressoché distrutto queste tradizioni,
tuttavia l’espressione dell’immaginazione non deve essere considerata una
caratteristica del passato, né la prerogativa dei cosiddetti Artisti. Possiamo essere
creativi in ogni cosa che facciamo. L’estetica, come la lode, può avere inizio negli
aspetti più semplici e mondani della nostra vita quotidiana: la cura con la quale
creiamo un giardino, la preparazione di un pasto e la sua presentazione, l’accortezza
con la quale sistemiamo le stanze e i fiori, l’attenzione con la quale suoniamo e
ascoltiamo musica e la cura che mettiamo nelle nostre azioni più intime, come
sbucciare una mela, pulire un paio di scarpe, rifare il letto, incartare un regalo o
giocare a tennis. Cucinare, pulire, cucire, lavorare a maglia, rammendare, leggere le
fiabe della buona notte, scrivere lettere, allevare bambini: tutte queste cose possono
essere praticate con o senza immaginazione. E ovviamente esiste sempre la pratica
delle arti di musica, pittura, scultura, poesia, film, teatro e ceramica. L’arte di vivere
rimane sempre l’arte più importante e più ricca di sfide.
Per me, le Arti sono state una profonda ispirazione, oltre alla natura e alla gente
che, in modo ancora più importante, hanno formato la mia infanzia. Grazie alle Arti
ho imparato tanto sulla verità e la bellezza, l’incanto e l’immaginazione, il
ringraziamento e la trascendenza, l’equilibrio e il potere sciamanico. Le Arti hanno
dato vita a nuovi mondi: sono l’alimento stesso della mia umanità. Trovo difficile
concepire come sarebbe la vita in assenza di questo tesoro di rivelazioni.
È anche vero che è possibile condurre una vita frugale in assenza delle Arti. Ho
avuto occasione di visitare case di persone che conducevano una vita assai semplice
e che non possedevano libri di poesie o di racconti, né quadri, né creavano musica,
né andavano a teatro, al cinema o ai concerti. Ma è raro condurre una vita del genere
a scopo puramente imitativo. La maggioranza delle persone che ci provano hanno
sviluppato doti di sensibilità che le aiutano a vivere e a lavorare con amore e bellezza
e a usare, per quanto possibile, soltanto oggetti pieni di amore e ad amare gli oggetti
che usano. Vivere senza l’incanto di tale bellezza significa interpretare la frugalità e
la vita semplice in modo letterale e puritano.
Vivere semplicemente non vuol dire soltanto tagliare i costi esercitando un
atteggiamento utilitaristico. Vivere semplicemente è l’espressione pratica del famoso
detto di Ruskin: “Non vi è altra ricchezza che la vita”. Questa ricchezza abbraccia
ogni aspetto della bellezza e della riverenza come un mezzo per nutrire l’anima. Può
includere la saggezza pratica dei racconti di Jane Austen, il potente tributo di
Schubert alla musica, And die Musik, e le canzoni di Bob Dylan.
Il dono dell’allegria
È difficile scrivere di un’attività come il ridere, perché si crea implicitamente uno stato
di autocoscienza che congela la spontaneità. Una vita senza risate è come lo
champagne senza bollicine. La risata cambia le endorfine nel corpo e produce
rilassamento fisico ed emotivo. Inoltre, crea una gioia che contagia anche gli altri e
svela una nuova comprensione di ciò che stiamo facendo.
Non lasciatevi sfuggire la possibilità di ridere. Alleggerite il vostro cuore e
abbandonate i toni troppo seri. Ridere non costa nulla e può far sentire voi stessi e
gli altri rilassati, socievoli e di buon umore. Essere di buon umore ha più valore di
una stanza colma di oggetti costosi. “Più perdiamo il potere di vivere”, scrive Ivan
Illich, “maggiormente dipendiamo dai beni acquisiti”. Il potere di vivere in modo
esuberante è implicito in un tocco a cuor leggero che non prende nulla, per quanto
serio, troppo seriamente.
Avere cura dell’anima
Vivere nel presente, consapevoli della bellezza, percepire la sacralità delle cose
ordinarie, coltivare la creatività, onorare se stessi e il mondo naturale, sono tutti
aspetti di una delle responsabilità più belle della vita, uno degli aspetti più importanti
dell’arte di vivere: il nutrimento dell’anima. Il nutrimento dell’anima, come disse
Keats, è un elemento essenziale di una vita profondamente espressiva e piena di
significato.
Scoprirsi ad assorbire sonorità o visioni supremamente sublimi, come il canto in 40
motetti di Thomas Tallis, Spem in Alium, 14 o una delle incomparabili sonate di Bach,
una delle meravigliose nature morte di Cezanne o le prime primule della stagione, è
qualcosa che rincuora l’anima e offre un senso aggiunto di completezza. La loro
inestimabile bellezza, quasi una preghiera, è un alimento necessario, una condizione
necessaria per recuperare il significato dell’esistenza. Questa è l’esperienza naturale
della cultura tradizionale indiana, dove la visione del bello si esprime a livello di chi la
percepisce. Purtroppo, non è questo il caso dell’Occidente industrializzato dove la
bruttezza, l’incolore anonimità e il freddo disumano terrore del paesaggio urbano
moderno hanno sull’anima un impatto onnipresente e mortifero. Continua..
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