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Sono la natura
sono la terra. i miei occhi sono il cielo, le mie membra gli alberi. Sono la roccia, la profondità dell'acqua, non sono qui per dominare la Natura. Io stesso sono la Natura.
Indiani Hopi
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ONDE DI CRESCITA INTERIORE
La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma. Continua...
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UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua... |
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RICORDO DI IVAN ILLICH
di Giannozzo Pucci *
Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
Continua...
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LA VENDETTA DI GAIA
di James Lovelock
La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
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VERSO LA COSTITUENTE ECOLOGISTA
Se son rose, fioriranno.....Con la vittoria della mozione Il Coraggio di Osare e l'elezione di Angelo Bonelli a presidente del partito la Federazione dei Verdi inverte la rotta politica degli ultimi 15 anni, si toglie dal ruolo di partitino ulivista dell'1-2%, annulla il progetto di confluenza nella formazione Sinistra e Libertà di Vendola e si rimette in gioco a 360 gradi recuperando la vocazione trasversale (nè a destra nè a sinistra) invocata da Alexander Langer. La mozione vincente, pur contando inizialmente sulla minoranza langeriana del partito ha nel congresso di Fiuggi conquistato via via sempre più consensi tra i disorientati delegati che provenivano dalle più diverse province. Si può dire che è stato letteramente IL CORAGGIO DI OSARE che ha fatto da trampolino alla più profonda ridiscussione tra i verdi mai avvenuta negli ultini decenni. La mozione vincente indica espressamente come compito lo scioglimento del partito nelle sue forme organizzative e l'inizio di un processo in varie tappe di una COSTITUENTE ECOLOGISTA per riunire e federare tutte le anime ed i diversi movimenti dell'area ecologista.
Nel Congresso di Fiuggi è stata rivendicata una concezione dell'ecologia ben più allargata dell'abientalismo tradizionale e ben più vasta per portata ed implicazioni dei complessi culturali sia della sinistra che della destra, si guarda al tipo di aggregazione di Europe Ecologie promossa da Cohn Bendit in Francia che tanto successo ha avuto alle ultime europee e si è proposta una apertura reale a tutti i movimenti e le associazioni di base , vecche e nuove, attive sui temi dell'ecologismo, dei diritti civili e della giustizia sociale. Rivendicando insomma una centralità politica e culturale dell'ecologismo e assumendo l'impegno verso la formazione di una nuova forza maggioritaria nel paese.
Nelle sue prime dichiarazioni Angelo Bonelli ha espresso un apertura esplicita verso i movimenti di Beppe Grillo ed altri ed ha invitato gli ecologisti impegnati nel PD a prendere atto della realtà ed a partecipare al processo costituente dei nuovi ECOLOGISTI.
Forniamo qui di seguito un collage selezionato di vari interventi e riflessioni durante e dopo il congresso di Fiuggi 2009:
AGI) - Roma, 12 ott. - Angelo Bonelli e' il nuovo leader dei Verdi. Una svolta congressuale a sorpresa che ha premiato, di misura, la linea dell'excapogruppo alla Camera: ovvero, l'uscita immediata dal progetto di Sinistra e liberta': "Ora - spiega ad Affaritaliani.it - si parte con laCostituente ecologista: post-ideologica e aperta a tutti. Anche a Beppe Grillo. Contattero' Nichi Vendola e Claudio Fava per comunicar loro che iVerdi si ritirano dal progetto di Sl". Bonelli fa un invito all'unita', perche' anche i componenti della mozione uscita sconfitta a Fiuggi, quella guidata da Loredana De Petris diano illoro contributo alla Costituente ecologista: "La mia sara' una presidenza molto inclusiva, partecipata. Ma i dirigenti Verdi che si trovano in organismi dirigenti di altri partiti debbono fare una scelta e chiarire la propria posizione. Mi riferisco a coloro che si trovano in Sl: MicheleRagosta, Paolo Cento e Grazia Francescato".
L'obiettivo, secondo Bonelli, e' quello di "creare una formazione ecologista post-ideologica. La questione della centralita' ambientale, della tuteladella salute, anche la realizzazione di nuovi posti di lavoro, riguarda tutte le famiglie italiane. Vogliamo rompere i confini ideologici e creare unaforza ecologista che sia trasversale e parli a tutt. I Verdi sono una forza centrale nella societa' e nello schieramento politico. Ma non centrista. Radicale si', ma nei contenuti. Uno dei limiti dellasinistra che non vuole innovarsi e' non aver capito com'e' cambiata la societa'. Se in Italia i Verdi non hanno raggiunto i livelli degli altri paesi,come la Francia dove hanno raggiunto il 10%, e' perche' qui abbiamo parlato solo con una parte ideologizzata della societa'. Parleremo con la rete deimovimenti a difesa dell'ambiente, ma anche con il popolo dei 'grillini'. Bisogna uscire da questa frammentazione: l'unita' degli ecologisti e' un valore molto importante". 12 ottobre 09
QUALCOSA DI NUOVO E DI VERDE di Luciano Coluccia La mia prima tessera di partito la ho presa lo scorso anno. Quella del PD. Mi entusiasmava l'idea di un partito nuovo, profondamente democratico (con tutti gli annessi e connessi che questa parola significa). Pensavo anche di dare una mano.Per la delusione e il tradimento da parte di alcune persone di mia conoscenza; per la sopravvivenza di un certo apparato che pensavo si potesse archiviare; per i soliti noti che dicono le solite cose (il mondo è cambiato almeno tre volte negli ultimi 15 anni). Insomma per aver deluso e bruciato in fretta tutte le aspettative che un partito che si diceva nuovo proponeva ho lasciato perdere e sono rimasto a guardare. Ora, per chi non lo sa, politicamente diedi il mio primo voto a DP e poi ho sempre bazzicato gli ambienti del volontariato, del cattolicesimo dissidente e ho sempre navigato nel cosiddetto “arcipelago eco-pacifistaâ€. Insomma un verde da quasi subito. Poi la repentina deriva del partito dei Verdi e l'involuzione di loro leader mi hanno allontanato.
A chi mi chiedeva ho sempre detto che ero un verde in esilio. Ma sono successe alcune cose negli ultimi mesi (a dimostrazione che nella storia -grande o piccola che sia- le partite non si chiudono quasi mai) positive in qualche modo.
La prima: alle elezioni europee Europe Ecologie prende il 16.28% diretti concorrenti dei socialisti che sono sopra di poco: 16.48% (inciso: Daniel Cohn Bendit rimane la migliore eredità del '68 europeo). Europe Ecologie sono una novità politica (qui): inFrancia (è forse l'unica nota positiva di queste elezioni), in risposta alla crisi dei socialisti, ancora più grave dei democratici nostrani, è emerso un nuovo movimento che è riduttivo definire semplicemente verde ed ecologista.
Europe Ecologie ha parlato di tutto quello di cui avrebbe dovuto parlare una sinistra alternativa al Pd e non lo ha fatto, con la sola eccezione di alcuni settori di Sinistra e libertà. L'operazione è riuscita, e lo diciamo senza eccessivi entusiasmi, constatando semplicemente quanto è avvenuto: vedere la lista di Dany Cohn-Bendit prendere il 27% in tutta Parigi (appena due punti percentuali in meno del partito di Sarkozy) e diventare il primo partito in molti arrondissements fa un certo effetto. E' il segno di una rottura, non solo elettorale.
In Germania i verdi hanno preso il 10% circa (lasciamo perdere la Die Linke: residuo di testimonianza che deve a O. Lafontaine il bel risultato 12%) e anche qui la SPD registra una batosta (il 23%). Situazione simile in Gran Bretagna e altri piccoli segnali nel resto dell'Europa (qui trovate una utile analisi per quella tornata).
In Italia la cosa curiosa èstata che tra le persone cresce non solo la sensibilità , ma anche le pratiche ecologiste: che sono ben più impegnative delle semplici sottoscrizioni. Questo non corrisponde con i deludenti risultati elettorali fin qui raccolti dai Verdi. Non solo un problema di leader, ma di cultura politica. Che a mio modesto parere non si è¨ mai liberata fino in fondo di una certa eredità demoproletaria.
Prima della partenza per il Brasile ho ricevuto la segnalazione e l'invito a sostenere un appello: il coraggio di osare che guarda proprio al modello di Europe Ecologie. Io l'ho sottoscritto perchè appunto si propone di avviare una costituente tra tutti gli ecologisti, verdi compresi. Nelle settimane successive alcuni Verdi (Boato, Bettin, Bonelli) ne hanno fatto una mozione per il congresso dei Verdi che nel frattempo si erano divisi tra chi (Francescato, Paolo Cento) voleva continuare l'esperienza con Sinistra e Libertà(per carità : basta. Nonostante il buon Vendola) e chi voleva costruire un soggetto autonomo e indipendente.
La notizia è che -del tutto inaspettata- ha vinto la mozione per rifondare un nuovo soggetto ecologista: autonomo e indipendente. Gli altri, si capisce ci sono rimasti male. Intanto il nuovo portavoce dei Verdi è Bonelli, persona degna: a Ostia dove ha iniziato a militare nei Verdi si è sbattuto come pochi su tante questioni. Non rimane che iniziare e vista la mia passione politica e voglia non mi rimane che proseguire con l'nvito che sottoscrissi prima del Brasile. Sono per la costituente ecologista. Convinto che esso è differente dall'ambientalismo; che bisogna recuperare lo sguardo in avanti (oltre la destra e la sinistra); che bisogna guardare agli altri; che bisogna operare una riconversione ecologica e sociale e che per farlo occorre: superare il vecchio modello di partito per dare più spazio ad una politica di movimento, di partecipazione e di democrazia. Un grande movimento ecologista che sappia parlare a 360 gradi: una federazione di associazioni, movimenti e realtà della società civile, partendo dal contesto territoriale e locale, collegata all'esperienza verde europea.
Per una volta ha vinto -da qualche parte- il buon senso e già questa è una ottima notizia (visto che a sinistra da tempo questo scarseggia). E lasciamo Sinistra e Libertàal suo destino. Mi dispiace per Fava che è anche lui un'ottima persona, ma ho l'impressione che da quelle parti non si riesca a elaborare il lutto e venire a patti con la fine di una categoria che non regge più.
Lo stesso dicasi per le socialdemocrazie che sono decisamente in affanno ma che non lasciano intravvedere grandi intuizioni o novità(una poteva essere il PD con il suo carico di aspettativa, ma basta leggere i post precedenti).Infine chiudo. Contento e risolto: sarò della partita e quindi mi attrezzerò e attrezzerò la mia tribù per non sacrificarla a questo impegno. Luciano Coluccia ( [email protected] )
Dopo l'elezione di Bonelli a portavoce dei Verdi, l'Italia entra in Europa di Marco Giustini - Movimento a 5Stelle
Con Bonelli portavoce dei Verdi forse qualcosa cambierà nello stantio panorama politico italiano, che in futuro potrà assomigliare a quello europeo. Rifondazione Comunista sarà rafforzata e forse riuscirà a diventare la"Die Linke" italiana, sul modello tedesco, mentre il nuovo movimento ecologista che nascerà a gennaio 2010 dalle ceneri dei Verdi ha tutte le carte per diventare un progetto politico che somigli all' "EuropeEcologie" di Cohn-Bendit in Francia. Se Bonelli cambierà radicalmente la forma ed il ceto politico della nuova formazione politica ecologista, credo che vi siano anche lepremesse per una possibile futura convergenza su questo progetto delMovimento a cinque stelle di Beppe Grillo. Comunque, un grazie va a Bonelli per aver sbloccato la situazione politica italiana ed aver eliminato l'aborto di Sinistra & Libertà, che evidentemente nasceva come un partito di supporto del PD, funzionale solo a togliere voti a chi aveva deciso di fare sul serio la Sinistra, e cioè la nuova Rifondazione Comunista post-Bertinotti. Speriamo che i sostenitori di Sinistra & Libertà al più presto confluiscano nel PD, cosi da lasciare libero in Italia il campo per la formazione ed il rafforzamento di una nuova forza ecologista e di una nuova forza di sinistra di taglio europeo. Ognuna con un proprio ruolo ed un proprio elettorato definiti. Auguri a tutti noi.
Laura Cima sul congresso dei Verdi e sul documento del Gruppo delle Cinque Terre Il dibattito è aperto
All'Assemblea di Fiuggi ha prevalso l'orgoglio della propria storia e la speranza dei verdi e degli ecologisti di cambiare questo mondo ingiusto e violento a partire anche dall'Italia, dove la dirigenza sconfitta tentava di indurli ad una mutazione genetica con la confluenza in SeL, peraltro in modo del tutto gregario e subordinato. Ma la cultura che rappresentiamo è irriducibile a questi giochetti e gli applausi hanno segnato per tutto il pomeriggio l'orgoglio verde che riemergeva con sempre maggior convinzione. Il vero sconfitto dell'assemblea di ieri è Paolo Cento, che dai tempi del suo ingresso nei Verdi attraverso la lista Arcobaleno di Ronchi e Rutelli non ha mai rinunciato a portare avanti la cultura minoritaria in cui si è formato politicamente negli anni '70, anche se la sua esperienza di primo consigliere comunale verde insieme a Rosa Filippini a Roma avrebbe potuto liberarlo da questo retaggio.
Non voglio rivangare le responsabilità di Alfonso Pecoraro e dei membri dell'Esecutivo che hanno rischiato di condurre i Verdi all'estinzione ma, poichè¨ sembra strano che una femminista storica come me, prima capogruppo donna alla Camera di un Direttivo verde di sole donne e Coordinatrice da sempre delle donne verdi fino a che nei Verdi sono stata, appoggiasse la mozione 2 che ha 5 uomini come primi firmatari e un candidato portavoce come Bonelli e abbia contrastato, come ha potuto dall'esterno, il triumvirato femminile che pareva aver conquistato il potere nei Verdi, ora voglio fare alcune considerazioni su questi aspetti.
La presenza importante di leader femminili nei verdi italiani non ha saputo segnare la differenza come invece è successo in Europa, in Francia, nei Gruenen e negli altri partiti e gruppi verdi europei. Nonostante ciò la ex-capogruppo dei Verdi al Parlamento Europeo Monica Frassoni unica candidata a presidente del partito dei verdi europei, sorprendentemente in Italia, forse perchè da troppi anni lontana, anzichè dimostrare capacità di guida per un rilancio dei verdi e della loro autonomia li ha guidati dritti verso le secche di SeL e quindi anche a lei addebito pesanti responsabilità . Ancora una volta Grazia Francescato, nonostante i suoi trascorsi femministi, ha giocato per un anno il ruolo di copertura di un leader maschile come successe nella prima Chianciano per Pecoraro, quando tutti acclamammo pieni di speranza la sua elezione.
I sottoscrittori della mozione Cento-Francescato tirano in ballo il fantasma di Pecoraro, sostenendo erroneamente che il vero vincitore è lui, proprio perchè non riescono ad uscire dalla logica minoritaria che finora li ha contraddistinti, una logica di potere prima condiviso e poi conteso tra i due reali leader maschi che sono rimasti fermi formalmente l'uno a una cultura Sole che ride-ulivista che gli ha permesso di fare due volte il ministro e l'altro alla cultura arcobaleno-sinistra minoritaria rivendicativa, che non gli ha mai permesso di vincere realmente.Se ora il primo si affaccia all'Assemblea nessuno fuori da e tra gli ecologisti in Italia vuole più sentirlo nominare come leader.
La capacità di reale rigenerazione e rifondazione auspicata dal documento del Gruppo delle Cinque Terre, misto tra ecologisti esterni ai Verdi e i Verdi che hanno appena vinto il congresso, passa attraverso una riunificazione che metta in secondo piano i vecchi leader sconfitti dalla storia prima che dalle assemblee.
Il limite del documento delle Cinque Terre come quello della mozione Il coraggio di osare è che vi èuna totale mancanza del pensiero autonomo e della cultura delle donne che si riflette anche nel linguaggio non così innovativo come la prospettiva politica vorrebbe.
Sono certa che ci sono i presupposti per superare presto questi limite e capire che è nemico delle differenze e superato dalle moltitudini che stanno combattendo il pensiero unico del neoliberismo che come tale non può essere riproposto. (Laura Cima )
IL CONGRESSO E’ FINITO: SINISTRA E LIBERTA’ E’ UN CAPITOLO CHIUSO. ORA COSTRUIAMO LA COSTITUENTE ECOLOGISTA Marco Boato e Gianfranco Bettin
Il Congresso di Fiuggi, dopo un confronto aspro ma pienamente trasparente e comprensibile a tutti, anche dall’esterno (tramite il sito dei Verdi e il servizio prezioso di Radio radicale), si è concluso con la vittoria delle mozioni che prevedono il rifiuto della prospettiva di Sinistra e libertà e rilanciano con forza la necessità di un soggetto ecologista con una forte identità culturale e autonomia politica, finalizzato alla costruzione della Costituente ecologista da parte dei Verdi insieme a tutti gli altri ecologisti interessati.
Sulla base di questi chiarissimi obiettivi è stato eletto nuovo presidente dei Verdi italiani Angelo Bonelli, che queste posizioni ha con forza e coerenza sostenuto sia nell’intervento di presentazione della propria candidatura, sia, con grande fiducia ed entusiasmo, nell’intervento conclusivo del Congresso, dopo la sua elezione.
Bene ha fatto il nuovo presidente dei Verdi non solo a non operare ritorsioni (ha subito confermato la candidatura europea di Monica Frassoni, che pure aveva illustrato la mozione perdente Francescato-De Petris in contrapposizione a quella Bettin-Boato), ma anche ad invitare tutti i Verdi a prendere atto delle decisioni congressuali e a lavorare unitariamente nella direzione della Costituente ecologista. Putroppo la risposta immediata dei rappresentanti della mozione sconfitta è stata una conferenza stampa contemporanea per rilanciare, come se il Congresso non si fosse celebrato e concluso, il loro impegno in Sinistra e libertà e per annunciare addirittura la fondazione di una nuova associazione, da loro formata, per perseguire l’obiettivo sconfitto al Congresso.
Ora ci si lamenta che, anziché con provvedimenti disciplinari (di cui la maggioranza uscita era stata prodiga, con iscrizioni rifiutate, assemblee annullate, commissariamenti pretestuosi e così via), il presidente Bonelli insieme al nuovo Esecutivo abbia invitato tutti gli interessati ad essere coerenti con le decisioni congressuali. E’ il minimo che si possa richiedere a chi aveva dato vita al nuovo soggetto politico di Sinistra e libertà al di fuori di qualunque norma statutaria e di qualunque mandato congressuale, entrando addirittura a far parte del suo organismo dirigente. La Costituente ecologista che – insieme agli Stati generali dell’ecologia politica in Italia e, successivamente, anche all’ECO-EXPO – siamo impegnati a costruire comporta la ricerca e il coinvolgimento in questa coraggiosa impresa di tutti gli ecologisti italiani che siano disponibili ad impegnarsi unitariamente in questa direzione, auspicata sia dall’Appello agli ecologisti di fine luglio, sia dall’Appello all’Italia e agli ecologisti di Mario Tozzi e di altri autorevoli ambientalisti, sia dal Documento delle Cinque Terre, che unisce altri protagonisti dell’ambientalismo e dell’ecologismo politico.
Mentre la maggioranza uscente proclamava ai quattro venti di aver già vinto il Congresso (provocando qualche infortunio giornalistico), noi abbiamo avuto il coraggio di osare e di cambiare. Ma siamo solo ad un nuovo inizio. Con altrettanto coraggio continueremo sulla strada intrapresa, dopo aver scongiurato il suicidio programmato dei Verdi dentro a Sinistra e libertà. I diretti interessati ne hanno già preso atto. Ne prendano atto, serenamente e senza troppa ulteriore aggressività, coloro che sono usciti sconfitti dal Congresso. (Marco Boato - Gianfranco Bettin)
Intervento di Gianfranco Bettin Assemblea Nazionale dei Verdi Fiuggi (FR), 10 ottobre 2009
“Io condivido quasi tutto, direi ad occhio il 99% delle cose della mozione 1 (che non voterò), e sono anche convinto che molti (se non tutti quelli) che la voteranno, possono condividere quasi tutto, forse addirittura il 99% della mozione 2, magari anche della mozione 3, e in questa differenza tra l’1 ed il 99% c’é la nostra vittoria comune e la nostra sconfitta comune.
La vittoria comune sta nell’impianto di quel 99% che richiama i nostri grandi temi, i nostri valori, la nostra stessa storia (al di là delle valutazioni più contingenti) e che richiama le cose che abbiamo seminato in questa società italiana, che abbiamo cambiato a fondo nella sua cultura politica. Le due culture politiche che hanno cambiato più a fondo la cultura politica in Italia negli ultimi 20 anni, sono la cultura verde e la cultura radicale (vedo Marco Pannella qua).
Sul tema dell’ambiente, dell’ecologia, di che cosa conta davvero al mondo, di che cosa davvero in questo pianeta, e sul tema dei diritti civili, sul tema di che cosa è una democrazia nella sua essenza; queste due cose, che soffrono nell’Italia di oggi più di ogni altra, sono quelle che hanno cambiato a fondo la cultura politica, sono quelle che informano il 99% dei testi delle nostre mozioni. Qual’é la differenza? Qual’é quell’1%; guardate, esagero come diceva Totò, io condivido anche un pezzo di quell’1% che non condivido: “la stanchezza per come siamo”, per quello che siamo diventati in quesi anni, come partito, come forza politica organizzata; la voglia di lavorare con altri, la voglia d’incontrare altri e di trovare la forma per alleanze che contino e facciano contare ancora di più quelle idee; anche nella politica, non solo nella società, perché la politica avvelena la società ma può anche liberarla, ed è questo, è per questo che facciamo la fatica di stare nella politica, la fatica e a volte l’orrore di stare nella politica in questo Paese, oggi, ricattato per centomila ragioni, ma anche ricattato da sé stesso, pesato, gravato dalle proprie ignoranze, dalle proprie ipocrisie, dalla ferocia di cui parlava questa mattina Gianni Mattioli, ma anche dalla profonda ipocrisia.
Con la ferocia si annegano i migranti, con l’ipocrisia di affonda l’ambiente rendendo omaggio ad un verde, così, che serve a pagare la tassa dell’ipocrisia per continuare a violentare l’ambiente, il pieneta, il clima e tutto il resto. Condivido questa stanchezza, che c’é, credo che molti che voteranno la mozione 1 lo facciano perché pensano che andando in un’altra direzione, magari insieme, si possa avere più spazio e più peso. Io non credo che sia così, è questa la differenza.
Io non credo che in Sinistra e Libertà o Sinistra Ecologia e Libertà troveranno quello che cercano, perché lì non c’é una nuova centralità dell’ecologia, c’é una priorità (fra le altre, importanti) anche dell’ecologia, ma non c’é quella cosa nuova, l’ecologismo è un campo più grande della sinistra, così come il tema dei diritti, dei diritti civili è più grande della sinistra, non è l’ecologia, l’ecologismo che cerca una rigenerazione a sinistra, è il campo del’ecologia, il campo dei diritti civili che può rigenerare la sinistra.
Riccardo Mastrorillo prima ha citato Brecht, io non sono per niente d’accordo, non era quella l’alternativa: mettersi dalla parte del torto perché non c’era nessun’altra parte, quello serviva a Brecht per giustificare la sua adesione allo stalinismo, ma anche in quell’epoca dura c’era una terza posizione, c’era la radicalità della democrazia (la democrazia radicale), c’era l’anarchismo, c’era il libertarismo, c’era sempre un’altra scelta tra lo stalinismo (comunque riverniciato) e giù giù nella filiera della sinistra centralista, che ha negato il federalismo, che ha negato il bioregionalismo, che è un pezzo della negazione in nome del centralismo autoritario, c’é tutto questo nel fallimento della sinistra, e non c’é nulla di autocritica radicale dentro Sinistra e Libertà che autorizzi a farci capire che lì noi troveremo una risposta. Non è così, non c’é la riproposizione di una centralità che riscatta anche questi errori della sinistra, che non ha nessun diritto, che non ha nessuna legittimità per fare a noi le lezioni (nemmeno noi a loro). Mettiamo insieme gli errori, certamente, costruiamo alleanze, ma alleanze però, è diverso questo. [..] Spero che avremo un sussulto che sapremo rimettere in piedi questa forza e costruire le alleanze, anche con tanti compagni che stanno in Sinistra e Libertà e insieme per contribuire a cambiare a fondo questo Paese, perché solo insieme potremo cambiare questo paese ma con le idee chiare, chiare”.
Qualche parola da parte di un osservatore esterno al dibattito. di Gianni Sartorio
Più da elettore (o non elettore) che da ex cofondatore e militante, in tempi lontani, di una forza politica.Che comunque conserva un ricordo delle motivazioni che portarono a questa scelta.Allora, come ora, di fronte a un quadro politico deludente,cresce la tensione a costruire qualcosa di nuovo, a partire da pulsioni basilari quali la salvaguardia dell’ambiente e della pace, e la ricerca di responsabilità e moralità. E’ possibile ora, se queste sono le motivazioni, ricorrere a uno strumento già usato e in gran parte abusato? Se sì- e ne dubito- con alcune pregiudiziali forti, in totale controtendenza con quanto visto e sentito, appunto da semplice osservatore, attraverso i media e saltuari pettegolezzi. Con una presenza recentissima nelle cronache, che permane poco edificante, tra resoconti di risse verbali, e non solo, e la solita conflittualità esasperata alla ricerca del potere che rimane il retaggio basilare di una ventina d’anni di presenza verde in Italia.Con le evidenti ricadute negative in materia di consenso.
A richiesta posso formulare alcune valutazioni sicuramente modeste quantitativamente e qualitativamente. Ma tant’è. IL METODO Una partita da giocarsi su questi temi richiede prima di tutto un contesto di totale diversità rispetto a quanto esiste “sul mercato”.Tornando ad alcune pregiudiziale dei primordi. Chi si impegna in una battaglia politica verde lo può e deve fare solo a partire da un impegno totalmente atipico.Di cittadino “prestato” alla politica per rispondere a uno stato di emergenza, a un pianeta che implode, ricevendo ogni giorno insulti irrimediabili nei tempi dell’esistere e dell’agire umano.L’immagine che diffonde dev’essere di totale diversità. Lo so che un nuovo Alex Langer non è reperibile, ma proviamo a riprodurre almeno a dimensione ridotta quella tipologia di militante. Immaginiamoci, allora, un candidato verde che accetti il meccanismo della rotazione degli eletti . Che spenda cinque anni della sua vita in ’istituzione, disposto a passare solo venti mesi sui banchi del Consiglio e i restanti dietro le quinte, all’interno del gruppo consigliare. Che sia disponibile a non accumulare cariche elettive e di partito. O addirittura che accetti la prassi della non ricandidabilità dopo uno o due mandati. Che rifiuti come principio la presenza nei consigli di amministrazione delle municipalizzate o delle banche e che la accetti, quasi obtorto collo, solo ove sia inevitabile una presenza verde. Che riduca al minimo il ricorso al finanziamento pubblico. Che nei confronti delle altre forze politiche sviluppi un atteggiamento veramente non violento. Che ad esse, pur se determinato a difendere con il massimo rigore le proprie scelte, riservi una pregiudiziale di onestà intellettuale, e che ricerchi sempre, anche nelle opzioni che ritiene più lontane, elementi positivi prima di accantonarle o di combatterle. Che sia disposto, insomma, a mettere in discussione ogni suo assioma, anche il più radicato e cercare di comprendere le ragioni dell’altro. Che rifiuti ogni inserimento in schieramenti precostituiti –la sinistra soprattutto- e cerchi i propri obiettivi attraverso alleanze con ogni soggetto le cui caratteristiche politiche e morali lo permettano (le alleanze variegate che in questi giorni coinvolgono i Gruenen tedeschi nei vari laenders vanno in questa direzione) per portare a casa risultati. Che abbia l’umiltà e la perseveranza di ritornare sul territorio, nei quartieri, ad aprire sezioni o almeno punti d’ascolto. Ad aderire alle pieghe del sociale, come si diceva una volta.A farsi vedere in mezzo alla gente frustrata da mille piccole o grandi inadempienze del sistema, dalla panchina rotta al bullismo all’inefficienza dei trasporti, raccogliendone proteste e proposte e riportandole nei Consigli.
E una forza politica che riveda la scelta del partito come forma di aggregazione, e scelga metodologie più “leggere”, a geometria variabile, che tentino la difficile mediazione fra l’esistente sul territorio in campo ecologista, da affiancare, sentire, valorizzare, ma non necessariamente includere e i quadri dell’organizzazione, dotati comunque di ampi poteri discrezionali in accordo con il principio di sussidiarietà Queste indicazioni, ma riflettendoci con calma se ne potrebbero immaginare altre, avrebbero due ricadute positive. La prima d’immagine, perché chi vota non fatica a percepire segnali di forte diversità. La seconda di connotazione strutturale. Una forza politica con queste basi e questa tensione morale a mio parere non è probabilmente semplice da gestire, ma è aperta e creativa e, se rodata, infine funziona meglio.
IL MERITO Tra i vari temi… 1)La salvaguardia del territorio La politica verde si è dotata, negli ultimi lustri, di convinzioni infrangibili e indiscutibili, spesso difficili da separare da quelle della sinistra estrema post o ancora comunista. Soprattutto sul versante dell’opporsi al cambiamento, purchessia. E non parlo, ovviamente, del nucleare, ma di una miriadi di divieti alla costruzione di alcunché. Dal ponte al grattacielo al sotto o al sovrappasso, dal parcheggio all’autostrada alla base militare, al grattacielo agli OGM o alla alta velocità o all’albergo perché vi ha brevemente soggiornato un qualche personaggio politico e perché no, alle olimpiadi o allo stadio, o a qualsiasi cosa si muova all’orizzonte. Intendiamoci, su alcuni di questi temi sono giuste le perplessità, ma accreditarsi come il partito del no porta a una sostanziale svalutazione di ogni giusta battaglia per la conservazione dell’esistente. 2)La politica sull’immigrazione. Chi lavora con Caritas o con altre organizzazioni meritevoli per l’impegno alla difesa dei migranti, non può che esprimere la più sincera ammirazione per il loro attivismo a favore dei più deboli fra i deboli. E può comprendere un atteggiamento di completa tutela e di contrasto ad ogni ostacolo all’ingresso degli stranieri in Italia, peggio se presuppone misure di coercizione.Chi si vuole accreditare come forza di governo deve cercare però una via di inevitabile mediazione, tenendo inoltre in giusta considerazione gli impegni internazionali e comunitari del Paese. Ma, insieme, tanto per riequilibrare “a sinistra”, è tenuto a salvaguardare quei 4.000.000 (quattro milioni) di stranieri che vivono e in larga misura lavorano in Italia. Che mandano con profitto i figli a scuola. Che pagano 6.000.000.000 ( sei miliardi ) di tasse all’anno e altrettanti denari spediscono in patria come rimesse. Che in buona parte sono l’Italia di domani.Che rappresentanza vogliamo dare a questa gente? No taxation without represantation. Possibile che fra i 200.000 (duecentomila) italiani di origine straniera con diritto di voto e di eleggibilità non sia reperibile una pattuglia di amministratori? Possibile che vi sia una sola deputata di origine straniera (del PDL) ? E un solo sindaco di colore (della Lega)? Candidare stranieri ormai italiani e cittadini a tutto tondo non è un atto di generosità solidale. E’ un’ azione di pura intelligenza. L’inizio di un coinvolgimento, di un’accettazione, di un rispetto che tra l’altro può ostacolare la crescita di movimenti jihadisti. Se non erro il segretario dei gruenen tedeschi ha origini turche… 3)La politica estera: Assiomi: -gli Americani sono cattivi perché sono loro che fomentano tutte le guerre imperialiste. -gli Israeliani, se possibile, sono peggio, poiché opprimono i poveri Palestinesi ai quali hanno perfidamente sottratto le terre. -chiunque, anche con metodi poco onorevoli, come bombe nei mercati e assassinii di massa si opponga a queste forze del male è comunque meritevole di una acritica tutela :” se gli Americani stessero a casa loro tutto ciò non accadrebbe” - repressione di ogni dissidenza, violenze e discriminazioni contro le donne e gli omosessuali, pene di morte e torture che se solo immaginate nei Paesi del Male meriterebbero marce e digiuni, vengono, se non ignorate, almeno ricordate con distrazione se somministrate negli Stati antioccidentali. - Ogni impegno militare all’estero è immorale. Peggio ogni intervento bellico. Se a Sebrenica un 10.000 (diecimila) musulmani vengono giustiziati colpo alla nuca, se fioriscono a duecento chilometri dalla nostra costa i campi di concentramento di funesta memoria. - Se un governo di centro sinistra – di centrosinistra- decide di intervenire a fianco della NATO per mettere a tacere un satrapo assassino:apriti cielo. - Che se la cavino con le loro forze. - Noi antimilitaristi siamo contrari senza se e senza ma all’uso delle armi…. 4) Il servizio pubblico in Italia (orari degli uffici, postali, per esempio, orari e pulizia dei treni, organizzazione degli aeroporti e loro raggiungibilità, accessi al Servizio Sanitario e distribuzione delle strutture sul territorio ecc..) è commisurato a misura di prestatore d’opera e non di fruitore. Una malintesa idea di sinistra ha lasciato la politica del cambiamento ai governi di centrodestra, quasi sempre inefficienti quanto la concorrenza, se no, come Brunetta, “nemici del popolo”. Le vittime delle inefficienza sono sempre i poveri. Gli altri se la cavano. 5) La politica italiana Berlusconi è sicuramente un personaggio lontano anni luce da noi e dalle nostre esperienze. Raccoglie, ancora, per abilità politica e per sostanziale assenza di alternative, il consenso della maggioranza degli italiani. Vuoi batterlo, buttarlo fuori –o magari dentro-, metterlo in minoranza? O semplicemente cambiare il Paese.Non puoi, per mesi e mesi, limitare la tua opposizione alle accuse di essere un puttaniere. E’ un puttaniere. E allora? Raccogli invece proposte alternative, articolate, di governo. Sotto tortura non riuscirei a mettere insieme, dieci, che dico, cinque punti di programma alternativi elaborati dall’opposizione. In compenso sono a disposizione articolate relazioni sui conflitti e le rivalità fra i vari leaders del PD. E mentre un anno fa nel centrosinistra si rissava anche per i posti da sottosegretario nel governo ombra presto defunto.
E i Verdi? La pensano davvero così? Come minimo proporrei su questi temi momenti di riflessione collettivi aperti. Se si parla di Israele ottimo l’inevitabile militante dell’OLP, ma perché non un esperto di sionismo che racconti come dopo Hertzl e fino al 1946 gli ebrei hanno comprato e non rubato quelle terre? E uno storico che ricordi pacatamente che sono stati gli USA a sorreggere le democrazie contro gli Imperi Centrali durante la 1°guerra mondiale e a liberarci dalla peggiore tirannia della Storia durante il secondo conflitto e , con la loro presenza in Europa ad evitarci di cadere in bocca a Stalin e a garantirci più di sessanta anni di pace e democrazia. E così via sull’immigrazione e le grandi e piccole opere. Sul nucleare e sulla TAV, sugli stranieri e su Berlusca. Internet e i blogs e i social networks permettono fortunatamente ogni declinazione della comunicazione. Che se ne approfitti. Aprendo,in un’ottica veramente laica, l’accesso al dibattito anche a chi non la pensa proprio come voi. Sentite un qualche migliaio di persone, dopo aver messo loro a disposizione equilibrati elementi di dibattito. Poi ne riparlate…. (Torino 15 ottobre eco-ecoblog.spotcom )
VERDI, BONELLI: ORA NUOVO ULIVO, GUARDANDO A GRILLO Roma, 15 ott - "Se col centrodestra è improponibile immaginare qualcosa, col Pd è decisivo chiarirsi. Non esiste più l'idea dell'autosufficienza. E' l'ora di un nuovo Ulivo". Lo afferma il neo leader dei Verdi Angelo Bonelli in una intervista a Repubblica, nella quale chiede di lavorare per creare "un luogo in cui esiste una forza che raccolga tra gli altri gli ambientalisti del Pd, se decideranno di uscire da quel partito, insieme ai tanti (intellettuali, associazioni) che hanno bisogno di un nuovo riferimento. Sarà una forza essenziale la Costituente ecologista". Bonelli precisa che "per parte nostra punteremo a interloquire col mondo tumultuoso, disorientato ma vivo dei grillini. Far capire che l'ecologia è il fondale dove rispecchia la nostra anima" perché "dobbiamo ritornare a occupare una posizione centrale nel dibattito, non mischiarci tra le mille banderuole. Dovremo emulare gli ambientalisti francesi. Il risultato straordinario della loro ripresa elettorale è segno che le nostre battaglie sono dentro la società". Bonelli afferma che l'uscita del Parlamento ha giovato alla sua formazione: "Il Potere desertifica l'anima, a volte disumanizza. Abbiamo capito la lezione. Cambiamo passo e postura e anche modo di agire in politica. Quando serve coraggiosi, e sempre liberi come delfini in mare aperto".
L'ECOLOGISMO IN ITALIA MALGRADO I VERDI di Fiorello Cortiana
Con l'elezione di Bonelli a Presidente i Verdi hanno scelto di tornare a collocarsi in modo aperto "né a destra, né a sinistra" rivendicando la propria specificità e rifiutando il ruolo di componente ambientalista della sinistra nella sua versione post antagonista. Questa è stata la notizia degna di nota al di là degli spintoni e delle accuse di brogli del Congresso dei verdi Italiani. Non importa ora un'analisi dietrologica che spieghi come mai la maggioranza dei delegati firmatari dell'opzione per la confluenza in "Sinistra e Libertà" si sia liquefatta e travasata nel sostegno a Bonelli, così come non è importante costatare che Bonelli era il capogruppo alla Camera dei verdi nella stagione di Pecoraro e che fino a ieri lui e molti della sua mozione hanno sostenuto indirizzi e metodi dell'ex Ministro-Presidente e da tempo si muovono con l'ansia del ceto politico in ricollocazione.
Ciò che rende interessante la scelta dei Verdi italiani è la verifica di una effettiva volontà costituente, inclusiva e trasversale fuori da ogni pregiudizio politico. Questo ritorno sui propri passi avviene in un contesto molto diverso da quando il percorso degli ecologisti italiani sul piano della rappresentanza istituzionale ebbe inizio.
La prima Repubblica è finita, la seconda non si è mai realizzata e la terza è ben al di là da venire. Forse anche in questa constatazione stanno le ragioni che rendono infinita la transizione che da vent'anni non consente al nostro Paese di ridefinire non solo assetti istituzionali e costituzionali condivisi, ma anche nuove e credibili formazioni politiche in grado di rappresentare in modo compiuto la democrazia dell'alternanza e, per quanto riguarda gli ecologisti, di assumere in modo determinante una prospettiva incentrata sulla sostenibilità, l'equità sociale e la partecipazione civile.
Quando i verdi si proposero come offerta elettorale costituivano un indicatore biologico della crisi di forma e di contenuti dei partiti popolari, dell'arco costituzionale e non, essi seppero rappresentare non solo un variegato arcipelago di esperienze associative e dell'imprenditoria sociale ma ebbero un merito importante nel finire del secolo delle ideologie: mettere al centro della propria azione questioni concrete per trovare attraverso un confronto plurale dei possibili indirizzi, misurando proprio sull'efficacia e non sul rispetto di prescrizioni ideologiche la bontà delle scelte.
In questo contesto l'esperienza dei Verdi, determinante nel richiedere la necessità della svolta ecologista, declinata nell'azione locale partendo da una visione globale dei fenomeni ambientali, economici e sociali, ha segnato in modo originale una stagione politica nella quale industrialismo, crescita, contrapposizioni ideologiche figlie del '900 costituivano riferimenti e vincoli che sembravano ineludibili per la politica.
Per anni i Verdi, in Italia, sono cresciuti come federazione di liste locali, un arcipelago contrassegnato da grande capacità di mobilitazione e di aggregazione.
Un movimento spontaneo con grande capacità di critica e di proposta, una novità politica e culturale che sembrava poter dare nuove prospettive alla crisi delle ideologie che ha attraversato tutti i partiti italiani sul finire degli anni ottanta: la stagione delle Liste Verdi nei primi anni '80, il primo ingresso in Parlamento e nelle istituzioni locali, la sfida del Governo, a partire dalla metà degli anni '90, la stagione dei referendum, nucleare e caccia, in grado di mobilitare la società italiana. Tutto questo attraverso una forma-partito irrituale ed anarchica, ma al contempo vera e partecipata, con una continua elaborazione culturale sempre legata ad una prospettiva - nello spazio e nel tempo- che travalicava i confini e i riferimenti sociali fino ad allora definiti dalla politica : "la terra ci è data in prestito dai nostri figli".
Un'esperienza originale, come quella dei radicali, che ha cambiato la politica del nostro paese e segnato una diversità sostanziale nei modi e nei contenuti della politica stessa, e che per la fase storica immediatamente precedente alla caduta del muro ha rappresentato, anche elettoralmente, un riferimento per tutta la sinistra alternativa e laica.
Il primo grande scossone arriva con le elezioni europee del 1999 dove i Verdi scendono al minimo storico dell'1,8%, pagando il prezzo di essere diventati un partitino. Nonostante il tentativo di rilancio con la gestione Francescato, nel 2001 un altro risultato negativo nella lista del Girasole insieme allo Sdi, che inchioderà il partito al 2,2% dei voti. Con l'elezione di Pecoraro Scanio sembra possibile invertire la tendenza e qua e là i Verdi recuperano qualche decimale. Ma è un effetto temporaneo, che dura fino al 2004 con il 2,2 alle europee, per ripiombare al 2,056% alle politiche del 2006 e poco di più con la Sinistra Arcobaleno nel 2008.
In mezzo scelte avventate, come la candidatura di Pecoraro alle Primarie dell'Unione, in cui riesce a raccogliere il consenso dell'1,8% dei votanti, corrispondente all'1% dell'intero elettorato.
Ma perché un partito dalla grande valenza planetaria - quali i Verdi sono in tutto il mondo - sia per capacità di leggere i problemi che per dar loro risposta, sia per presenza in tantissimi Stati, che per la capacità di aggregarsi a livello planetario, in Italia sopravvive a stento e non riesce ad aumentare il suo consenso fino a sfiorare la scomparsa?
Il modello di esperienza politica che ha caratterizzato la nascita del "partito verde" non ha saputo, nonostante l'assoluta attualità dei presupposti e delle intuizioni culturali e politiche, trasformarsi in soggettività politica credibile ed in grado di rappresentare un riferimento per l'elettorato italiano: anzi, più drammatiche sono via via divenute le questioni sociali ed ambientali frutto delle contraddizioni di un modello di sviluppo insostenibile in ogni sua dimensione, meno i Verdi sono stati ritenuti credibili per sostenere il cambiamento. E nemmeno, in tal senso, sono stati capaci di continuare a rappresentare l'autonomia delle proprie idealità, se è vero - com'è vero - che nelle ultime tre competizioni politiche invece di tentare di rappresentare, senza indulgere in conformismo, quella parte trasversale del popolo dell'Ulivo '96 che richiedeva politica pulita, sicurezza, ambiente, laicità, solidarietà e giustizia, hanno partecipato a cartelli elettorali incomprensibili e soltanto strumentali a una limitata contingenza politica e alle strettoie della legge elettorale.
Di pari passo con la crisi di credibilità e di rappresentatività politica, abbiamo visto crescere la degenerazione nell'uso e nella gestione del potere. Già durante l'oceanica assemblea che aveva eletto presidente Grazia Francescato, i giochi di costruzione e scomposizione di cordate - vizio purtroppo atavico nei Verdi - avevano soffocato il bisogno di novità e di freschezza portato da migliaia di iscritti. La novità, allora, fu la rinuncia alla delega: "Una testa un voto", subito tradottosi nell'uso massiccio delle cosiddette "truppe cammellate" trasportate dai pullman. Qualcuno allora denunciò, inascoltato, questo costume. Quel metodo non è mai cambiato, tant'è che, negli anni, vi è stato un aumento esponenziale di iscritti a fronte di un calo vertiginoso di voti e di capacità di mobilitazione. Gli equilibri interni che si determinarono allora hanno segnato la natura del partito fini ad oggi, basati non sulla politica ma sulla volontà di "occupare" posti.
Il controllo del partito attraverso il controllo dei pacchetti degli iscritti, nominali e non reali, pronti solo al voto assembleare; la prassi sempre più diffusa del commissariamento di federazioni locali, sostituendo persone non controllabili con personaggi di fiducia della "dirigenza"; la centralizzazione nazionale di scelte riguardanti le rappresentanze locali; la modifica delle regole di vita interna attraverso decisioni dell'Esecutivo nazionale; la sovraesposizione mediatica del Presidente/Ministro Pecoraro, hanno impoverito il confronto interno, ridotto gli spazi di agibilità politica per le minoranze e fatto dei Verdi italiani un partititino plebiscitario, dove tutti - ma solo apparentemente, per convenienze e per timori - hanno condiviso la linea predominante.
Una situazione bloccata da un gruppo dirigente che controllava il partito, gli eletti e le realtà locali con personaggi sparsi sul territorio nazionale o dentro le Istituzioni.
In questo clima anche le realtà più vivaci dei Verdi, quelle che contavano su un forte consenso perché da sempre presenti e attive sul territorio, sono state mortificate o espropriate del loro ruolo e della loro identità. Molti, negli anni, hanno abbandonato il partito amareggiati e delusi, si sono perse forza e credibilità. Eppure ci sono "Buone Pratiche" che i verdi hanno saputo mettere in atto nelle esperienze amministrative ai vari livelli, esperienze poco note e scarsamente valorizzate e che avrebbero dovuto condividere e a replicare.
Purtroppo, anche a livello locale, ha preso corpo il carrierismo indifferente agli obiettivi politici dei Verdi che per anni avevano messo alla base dell'impegno politico la gratuità e il servizio.
L'autonomia dei gruppi locali - valore fondante dei Verdi italiani, che nascono come federazione di liste verdi locali - ed un effettivo federalismo, con effettiva sussidiarietà ai vari livelli di decisione, costituivano due capisaldi, nel tempo totalmente disattesi.
In molti paesi europei i Verdi crescono, giocano un ruolo fondamentale al governo o all'opposizione, in Germania, in Francia e in Austria ad esempio sanno essere punto di riferimento per i movimenti e per cittadini, proponendo concrete risposte ai grandi disastri che il pianeta subisce. Per i Verdi italiani che fine hanno fatto l'attaccamento alla consultazione e alla decisione democratica, la mania delle regole e di modelli di organizzazione orizzontale che richiama alla memoria ancora Alex Langer? Dove è finita la capacità di essere portatori di una cultura fattivamente ecologica e pacifista per la convivenza? I Verdi italiani da tempo non sono più "saltatori di muri"e "costruttori di ponti".
Per dare un futuro ai Verdi italiani, un punto di riferimento fondamentale è rappresentato dalle esperienze positive di governo dei Verdi europei che, non senza contraddizioni, sono riusciti a concretizzare, mantenendo una radicalità ecologista, una proposta politica verde che esprime una cultura europea autenticamente riformatrice, in grado di condizionare e di rendere concreta l'azione di governo. Anche le esperienze che li vedono all'oposizione, come Europe Ecologie in Francia, hanno costituito una straordinaria novità capace di interpretare, anche con notevoli risultati elettorali, le forme ed i contenuti di una partecipazione politica dopo le ideologie.
Anche grazie alla presenza dei verdi, l'Unione Europea è, a livello mondiale, la principale promotrice del rispetto degli impegni internazionali sulle più importanti tematiche ambientali e energetiche.
E' paradossale, ma un partito che dichiara di voler difendere i diritti di minoranze etniche, religiose e sessuali non riconosce nel proprio statuto la possibilità di creare correnti interne, negando un principio cardine di una effettiva rappresentanza democratica. Ciò ha impedito, di fatto, un vero dibattito interno e "con le buone e con le cattive" ha chiuso gli spazi per le candidature negli organismi del partito e nelle competizioni elettorali. In Germania, al contrario, quando la politica antagonista della maggioranza Fundis mise i verdi fuori dal Parlamento il partito passò la mano ai Realòs di Fischer che hanno portato i verdi al governo sopra il 10% e l'industria tedesca del fotovoltaico è diventata il riferimento per il mercato europeo. Occorre modificare le regole di vita del partito a favore del pluralismo delle idee e delle posizioni politiche.
Il ruolo marginale giocato dai Verdi in Italia è dipeso - anche - dalla scarsa capacità propositiva e dalla ancora più ridotta capacità di incidere in maniera significativa sulle politiche economiche e sui loro riflessi ambientali, sia ai diversi livelli di governo del territorio, sia a livello nazionale.
L'aggravarsi a livello planetario delle questioni ambientali, energetiche e della pace rende sempre più necessaria una nuova visione del mondo e dell'uomo fondata su nuovi modelli energetici, di comunicazione digitale e su nuovi stili di vita. Non a caso il programma di rilancio economico di Obama va in questo senso.
"Tirare il freno di emergenza", propone un "atterraggio morbido" per evitare la catastrofe di fronte ad una crescita economica che ci avvicina sempre più all'abisso, diventa desiderabile una vita fondata sulla qualità e non sulla quantità, sul meno ma meglio, su una felice sobrietà. L'ecologismo, mentre cerca di impedire l'irreparabile, propone nuovi modi di produrre, abitare, muoversi, vivere e, soprattutto promuove tutte quelle realtà sociali ed economiche che si collocano nell'orizzonte del cambiamento per l'innovazione qualitativa.
L'incapacità di comunicare - e, soprattutto, di praticare - l'idea che l'ecologismo deve essere lo sfondo, l'orizzonte, il principio ispiratore di qualsiasi azione politica, hanno relegato l'azione dei Verdi solo ad alcuni temi, pur importanti, quali la salvaguardia dei beni naturali e culturali, il risparmio energetico, l'inquinamento, ecc. A differenza di quanto avviene in altri Paesi europei, questo partito, in Italia, non è sempre stato capace di affermare la propria peculiarità politica e culturale su temi quali la sanità, il lavoro, l'immigrazione, l'assetto complessivo del territorio. Anche per questo i Verdi non sono riesciti a crescere in maniera significativa. E' necessario per il Paese e per gli ecologisti, comunque si rappresentino, sviluppare un programma ecologista di vasto respiro e di stampo riformista che offra agli elettori una reale alternativa politica, nella quale ogni scelta tenga ben presente le "ragioni dell'ambiente" e nel contempo dia risposta concreta alle problematiche sociali cui i cittadini devono far fronte ogni giorno. Un programma ecologista deve sostanziare un "Patto per lo sviluppo sostenibile" tra ecologisti, imprese, mondo del lavoro e delle associazioni.
Questa riflessione deve necessariamente relazionarsi all'azione e al dibattito che avvengono in sede di Unione e di Parlamento europei e alla campagna che Al Gore sta sviluppando con forza negli USA sul clima, sul dopo Kyoto in stretta relazione con la Presidenza Obama.
Per questo dobbiamo iniziare a preparare gli "Stati generali dell'ecologismo": è uno sforzo grande, che richiede un lavoro di preparazione aperto, inclusivo, trasversale con un unico criterio selettivo basato sulla competenza e sulla credibilità delle esperienze partecipanti, un progetto che si definisca attraverso approssimazioni successive.
La sensibilità intorno alla sostenibilità del nostro modello di vita, di consumo e di produzione, è enormemente diffusa e settori ampi delle imprese fanno del risparmio energetico, dell'efficienza energetica, dell'innovazione organizzativa, dei punti di forza per essere competitivi. Di più: sono sorte imprese legate alle tecnologie per le energie rinnovabili così come una filiera completa, fino ai supermercati, per i prodotti dell'agricoltura biologica.
Proprio ora che gli States di Obama rilanciano l'economia basandosi sulle rinnovabili e sull'innovazione e che i cittadini tedeschi riconfermano, a maggioranza, la volontà di non tornare al nucleare, proprio ora in Italia quella verde non è la metafora che interpreta la volontà di cambiamento nei consumi, nei costumi, nella produzione e nei servizi della Pubblica Amministrazione. Eppure oltre alle questioni ambientali non catalogabili nello schema destra/sinistra dello scorso secolo, come l'inquinamento atmosferico, il verde, il rapporto uomo-animali, la qualità dell'agricoltura, altre questioni legate ai cambiamenti tecnico-scientifici e alle dinamiche globali si sono presentate come inedite e non riducibili.
Pensiamo a come si presenta la dimensione del "fine vita" tra tecniche mediche che possono prefigurare accanimento terapeutico o la ricerca del prolungamento della vita fino ad una impossibile immortalità: al centro ci sono la dignità della persona e il suo essere parte di una rete sociale. Pensiamo a come le ondate migratorie hanno rimpicciolito il mondo e a come pongono la questione di una cittadinanza condivisa a un popolo che ha conosciuto la questione dello straniero solo con le guerre e le invasioni, fatti salvi i turisti..
Se fino allo scorso secolo la politica aveva una funzione ed una forma di relazione pedagogica ("divulgare la verità") oggi essa si deve disporre ad una funzione di ascolto e connessione.
Partire dall'ascolto della società, dalla sua partecipazione consapevole ed informata, partire dal fatto che chi partecipa a primarie e referendum non lo fa per logiche compensative non significa negare la necessità della produzione di una classe dirigente, di programmi fondamentali e programmi elettorali, di una strategia politica ed istituzionale. Significa costruire pratiche e modelli partecipati, a informazione condivisa, dove l'efficacia delle proposte messe in atto diventi merito, dove è il processo (e la sua qualità di partecipazione, inclusiva e competente) che definisce gli indirizzi e individua autorevolezze cui affidare ruoli di decisione rispetto agli indirizzi.
I verdi eravamo, in nuce, così ma non avrebbe senso ed effetto tenere la testa girata al passato e pensare a cosa avrebbero potuto essere: occorre fare tesoro degli errori del passato quali cause del presente.
La lezione appresa ci dice che al modello di partecipazione, di riflessione, di formazione, di elaborazione, di decisione, di rappresentanza politica occorre dedicare la stessa cura che nel tempo è stata dedicata all'energia o all'acqua, al traffico o ai parchi, alla qualità del vivere sociale o all'immigrazione, agli OGM o alla libertà di internet.
Alex Langer aveva proposto "solve et coagula" come modalità di azione: fuori da ogni ingenua demagogia occorre avere il coraggio di riprendere questo proposito proprio ora che non c'è più l'equivoco di una rendita di posizione elettorale speculativa da "ambientalisti del centrosinistra", vivendo l'approccio ecologista nel senso più ampio, da un welfare per la conoscenza ad una politica coerente per i diritti civili e una partecipazione informata e consapevole alla politica pubblica.
Davanti agli ecologisti ci sono due necessità:
la necessità di rilanciare l'azione degli ecologisti sul ruolo politico dell'Europa proporre e praticare in modo aperto e trasversale il modello a rete per la partecipazione politica, riprendere l'idea e la pratica dell'"arcipelago verde", dove le diverse esperienze tematiche e territoriali avevano autonomia e legittimazione, dove l'autorevolezza, la competenza e l'efficacia delle proposte e delle pratiche avevano peso piuttosto che le tessere, le corti di cortigiani e le cordate. Non c'è una sola fonte di verità e di rappresentanza, per quanta compulsività mediatica essa possa avere, laddove una molteplicità di esperienze, una rete di esperienze, connessa in modo funzionale, sia in campo e in azione.
Voglio portare un esempio che ritengo significativo: il 12° Festival Cinemambiente, appena concluso con grande partecipazione di pubblico a Torino, aveva in cartellone tre film relativi alla dimensione del "fine-vita", alla pervasività androide della tecnologia nella medicina e nei corpi, ai tentativi e alle ambizioni di protrarre "sine die" la durata della vita. Tre film che mettevano al centro la necessità di una comprensione e di un adeguamento del senso comune dell'agire collettivo. Bene: a latere delle proiezioni gli organizzatori mi hanno chiesto di organizzare e coordinare uno spazio di confronto. Io ho invitato gli Onorevoli Fabio Granata (PDL) ed Eugenio Mazzarella (PD) che hanno presentato una proposta di legge comune sulla indicazione da parte del paziente sulle modalità di trattamento nel fine vita, in relazione con i medici, con i familiari, nel pieno rispetto della sua dignità e fuori da ogni accanimento terapeutico ma consapevoli di una relazione sociale cui ognuno di noi appartiene. Insieme a loro si è confrontato un docente don Ermis Segatti. La sintonia è stata evidente e persino stonata rispetto alle collocazioni simboliche della geografia politico-parlamentare dimostrando l'efficacia della pratica di una ecologia delle differenze anche nella trattazione di una questione inedita e molto delicata.
Se malgrado sé stessi i Verdi italiani saranno costretti a fare di necessità virtù, sollecitati anche da appelli agli ecologisti come quello di Tozzi, Covatta e Roveda, se contribuiranno a promuovere e condividere un processo trasversale per definire gli indirizzi di uno sviluppo sostenibile del quale non sono gli unici certificatori, potranno ancora avere una funzione di lievito innovatore per la cultura politica e per la partecipazione civica in Italia dentro la ricostituzione del Patto Sociale
(Fiorello Cortiana.)
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