INTRODUZIONE
Acque profonde è un libro che parla di giornate in campagna, scandite dal tempo vero, quello delle stagioni, quello circolare, che non fugge ma passa e poi ritorna. Parla della bellezza della natura e della vita e del legame profondo che unisce tutti gli esseri viventi.
Ma è anche un libro che parla di sogni e premonizioni, di riti ancestrali e di conoscenze nascoste nelle viscere dell’anima.Nelle acque profonde.
Il luogo delle acque profonde è anche l’utero della terra, la porta comunicante tra due parti della vita intimamente legate: la ragione e l’istinto, la coscienza e l’inconscio, il rito e la prosaica vita quotidiana, il mito e l’attualità, la magia e la razionalità.
Questa porta comunicante è stata chiusa e sprangata dalla civiltà industriale, cancellando i riti, negando la sacralità della vita, la magia della natura. La civiltà del dominio ha rinnegato laMadre: la natura che ci genera, la terra che ci nutre fisicamente e spiritualmente; e, di conseguenza, ha rinnegato i fratelli, isolando l’essere umano, rendendolo fragile, solo, nevrotico. Impaurito e incattivito.
Se la natura è madre, tutti gli esseri viventi, animali e piante, sono fratelli e compagni di vita; se la natura è qualcosa da dominare, assoggettare, piegare e sezionare, allora tutti gli “altri” esseri viventi sono rivali o schiavi.
Ma nel libro di EtainAddey esseri umani, animali e piante cantano in coro; l’oscurità e la luce si tengono per mano. Entriamo nel pozzo profondo e da dentro le sue acque ombrose e quiete guardiamo il cielo e le fronde degli alberi. Stiamo coi piedi nelle sue acque e con lemani a raccogliere frutti dai rami o amungere pecore. Siamo di nuovo interi, siamo sogni e realtà, siamo ora e sempre.
Etain Addey racconta la bellezza sublime: “Le pecore vengono… con la lana bagnata di rugiada e cosparsa di fiori gialli e profumati…”, la bellezzamagica e sublime di ogni cosa vivente e anche dellamateria inerte, la bellezza che riesce a vedere solo chi sta “metà dentro e metà fuori” dalle acque; solo chi è anfibio nell’anima e tiene aperta la porta dei sogni e del sacro.
Perché sacra è la paglia della stalla, le mani che mungono, il latte che schizza per terra. E anche i cani inselvatichiti che uccidono pecore.Sacri sono l’ospitalità e gli incontri con gli altri umani, che si susseguono e scambiano storie, racconti e pensieri: ogni incontro lascia la sua traccia nell’anima e qualche volta anche nella terra di Pratale, come il muretto a secco fatto a regola d’arte e che tende un filo ideale tra le selvagge isole Shetland e le domestiche colline dell’Umbria.
Tutti gli incontri tessono la trama della vita, così come la tessono i sogni, i riti, il lavoro quotidiano, e questa trama è ben visibile nel libro: è forte e colorata, è piena di immagini e figure bellissime, disegnate con maestria e amore.
Acque profonde è un libro che conforta e fa espandere l’anima, immiserita dalle meschinità quotidiane della vita in una società aggressiva, competitiva e futile, confusa da una cultura fatta di menzogne e di omissioni. Ci ricorda qualcosa che sappiamo e che giace in quelle acque profonde: la grandezza e la bellezza immutabile della natura. Ci ricorda il nostro farne parte nella vita e nella morte, anche noi magici e materiali, sacri e profani come ogni cosa nell’universo e su questa terra.
Sonia Savioli, Le Selve, dicembre 2007
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