di Fabio Procopio
Pochi sanno che gli anni pionieristici della macrobiotica, quando Ohsawa in persona girava il mondo, furono contraddistinti da molte guarigioni straordinarie e da alcune morti ugualmente straordinarie dovute a una pratica indiscriminata
La maggior parte dei praticanti macrobiotici hanno approcciato questa disciplina negli anni del "pensiero unico" di Michio Kushi, la fase della macrobiotica commerciale e un po' avida, dei counsellor, delle deviazioni sempre più evidenti (ma questo vale per tutti gli allievi di Ohsawa, nessuno escluso) dall'impianto originario del fondatore, e soprattutto della perdita della parte più squisitamente spirituale a tutto vantaggio di un'ottica salutista molto pronunciata. Gli altri, più giovani, hanno conosciuto la macrobiotica da autori e divulgatori "post-kushiani", molti dei quali hanno a loro volta deviato dagli insegnamenti di Kushi, dando ad esempio sempre maggiore spazio alle verdure più o meno crude e sempre meno al cereale.
Pochi conoscono i primi anni della macrobiotica, quelli in cui Georges Ohsawa in persona girava il mondo per diffondere la sua lieta novella. Furono anni incredibili, nei quali copie del leggendario Zen Macrobiotics , bibbia e pietra miliare dello scandalo macrobiotico pubblicata nel 1961, giravano in ogni ambiente, con particolare successo tra gli hippies d’America.
Nel frattempo, nella stessa America e in Europa – soprattutto in Francia, dove Ohsawa aveva il suo quartier generale – le guarigioni erano senza numero. I campi estivi organizzati da G.O. presentavano regolarmente una quantità di guarigioni da malattie variamente “incurabili”, al punto che presero a essere definiti “campi dei miracoli”: il primo si tenne a Chelles, in Francia, nel 1957.
Di macrobiotica, della vera macrobiotica di Georges Ohsawa, in quegli anni straordinariamente si guariva e straordinariamente si moriva, anche, laddove la pratica alimentare era indiscriminata e inconsapevole della teoria. In quegli anni pioneristici della macrobiotica venuta dall’Oriente, ci furono alcuni casi di “adepti” morti in circostanze non del tutto chiarite, e tra questi il caso di Ann Beth fu il più noto.
In un magistrale, doloroso articolo sul New York Herald Tribune del 23 gennaio 1966 Robert Christgau, saggista e critico musicale, raccontò la sua versione “laica” della storia di Ann Beth Simon, una giovane donna morta… di macrobiotica.
E' difficile, oggi, comprendere il clima di quel mondo a parte che era la cultura hippie anglosassone, in cui l'eccesso e il rischio rappresentavano la norma, mossi dalla spinta di una necessità di evasione insuperabile. Si potrebbe parlare di una vera e propria assimilazione della macrobiotica nella cultura hippie, della quale la macrobiotica è stata pesantemente colorata e rielaborata. Continua...