Le api sono un fondamentale pilastro della vita su questo pianeta. Senza le api la natura è come un’automobile che perde una ruota: fa ancora qualche metro e poi, senza controllo, si schianta. E con essa si schianta anche il suo passeggero privilegiato, l’uomo, con tutte le sue idee, vecchie o nuove che siano. Le api sono responsabili dell’ 80% delle impollinazioni entomofile, ovvero quelle che per la fecondazione dei fiori necessitano dell’attività pratica di un insetto. Mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliege, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole... dipendono decisamente dalle api. Le morie di api che hanno coinvolto l’intero pianeta nel corso degli ultimi anni sono impressionanti e non risparmiano nessuna latitudine. In Germania, sulla base di sette anni, si registrano perdite medie annue del 25%. In Gran Bretagna dal 10 al 12%, ma con una netta impennata l’anno scorso. In Francia l’annus horribilis è stato il 2006, con perdite del 50%. Per quanto riguarda gli Stati Uniti si parla senza sofismi di collasso.
CCD è l’abbreviazione di Colony Collpase Disorder. In questo caso, alveari apparentemente sani popolati da decine di migliaia di api, si ritrovano spopolati e allo stremo nello spazio di brevissimo tempo. Diversamente da altre avversità, le api morte non si ritrovano dentro l’arnia, bensì fuori, nei campi. È come se avessero perso la via del ritorno e per questo motivo, lontano dalla regina e dal calore della propria colonia, muoiono. Inizialmente tale fenomeno è stato messo in relazione con l’inquinamento elettromagnetico generato tendenzialmente dalle antenne della telefonia mobile; invece, più di recente, una serie di sperimentazioni hanno messo in evidenza un chiaro legame tra questo fenomeno e una serie di insetticidi in uso dagli anni 80 e sempre più diffusi. Si chiamano neonicotinoidi. Continua...