In questo libro è raccolta e trascritta una serie di conversazioni tenute durante uno stage di alcuni giorni dove, con chiarezza e felicità di esposizione, Desjardins raccoglie e riannoda tra loro concetti sparsi delle varie tradizioni per definire e aiutare i discepoli a praticare lo yoga più importante, senza il quale non c’è Liberazione: lo Yoga del Cuore.

L'Autore offre in questo libro una spiegazione di tutti gli elementi dello yoga, e mostra come lo studente possa sviluppare una pratica che si adatti al suo stato di salute, età, professione, stile di vita.

Tutti gli aspetti filosofici affrontati nel libro sono direttamente collegati ad altrettanti aspetti concreti, alla pratica, cioè, delle posture e della respirazione, che sono le radici dell’albero dello yoga.

In questo libro, rigorosamente fondato sui testi sanscriti, nulla è concesso all’interpretazione fantasiosa o a quel dilettantismo che tuttora inquina così gran parte dei libri sullo yoga.

Grazie a una quarantennale esperienza di meditazione, affiancata dalla conoscenza della psicologia analitica junghiana, l’autore ci guida in un viaggio alla scoperta di sé, integrando gli insegnamenti tibetani sulla vita, il sogno e la morte con semplici ed efficaci esercizi pensati appositamente per gli occidentali.

Un evidente richiamo al genuino spirito del buddhismo, che lungi dall’essere una dottrina fredda e nichilista è un cammino che presuppone onestà e una profonda motivazione al bene, va percorso con coraggio e sensibilità e ha come meta la riconciliazione di ogni conflitto.

Wangyal, uno dei più grandi maestri bön viventi, traccia un percorso che parte dallo sciamanesimo tibetano bön, passa per la tradizione tantrica tibetana e approda al più alto insegnamento dello dzogchen seguendo il filo rosso dei cinque elementi e del ruolo che hanno in ognuna di queste tradizioni spirituali. Qui pratica e teoria vanno di pari passo e il lettore avrà accesso a meditazioni di guarigione e pratiche yoga specifiche di ciascun livello.

I metodi qui presentati hanno avuto origine più di 2500 anni fa in India, con Buddha Shakyamuni, e si sono poi sviluppati in varie regioni dell’Asia. Ci giungono tramandati fedelmente di generazione in generazione da individui che hanno abbattuto le mura che ci separano da ciò di cui facciamo esperienza e sono penetrati nel mistero dell’essere...

L'Autore descrive una semplice tecnica che mostra come sia possibile il vero rilassamento, una volta che abbiamo imparato a liberarci dal desiderio. La meditazione è la via dell’apertura, della prontezza e della chiarezza mentale.

Peter Barth illustra i profondi ‘insegnamenti della mente’ tibetani, e il connubio tra questo suo stile dal sapore antico e la chiarezza dell’insegnamento produce un risultato curioso, raro, paradossalmente moderno. La discussione culmina in un tema classico, dove la saggezza può provenire solo dalla consapevolezza della condizione umana, e ci spinge ad apprezzare ogni aspetto e fenomeno della nostra mente

Le pratiche spirituali dello Dzog-chen lavorano invece sul livello mentale per portare l’individuo allo stato primordiale, la fonte di tutte le manifestazioni, uno stato di pura coscienza nel quale si procede fino alla realizzazione totale, o dissoluzione nella luce.

Trungpa Rinpoche si occupa qui della trasmissione, dell’incarnazione e della manifestazione: non dell’allora, ma dell’adesso. Vuole trasmettere, vuole comunicare direttamente la saggezza. A questo scopo si serve dell’immagine di un ‘puntino’ di bontà che ci è sempre accessibile, di una miccia che accende nella nostra vita la virtù del guerriero. In ogni riga, in ogni pagina di questo libro singolare, Trungpa ci incita ad abbracciare la vita del guerriero e a scoprire il Grande Sole d’Oriente.

L’autrice, una monaca buddhista allieva di Sua Santità il Dalai Lama, presenta qui al lettore una serie di metodi efficaci per prevenire e domare la rabbia. La chiave non è cercare di cambiare la situazione, ma considerarla da un diverso punto di vista. Il libro è rivolto a tutti, perché a prescindere da educazione, razza, sesso o religione ognuno di noi può cadere vittima della rabbia.

Nessun compito è troppo umile per diventare un’occasione di pratica. Alzarsi al mattino, bere il tè, lavare i piatti, lavorare, sono azioni compiute ogni giorno in fretta, con superficialità, pensando sempre a ciò che faremo dopo. Ma l’importante è non lasciarsi invadere dal mondo ‘esterno’, non permettere agli altri di guidarci dicendoci cosa fare e pensare: dobbiamo ritrovare il coraggio di essere soli con noi stessi.