Judith Lief, insegnante buddhista discepola di Chögyam Trungpa, insegna in queste pagine alcuni semplici esercizi e meditazioni per esplorare il proprio rapporto con la morte e per aiutare i malati e i morenti con gentilezza amorevole, giacché saper morire vuol dire anche saper vivere con più compassione e meno paura.

Questo libro presenta una raccolta dei discorsi che teneva regolarmente al Khao Suan Luang, il centro di pratica sorto dal piccolo eremo in cui si era ritirata a meditare. Il suo insegnamento è diretto ed essenziale quanto intransigente: mantieni la mente pura stando lontano dagli inquinanti e mantienila vuota evitando le distrazioni.

Insegnare i nove yana vuol dire presentare un quadro completo del viaggio spirituale. Chögyam Trungpa, parlando direttamente a un pubblico contemporaneo, pone questi antichi insegnamenti nel contesto della vita quotidiana.

Nisargadatta, ottantatreenne e malato di cancro, non si perde in dettagli inessenziali, ma nello stile brusco, secco e provocatorio degli antichi maestri zen fornisce ai suoi studenti potenti antidoti contro l’assenza di consapevolezza.

Bayda si ispira ai versi recitati nel corso dei ritiri zen (Che la nostra vita sia come quella del loto / a proprio agio in acque torbide) per guidare i lettori all’essenza della pratica spirituale: la disponibilità ad aprirci a qualsiasi cosa la vita ci presenti. Questa è la chiave della saggezza, della compassione e della vita autentica che tutti desideriamo.

Iniziato nel 1961, più che un vero diario, è una testimonianza diretta della sua asciutta e vigorosa spiritualità.

Tra le diverse forme di Tara, distinguibili per colore, attributi e postura fisica, questo libro descrive la pratica della Tara verde, colei che elimina gli ostacoli e porta al successo. Come emanazione di beatitudine e vacuità, Tara ci ispira a prendere coscienza del nostro potenziale e a generare le sue qualità in noi stessi.

Attraverso la consapevolezza e l’attenzione riscopriamo il valore funzionale dei sensi, il desiderio come spinta alla crescita spirituale, la sincerità che deve muovere ogni nostra azione, e il rispetto per se stessi e per gli altri che è la base essenziale di ogni vera ricerca.

Thanavaro vuole risvegliare la consapevolezza dei molteplici aspetti della nostra esistenza affinché questa, come un arcobaleno, possa diventare il ponte che unisce il cielo alla terra. Salendo in perfetto equilibrio quel ponte fino al punto più alto potremo dare uno sguardo tutto attorno e finalmente vedere le cose illuminate da una visione superiore, così che la vita ci apparirà in realtà come un gioco nel sogno, un’illusione.

“Insegnare è imparare due volte: perché non si apprende soltanto nel silenzio della propria interiorità, ma anche nel momento in cui si comunica, si traduce in parole. Ho raccolto una serie di discorsi di questi ultimi cinque anni proprio per sentire e imparare dalle mie stesse parole, imparare e riflettere su quello che avevo detto agli altri”.

Con la trascrizione di discorsi, domande e risposte, istruzioni pratiche sulla meditazione seduta e camminata, Thanavaro riesce a risvegliare nel lettore che non abbia mai partecipato a un ritiro la percezione delle proprie necessità di ricerca spirituale, e in chi già ha avuto l’opportunità di vivere quell’esperienza, il ricordo vivificante del percorso già compiuto.

Tra gli argomenti trattati in questo libro: dal Mahayana allo Zen, dall’arte e dalla cultura giapponese ai “Detti di Rinzai” dallo Zen e il suo rapporto con la psicologia occidentale alla famosa conferenza tenuta alla Queen’s Hall sul tema del “Supremo Ideale Spirituale”.

Un’occasione unica di gettare uno sguardo d’insieme sul panorama dello Zen.

L’opera di Suzuki, il maggior rappresentante dello Zen contemporaneo, è unica nel suo genere e sostituisce all’insegnamento il fatto, l’esperienza intellettuale immediata.