Idee e Pratiche per una Vita Consapevole

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UN ALTRO MONDO POSSIBILE
Creando una nuova Consapevolezza 
UN ALTRO MONDO  POSSIBILE
I FIORI DEL DOMANI
Tutti i fiori di tutti i domani
sono i semi di oggi e di ieri.

Proverbio cinese
Ancora un sogno
... Sì, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto voglio concludere dicendo che ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere.
Se perdete la speranza, perdete anche quella vitalità che rende degna la vita, quel coraggio di essere voi stessi, quella forza che vi fa continuare nonostante tutto.
Ecco perché io ho ancora un sogno...
Continua...
Varsavia
<b>Varsavia </b>







Hanno ucciso il ragazzo di vent'anni
l'hanno ucciso per rabbia o per paura
perché aveva negli occhi quell'aria sincera
perché era una forza futura
sulla piazza ho visto tanti fiori
calpestati e dispersi con furore
da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Sull'altare c'è una madonna nera
ma è la mano del minatore bianco
che ha firmato cambiali alla fede di un mondo
sulla pelle di un popolo già stanco
Continua...

POTETE SOLO ESSERE LA RIVOLUZIONE
Ursula le Guin

Non abbiamo nulla se non la nostra libertà.
Non abbiamo nulla da darvi se non la vostra libertà.
Non abbiamo legge se non il singolo principio del mutuo appoggio tra individui.
Non abbiamo governo se non il singolo principio della libera associazione.
Non potete comprare la Rivoluzione.
Non potere fare la Rivoluzione.
Potete solo essere la Rivoluzione.
È nel vostro spirito, o non è in alcun luogo

da " The dispossessed" 1974
LA FINE DELLA VITA
é l'inizio della sopravvivenza

<b>LA FINE DELLA VITA<br> é l'inizio della sopravvivenza </b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
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I CREATIVI CULTURALI
<b>I CREATIVI CULTURALI</b>





L'altro modo di pensare
e vivere

Ervin Laszlo
Possiamo pensare in modi radicalmente nuovi circa i problemi che affrontiamo?
La storia ci dimostra che le persone possono pensare in modi molto differenti. C'erano, in Oriente e in Occidente, sia nel periodo classico, che nel Medio Evo ed anche nelle società moderne, concezioni molto diverse sulla società, sul mondo, sull'onore e sulla dignità. Ma ancora più straordinario è il fatto che anche persone moderne delle società contemporanee possano pensare in modi diversi. Questo è stato dimostrato da sondaggi di opinioni che hanno indagato su cosa i nostri contemporanei pensano di loro stessi, del mondo e di come vorrebbero vivere ed agire nel mondo.

Una recente indagine della popolazione americana ha dimostrato modi di pensare e di vivere molto differenti.
Questo è molto importante per il nostro comune futuro, poiché è molto più probabile che alcuni modi di pensare preparino il terreno per uno scenario positivo piuttosto che altri.
Questi sono stati i risultati principali:
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PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI
<b>PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI </b>





Alexander Langer


La domanda decisiva è: Come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile?
Lentius, Profundis, Suavius”, al posto di ”Citius, Altius, Fortius”

La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta.
La paura della della catastrofe, lo si è visto, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si può dire delle leggi e dei controllo; e la stessa analisi scientifica
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CITTADINO DEL MONDO
<b>CITTADINO DEL MONDO</b> Graffito a Monaco






Il tuo Cristo è ebreo
e la tua democrazia è greca.
La tua scrittura è latina
e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese
e il tuo caffè è brasiliano.
Il tuo orologio è svizzero
e il tuo walkman è coreano.
La tua pizza è italiana
e la tua camicia è hawaiana.
Le tue vacanze sono turche
tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo,
non rimproverare il tuo vicino
di essere…. Straniero.
Il viaggiatore leggero
<b>Il viaggiatore leggero </b> Adriano Sofri
Introduzione al libro di Alex Langer, ed. Sellerio 1996

Alexander Langer è nato a Sterzing (Vipiteno-Bolzano) nel 1946, ed è morto suicida a Firenze, nel luglio del 1995.
Benché abbia dedicato la sua vita intera, fin dall'adolescenza, a un impegno sociale e civile, e abbia attraversato per questa le tappe più significative della militanza politica, da quella di ispirazione cristiana a quella dell'estremismo giovanile, dall'ecologista e pacifista dell'europeismo e alla solidarietà fra il nord, il sud e l'est del mondo, e sempre alle ragioni della convivenza e del rispetto per la natura e la vita, e benché abbia ricoperto cariche elettive e istituzionali, da quelle locali al Parlamento europeo, è molto difficile parlarne come di un uomo politico. O almeno, è del tutto raro che nella politica corrente si trovi anche una piccola parte dell'ispirazione intellettuale e morale che ha guidato la fatica di Langer. La politica professata, anche quando non è semplicemente sciocca e corrotta, non ha il tempo di guardare lontano, e imprigiona i suoi praticanti nella ruotine e nell'autoconservazione. Uno sguardo che
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MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
di Beppe Grillo

Ma che pianeta mi hai fatto? Petrolio e carbone sono proibiti. Nei centri urbani non possono più circolare auto private. L'emissione di Co2 è punita con l'assistenza gratuita agli anziani. I tabaccai sono scomparsi, non fuma più nessuno. Non si trovano neppure le macchinette mangiasoldi nei bar. La più grande impresa del Paese produce biciclette. La plastica appartiene al passato, chi la usa di nascosto è denunciato all'Autorità per il Bene Comune e condannato ai lavori socialmente utili. Continua...
 categoria:

Oppressione emarginazione


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IL NUOVO APPELLO DEI GILET GIALLI
IL NUOVO APPELLO DEI GILET GIALLI
 Riunita dal 5 al 7 aprile 2019 a Saint-Nazaire, l’Assemblea delle Assemblee dei Gilets Jaunes ha approvato domenica 7 un appello finale. Ecco il testo
  
Riteniamo che sarà necessario uscire dal capitalismo
“Noi Gilets Jaunes, costituiti in assemblee locali, riuniti a Saint-Nazaire, il 5, 6 e 7 aprile 2019, ci rivolgiamo al popolo nel suo insieme. Dopo la prima assemblea di Commercy, circa 200 delegazioni presenti continuano la loro lotta contro l’estremismo liberista, per la libertà, l’uguaglianza e la fraternità.
Nonostante l’escalation repressiva del governo, l’accumulo di leggi che aggravano per tutti le condizioni di vita, che distruggono i diritti e le libertà, la mobilitazione mette radici per cambiare il sistema incarnato da Macron. Come unica risposta al movimento dei Gilets Jaunes e altri movimenti di lotta, il governo andato nel panico risponde con una deriva autoritaria. Per cinque mesi ovunque in Francia, nelle rotonde, nei parcheggi, nelle piazze, ai cancelli delle autostrade, nelle manifestazioni e nelle nostre assemblee, continuiamo a discutere e lottare contro tutte le forme di diseguaglianza e ingiustizia e per la solidarietà e la dignità.
Chiediamo l’aumento generale dei salari, delle pensioni e dei minimi sociali, così come servizi pubblici per tutti. La nostra solidarietà nella lotta va in particolare ai nove milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. Consapevoli dell’emergenza ambientale, affermiamo che la fine del mondo e la fine del mese derivano dalla stessa logica e richiedono una stessa lotta.
Di fronte alla buffonata dei grandi dibattiti, di fronte a un governo non rappresentativo al servizio di una minoranza privilegiata, stiamo creando nuove forme di democrazia diretta.
In termini concreti, riconosciamo che l’assemblea delle assemblee può ricevere delle proposte da parte delle assemblee locali e redigere linee guida come ha fatto la prima Assemblea delle Assemblee di Commercy. Questi orientamenti sono in seguito quindi sistematicamente sottoposti ai gruppi locali. L’Assemblea delle Assemblee riafferma la sua indipendenza nei confronti dei partiti politici, dei sindacati e non riconosce alcun leader autoproclamato.
Per tre giorni, in plenaria e per gruppi tematici, tutti noi abbiamo discusso ed elaborato proposte per definire le nostre richieste, le azioni, gli strumenti di comunicazione e di coordinamento. Siamo lavorando per durare e abbiamo deciso di organizzare una prossima Assemblea delle Assemblee a giugno. Per rafforzare a nostro favore i rapporti di forza, organizzare i cittadini nella battaglia contro questo sistema, l’Assemblea delle Assemblee chiede di intraprendere azioni il cui calendario sarà sarà prossimamente diffuso tramite una piattaforma digitale.
L’Assemblea delle Assemblee vi chiede di allargare la partecipazione alle assemblee sovrane dei cittadini e di rafforzarle, nonché di crearne delle nuove. Invitiamo tutti i Gilets Jaunes a diffondere quest’appello e le conclusioni dei lavori della nostra assemblea. I risultati del lavoro svolto in plenaria alimenteranno le azioni e le riflessioni delle assemblee.
Lanciamo diversi appelli, sulle elezioni europee, sulle assemblee popolari cittadine locali, contro la repressione e per l’annullamento delle sentenze per i detenuti ed i condannati del movimento. Ci sembra necessario impiegare le prossime tre settimane per mobilitare tutti i Gilets Jaunes e convincere chi ancora non lo è. Facciamo appello ad una settimana gialla d’azione a partire dal 1 ° maggio. Continua...
I GILET GIALLI NON SMETTONO DI LOTTARE
I GILET GIALLI NON SMETTONO DI LOTTARE


di Richard Greeman

Dopo cinque mesi di costante presenza nelle rotatorie, ai caselli autostradali e di pericolose marce del sabato, il grande movimento sociale auto-organizzato noto come i Gilet Gialli ha appena tenuto la sua seconda nazionale “Assemblea delle Assemblee”. Centinaia di gruppi attivisti autonomi dei Gilet Gialli di tutto la Francia hanno scelto ciascuno due delegati (una donna e un uomo) per riunirsi nella città portuale di St. Nazaire per un fine settimana di decisioni (5-7 aprile).
Dopo settimane di schermaglie con le autorità municipali, i Gilet Gialli locali sono riusciti a ospitare settecento delegati presso la “Casa del Popolo” di St. Nazaire e i tre giorni di assemblee generali e gruppi di lavoro si sono conclusi senza intoppi in un’atmosfera di buon sodalizio. Un cartello sulla parete proclamava: “Nessuno ha la soluzione, ma tutti ne hanno un pezzo”.
Il loro progetto: mobilitare la propria “intelligenza collettiva” per riorganizzare, prolungare e dare strategie alla loro lotta. Lo scopo: ottenere gli obiettivi immediati di salari e pensioni vivibili, ripristino delle provvidenze sociali e di servizi pubblici quali scuole, trasporti, uffici postali, ospedali, tassare i ricchi e bloccare la frode fiscale di pagare per preservare l’ambiente e, più ambizioso di tutti, nel processo reinventare la democrazia. La loro Dichiarazione termina con la frase “governo del popolo, da parte del popolo e per il popolo”. Spesso mi chiedo se sappiano chi l’ha coniata.
Gilet Gialli e Verdi uniti nella lotta Particolare attenzione è stata dedicata al tema dell’ambiente, riaffermando lo slogan popolare: “Fine della settimana. Fine del mondo. Stessa logica, stessa lotta” (fa rima in francese). L’Assemblea si è spinta più in là e ha fatto appello a “tutte le persone che desiderano por fine all’espropriazione dei viventi per assumere una posizione conflittuale contro il presente sistema al fine di creare, insieme, un nuovo movimento popolare, sociale, ecologico”.
Questo mostra una crescita dall’originale rivolta dei Gilet Gialli, iniziata come protesta contro un aumento delle imposte sul carburante Diesel nel nome della “difesa dell’ambiente”. (Meno noto è che solo il 17 per cento di quelle imposte era realmente destinato all’ambiente. In ogni caso Macron le ha revocate in un iniziale tentativo di pacificare il movimento). Da allora i Gilet Gialli hanno tentato di convergere con gruppi ambientalisti che molti Gilet Gialli poveri e della classe lavoratrice non possono evitare di considerare borghesi in bicicletta che vogliono apparire carini ma non sono disposti a lottare direttamente contro il sistema.
Così il loro appello all’unità è in parte anche una sfida al movimento ambientalista: “Unitevi a noi nella lotta per l’uguaglianza sociale e siate pronti a combattere l’intero sistema”. Brillante! Chi ha detto che un movimento autonomo non strutturato di persone comuni, non ben istruite, potesse venirsene fuori con strategie e tattiche? Gli psicologi spiegano che questo “sapere delle folle”emerge ogniqualvolta le persone sono in posizioni di parità e libere da costrizioni. Cresce attraverso l’esperienza. E la discussione. Un processo dialettico che determina il suo emergere. “Nessuno ha la soluzione, ma tutti ne hanno un pezzo”. Questa fu la base della democrazia diretta ad Atene, dalla quale i Gilet Gialli hanno anche mutuato l’idea di scegliere i rappresentanti mediante sorteggio. Continua...

COSA ANNUNCIANO I GILET GIALLI
COSA ANNUNCIANO I GILET GIALLI

di Mauro Bonaiuti

La rivolta dei gilet gialli: vigilia di una grande trasformazione?
A circa due mesi di distanza dall’inizio delle proteste che hanno sconvolto la Francia è ormai chiaro che siamo di fronte ad un fenomeno nuovo, inatteso, importante, una protesta che non si vedeva dalla fine degli anni Sessanta, e che potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase per la Francia e per l’Europa. Siamo in grado di interpretare i segni che la Francia, ma anche altre piazze di Europa stanno lanciando?(...)
Un primo aspetto è che questo movimento non viene dagli ambienti della “sinistra” che in passato ha sostenuto proteste antigovernative, e nemmeno dai movimenti “alternativi”. Come ha ben scritto o Nora Bensaadoune una giornalista che, come molti, ha lasciato Parigi per rifugiarsi a vivere in paesino tranquillo tra le Alpi e la Provenza, la prima impressione che avuto parlando con i manifestanti alle rotonde è stata quella di aver incontrato “gli altri”, quelli che, per capirci, non frequentano i luoghi tradizionali della politica, ma nemmeno le associazioni o i mercati contadini. Alcuni sono persino disposti a credere che il climate change sia un invenzione del governo per alzare le tasse sui carburanti. Si è anche notato che alcuni di loro non vedono di buon occhio i migranti: “In passato – dice un intervistato – qui abbiamo sempre accolto tutti, polacchi, italiani, portoghesi, algerini. Negli anni Settanta non c’erano problemi, ma ora non va giù che loro siano disponibili a lavorare per 1 Euro l’ora”, questo “ci rende tutti più poveri” .(...)
Se dunque la durezza delle condizioni materiali è la base su cui si alimenta ogni rivoluzione sociale, è chiaro che non è mai il solo livello del reddito il motore delle mobilitazioni. I processi di insorgenza rispondono a dinamiche più complesse. Un contributo fondamentale per comprendere le grandi trasformazioni delle società capitalistiche è indubbiamente quello offerto da Karl Polanyi. Leggere il fenomeno dei gilet gialli attraverso la griglia interpretativa polanyiana è molto stimolante, e ci consente di fare alcuni passi avanti nella comprensione del fenomeno. Per Polanyi il capitalismo è una grande utopia. L’estensione avvenuta a partire dalla metà del XIX secolo del mercato autoregolato a tutti gli aspetti della società: lavoro, moneta e natura, ha generato una progressiva distruzione del legame sociale, cioè di tutte quelle le forme di protezione che le società tradizionali offrivano ai propri membri. Per usare le sue stesse parole, l’economia avanza sulla desertificazione della società. Ma questa progressiva distruzione del legame sociale, produce una reazione: individui e famiglie si difendono in molti modi, chiedendo protezione, innanzitutto allo stato (varie forme di sicurezza sociale e di welfare) ma anche alle imprese (salari, migliori condizioni di lavoro, assicurazioni nei confronti delle malattie e degli infortuni, ecc.). Continua...

SOLO UN GIUSTO POPULISMO CI SALVERA'
SOLO UN GIUSTO POPULISMO CI SALVERA'

di Giacomo Russo Spena 

Un libro di Chantal Mouffe spiega come – nel momento in cui sta crollando il Sistema tecnocratico e postdemocratico – l’unico modo per contrastare l’avanzata delle destre xenofobe sia abbracciare le ragioni populistiche: una via, in antitesi sia ai liberali del centrosinistra che alla sinistra marginale e rivoluzionaria, che recuperi un “riformismo radicale” e la democratizzazione delle istituzioni. L’obiettivo è essere maggioranza nel Paese. Un manifesto politico che fa discutere e tocca i tabù novecenteschi e marxisti. 
Un pamphlet utile e che anima dibattito. Sicuramente non è un libro ideologico: all’utopia si preferisce il pragmatismo. E sicuramente è una lettura ostile per chi è nell’alveo della cosiddetta sinistra radicale o per chi utilizza pedissequamente le lenti marxiane per leggere la società d’oggi. Con il testo Per un populismo di sinistra (Laterza, pp. 120) Chantal Mouffe, docente all’Università di Westminster, enuncia il suo manifesto politico per la costruzione europea, e globale, di un’alternativa possibile. Alla studiosa non manca l’audacia di rompere alcuni tabù novecenteschi propri della tradizione classica. La tesi di fondo è che, nell’era populista che viviamo, la sinistra (o quel che rimane del progressismo) è obbligata a sposare il populismo se vuole ritornare in auge in termini di rappresentanza. 
Il populismo non sarebbe un’ideologia ma una mera strategia discorsiva di costruzione della frontiera tra il “popolo” e “l’oligarchia”. Un modo di fare politica: una tattica vincente. Non sposare il populismo di sinistra equivarrebbe ad essere esclusi dalla contesa e, quindi, relegati alla marginalità elettorale. Secondo l’autrice nei prossimi anni sarà possibile combattere le politiche xenofobe, promosse dal populismo di destra, solo attraverso la costruzione di un “popolo”, di una volontà collettiva che sia l’esito della mobilitazione degli effetti comuni in difesa dell’uguaglianza e della giustizia sociale. Mouffe – insieme ad Ernesto Laclau, filosofo argentino, postmarxista, e vate della “ragione populista” – rappresenta il volto più rinomato di questo pensiero. 
La sua teoria parte da un punto imprescindibile: il crollo del sistema liberaldemocratico. Dopo i gloriosi Trenta negli anni ‘80 sarebbe partita la controffensiva neoliberale di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, una controffensiva che ha portato al dominio di un pensiero unico e alla fine delle socialdemocrazie europee che, negli anni, hanno via via abbandonato le ragioni della sinistra - sposando spesso e volentieri le larghe intese - assumendo come proprio il paradigma della "terza via" di Tony Blair. Si è utilizzata la parola "riformismo" per sostenere guerre umanitarie, deregulation, restringimento del welfare state e precarizzazioni varie. Quella dei socialdemocratici è stata una mutazione genetica dovuta sia a errori soggettivi che alla insufficiente analisi e comprensione nel "mare in subbuglio di quel capitalismo in via di mutazione", per parafrasare lo storico Eric Hobsbawm. 
Ancora oggi il Pd – malgrado la batosta del 4 marzo – continua nel fare opposizione al governo gialloverde tifando lo spread, schierandosi per la Tav, le privatizzazioni o difendendo i passati provvedimenti di Minniti sull’immigrazione o il Jobs Act sul lavoro. Una strada che appare miope e sbagliata. Il centrosinistra – esaltando le magnifiche sorti e progressive della globalizzazione liberista e dell’Europa di Maastricht – ha finito così per schiantarsi. Continua...
EXTINTION REBELLION
EXTINTION REBELLION

di Andreco

Extinction Rebellion (XR) è il nome di un movimento nato recentemente in Inghilterra che parla del rischio dell’estinzione della specie umana a causa dei cambiamenti climatici. XR chiede ai governi di intervenire radicalmente per ridurre le emissioni inquinanti e i cambiamenti climatici. Solo nelle ultime settimane il movimento ha bloccato cinque ponti a Londra e l’entrata del Parlamento Inglese e Buckingham Palace. Le loro azioni stanno conquistando spazio sulle pagine del Guardian, NY Magazine, Times, BBC e molte altre testate internazionali. Il movimento pone tre questioni fondamentali:
1. Il governo deve dire la verità sul clima e sull’emergenza in atto, cambiare le politiche e le leggi attualmente inconsistenti e lavorare a fianco dei media per comunicare con la cittadinanza.
2. Il governo deve adottare politiche e misure legislative vincolanti per ridurre allo zero netto le emissioni di anidride carbonica entro il 2025 e ridurre i livelli di consumo.
3. Un’assemblea nazionale di cittadini supervisionerà i cambiamenti adottati e sarà parte integrante del percorso democratico adatto allo scopo la pratica è quella delle campagne politiche e mediatiche care ai movimenti anglosassoni, concentrate su pochi punti cristallini su cui creare il più largo consenso possibile. Sul sito del movimento alla domanda «chi siamo» rispondono «siamo te» e invitano ad aderire alla mobilitazione anche in maniera autonoma. Quello che chiedono è di condividere alcuni principi e valori di massima, in primo luogo una visione sul futuro, con l’idea di lasciare un mondo vivibile alle generazioni future. Lo scopo del movimento è quello di mobilizzare più persone possibili e creare una cultura «salutare», «resiliente» e «adattabile».
Per fare questo bisogna essere disposti a lasciare le «zone di confort» per mettersi in gioco, condividere e discutere, imparando da altri singoli e anche da altri movimenti, per arrivare a realizzare azioni sempre più efficaci. Intendono farlo in maniera decentralizzata, non gerarchica e non violenta. Come pratiche di azione, gli Extinction Rebellion (XR) adottano i blocchi stradali a «macchia di leopardo» sulle principali arterie delle città, con assembramenti pronti a essere costituiti, disfatti e ricostituiti in tempi brevi.
Inscenano Funerali al Futuro e azioni performative figlie delle pratiche situazioniste e dei movimenti di estrazione libertaria, ma ricontestualizzate al presente. Sempre più presente il ruolo dell’arte visiva nelle pratiche del movimento. Inoltre ritengono fondamentale l’arresto collettivo di numerosi attivisti, considerano il farsi arrestare e rinunciare temporaneamente alla libertà personale, un’azione di disobbedienza civile e un’opportunità per dare risonanza alle lotte.
Un’altra particolarità di questo movimento sono i rituali collettivi in omaggio alla natura: il movimento infatti è caratterizzato anche da una sorta di spiritualità, e una parte degli attivisti hanno un background anche in questi termini. Leggendo le interviste ad alcuni attivisti si evince che si vuole portare la lotta contro i cambiamenti climatici e l’estinzione della specie umana su un piano più morale che politico. Continua...
COSA CHIEDE IL MOVIMENTO DEI GILET GIALLI
COSA CHIEDE IL MOVIMENTO DEI GILET GIALLI

di Redazione FioriGialli

Pubblichiamo uno dei manifesti del Movimento dei Gilet Gialli, diffuso su internet nelle scorse settimane. Il Movimento dei Gilet Gialli è un movimento spontaneo che coinvolge parecchie centinaia di migliaia di persone ed al momento non si è ancora strutturato in rappresentanti e portavoce. Il Manifesto che qui riportiamo comunque può essere considerato comunque rappresentativo, almeno in parte del Movimento stesso. Dopo cinque settimane di manifestazioni in tutta la Francia, blocchi stradali, boicottaggio di Amazon, blocchi ai depositi di carburante e talvolta scontri con la polizia (sopratutto a Parigi) il governo francese ha fatto alcune concessioni, per la verità minime che danno la sensazione di una elemosina natalizia.
Nulla di nuovo in Francia dove già due secoli e mezzo prima la regina Maria Antonietta disse Se non hanno più pane, che mangino brioche» (S'ils n'ont plus de pain, qu'ils mangent de la brioche, frase riferita al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane. Dopo alcuni decenni di globalizzazione economica strati sempre più ampi della popolazione europea sono vittime di una progressiva marginalizzazione economica e sociale, operata dalla corruzione dei governi e dalla inconsistenza dei politici tradizionali e dalla predatorietà delle multinazionali alle quali è stata lasciata carta bianca.
Il Movimento dei Gilet Gialli testimonia di una diffusa volontà popolare alternativa che non sopporta più i poteri forti politici e mediatici, non si riconosce nelle formazioni politiche attuali e sembra quasi un Movimento 5 Stelle ante-litteram, anzi un qualcosa più simile ad una via di mezzo tra M5stelle e Forconi. Con tutta evidenza il problema non è solo italiano ma europeo ed anzi planetario e costituisce l'altra faccia del cambiamento climatico: il cambiamento sociale che precarizza e  affama miliardi di persone.
Questo è il programma dei Gilet Gialli: Visto che i politici fanno finta di non capire le rivendicazioni dei Gilets Jaunes, visto che le rivendicazioni di alcuni sono lungi dall’essere sufficienti per garantire un cambiamento vero e duraturo, segue una lista non esauriente ma che offre la garanzia di  risultati a lungo termine. Non siamo ingenui, i plutocrati al potere faranno di tutto per impedirlo, ma rimane vitale applicare almeno alcune di queste proposte. Continua...
I MIGRANTI E LA LUNGA NOTTE DELL'EUROPA
I MIGRANTI E LA LUNGA NOTTE DELL'EUROPA


di  Antonio Lettieri 

Chiudendosi in una fortezza, sotto l'egemonia della coppia franco-tedesca, l'Europa si autocondanna a una progressiva irrilevanza in un mondo nel quale le migrazioni sono un aspetto permanente della storia.  All'’apparenza la riunione del Consiglio europeo del 28-29 giugno si è conclusa sul punto delle migrazioni, che era il principale, con un nulla di fatto. In realtà, ha brutalmente rivelato il volto duro e ostile dell’Europa nei confronti del più grande dramma del nostro tempo. L’Italia si era battuta per far passare il principio che la questione delle migrazioni non riguarda solo l’Italia, ma L’Europa. “Chi attraversa il Mediterraneo, ha sostenuto Giuseppe Conte, intende entrare in Europa”.
Per far passare questo principio, che sembrerebbe ovvio, ha minacciato il veto dell’Italia sulle conclusioni del Consiglio. Poi il principio è entrato nella risoluzione finale affermando che gli Stati membri dell’UE avrebbero, su una base “volontaria”, aperto le loro porte ai migranti. La clausola della volontarietà era obbligata dal fatto che. come si sapeva in partenza, i paesi di Visegrad, sotto la guida dell’ungherese Orban, non avrebbero accettato l’obbligo di suddivisione dei flussi migratori. Germania e Francia avevano alla fine accettato il principio del coinvolgimento dell’UE che, nei fatti, superava la minaccia del veto italiano alla risoluzione finale – veto che avrebbe aperta una crisi esistenziale nel funzionamento dell’UE.
Il negoziato, per molti versi drammatico, si  era concluso dopo un lunga notte, all’alba del 29 giugno, con un voto unanime, quando, nelle ore immediatamente successive Macron, che aveva concordato col capo del governo italiano il documento finale, faceva sapere che la Francia non avrebbe accolto nessun migrante. E che sarebbe spettato ai paesi dove i migranti sbarcavano organizzare campi “chiusi”, in pratica campi di detenzione, adatti a impedirne il passaggio verso altri stati dell’Unione.  Continua...

ONG UMANITARIE: SOROS
E LA CRISI EUROPEA DEI RIFUGIATI

ONG UMANITARIE: SOROS <br>E LA CRISI EUROPEA DEI RIFUGIATI


di Maria Grazia Bruzzone

Nel panorama frastagliato delle Ong umanitarie che abbiamo delineato nei post precedenti, già emergeva il ruolo centrale del controverso magnate, finanziere e ‘filantropo’ americano di origini ungheresi George Soros, e della sterminata rete di Ong che fanno capo alla sua Open Society Foundations – OSF basata a New York, con le sue varie diramazioni che si estendono in 37 paesi.
Attiva dal 1983 come Soros Foundation in Ungheria e presto nell’Europa Centrale e Orientale per ‘aiutare a uscire dal comunismo e diffondere ideee anti-totalitarie e capitaliste’, diventa Open Society nel 1993 ma solo nel 2010 Open Society Foundations che raggruppa tutte le fondazioni nel frattempo sparse nel mondo, enorme rete a sostegno dei Democratici in patria e di una globalizzazione economica e politica, liberista, ‘imperiale’ e anti-Russa nel mondo - ben oltre la “ Open Society and its Enemies”, il libro di Karl Popper del 1945 dal quale si è ispirato il suo nome.
Negli Usa la vasta rete dell’OSF funziona da supporto al partito Democratico e alla sua politica. Nel resto del mondo, con l'appoggio del Dipartimento di Stato e di organismi bipartisan come NED-National Endowment for Democracy e USAID (braccio pubblico della CIA) ha un ruolo centrale nel supportare la politica estera americana, fino al sostegno di ‘rivoluzioni colorate’ e regime change. Clamoroso il caso dell’Ucraina
La sua estensione in Europa, l’Open Society Policy Institute di cui abbiamo parlato nel post n.2, programmaticamente si propone di “ influenzare e dare forma alle politiche dell’Unione Europea per assicurare che i valori della società aperta siano al cuore dell’azione dell’UE, sia all’interno che all’esterno dei suoi confini” . Aperta anche all’immigrazione, centrale negli obiettivi e nelle azioni dell’ OSF e delle sue Ong . Umanitarie, ma fino a un certo punto. Obiettivi umanitari, politici e economici si intrecciano.  Continua ...

LA SINISTRA RIDOTTA A PENSIERO UNICO DELLE ELITES
LA SINISTRA RIDOTTA  A PENSIERO UNICO DELLE ELITES

di Carlo Freccero

La sinistra è oggi in crisi e si chiede come potrebbe parlare ai nuovi populismi per ricondurli nei binari di una democrazia elitaria che assomiglia più ad un’oligarchia che ad una democrazia in senso proprio.Viceversa, anche quando dice di voler ascoltare il malessere di cui i populismi sono espressione, la sinistra si trincera nei luoghi comuni del politicamente corretto. Mentre, secondo me, basterebbe un’autoanalisi oggettiva per capire le cose da un’altra angolazione. La domanda è cos’è oggi la sinistra e cos’era una volta la sinistra? Perché c’è stato un così radicale cambiamento? So già la risposta. Ci sbagliavamo.
E se ci sbagliassimo adesso?In ogni caso riflettere su cosa sia stata la sinistra alle sue origini, contiene già la risposta al problema del populismo oggi.
Prima il populismo di destra non c’era perché molte delle istanze del populismo di oggi erano a sinistra. E la crescita dei diritti del popolo non era considerata reazionaria, ma progressista. La grande frattura a sinistra inizia con la cosiddetta terza via e la resa completa dai progressisti nei confronti del neoliberismo. Da allora siamo immersi nel pensiero unico tanto da aver perso la memoria di noi stessi.
Nel 1968 avevo vent’anni ed ero di sinistra. Cosa significava allora essere di sinistra? Credere nella lotta di classe e nella coscienza di classe. Nessuno pensava allora che nel popolo ci fosse qualcosa di sbagliato che le élites dovevano “raddrizzare” per il bene del popolo stesso. Era il popolo che, assumendo coscienza, poteva e doveva guidare la società. E questo concetto, prima che di sinistra, è democratico. Continua...

I VACCINI DELLA DISONESTA'
I VACCINI DELLA DISONESTA'


di Claudio Messora

C’era un tempo in cui qualcuno mandava affanculo tutti, per qualunque cosa. Era la rivoluzione. Mandava affanculo i corrotti, mandava affanculo i ladri. Mandava affanculo chi viveva attaccato alle poltrone, i giornalisti servi, i ministri, i banchieri senza scrupoli, mandava affanculo le case farmaceutiche e i loro business.

Oggi, proprio le case farmaceutiche e i loro business hanno messo a segno un colpaccio mica male. Con un decreto legge scritto dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, con il probabile aiuto dal consulente ministeriale Roberto Burioni,  il Governo ha emanato un decreto in base al quale i vaccini obbligatori passano da 4 (di cui uno conseguente a una tangente da 600 milioni pagata da GlaxoSmithKline al Ministro della Salute De Lorenzo, con sentenza confermata in cassazione), a 12. Dodici vaccini obbligatori. Non solo: impossibilità di frequentare le scuole da zero a sei anni per i non vaccinati, mentre per le scuole dell’obbligo pesanti sanzioni a carico dei genitori che non vaccinano, in tutto o in parte: fino a 7500 euro. E la segnalazione al Tribunale dei Minori per la sospensione della patria potestà.

Mica male eh? Dai, diciamocelo: un provvedimento che al confronto Mussolini era Gandhi. Ma non solo. Voi direte: cos’hai contro i vaccini? “Fanno bene, sono supersicuri“, dice Burioni. E poi sono necessari: tutte quelle malattie terribili come il morbillo. E se scoppia un’epidemia? Vacciniamoci tutti! Vacciniamoci contro qualunque cosa. Ma un vaccino contro l’idiozia esiste? Immagino di no: è controproducente.
La questione non è se i vaccini facciano bene o male, o – più probabilmente – bene e male contemporaneamente, perché come tutti i farmaci (ebbene sì, hanno dei bugiardini con delle controindicazioni, che vi fanno firmare, e voi firmate come se li capiste) si dovrebbero prendere quando servono, e non a tappeto. Continua...

DAYA BAI - SORELLA MISERICORDIA
DAYA BAI - SORELLA MISERICORDIA
di Roshni Sekhar

Conobbi Daya Bai una quindicina di anni fa, a Delhi. Ero nella redazione di una piccola casa editrice che all’epoca era diretta da mia sorella Rukmini, quando vidi entrare questa signora magra, dall’aspetto un po’ “consumato” dal tempo, non più giovanissima. Camminava male e riusciva a malapena a stare diritta per il mal di schiena che aveva. Ma i suoi occhi, il suo sguardo aperto, privo i timore, erano in aperto contrasto col suo aspetto fisico. Per quanto dolorante e malandata, ci voleva poco a capire con chi si aveva a che fare. Un’anima indomita, coraggiosa fino alla temerità, una persona che aveva messo in un cassetto il proprio io e aveva dedicato l’intera esistenza ai deboli, ai reietti, ai più deboli tra i deboli, quelli di cui tutti approfittano e che nessuno aiuta. 

Le chiedemmo perché fosse conciata così male e ci raccontò che un paio di giorni prima, nel villaggio dove vive, in un’area rurale del Madhya Pradesh, India centrale, degli uomini erano andati a casa sua a prelevarla con un camioncino aperto. L’avevano costretta a seguirli senza un motivo apparente e legittimo, solo per intimidirla. Dopo averla minacciata, l’avevano buttata giù dal camioncino in corsa. Continua...
UNA NUOVA AUTARCHIA
UNA NUOVA AUTARCHIA

Recensione del film L'Onda

Il film di Gansel dimostra che la società odierna è ben lontana dall'aver rigettato i dogmi fondativi della dittatura, ma che anzi è convinta a sottostarvi in modo facile e banale. E che negare la spinta dell'uomo verso la volontà di sopraffare altri uomini è profondamente sbagliato e ancor di più pericoloso, perchè ci rende incapaci di riconoscere il problema perfino se lo abbiamo sotto gli occhi. Tutto nasce da un esperimento condotto del 1967 in un liceo californiano: gli studenti americani, non capendo come abbiano potuto i tedeschi e gli italiani del primo dopoguerra farsi irretire dalle ideologie nazista e fascista, interrogano il loro professore sui motivi dell'ormai incomprensibile gesto. A poco valgono le spiegazioni del docente: cose come nazionalismo, manipolazione dei mezzi di informazione, bisogno di sicurezze a livello economico e sociale non sono considerate abbastanza convincenti per il manipolo di giovani, che si dicono assolutamente certi che nulla di vagamente riconducibile all'autarchia potrebbe mai ripresentarsi della civile società occidentale. Continua...
LA NUOVA FRONTIERA DEGLI SCHIAVISTI
LA NUOVA FRONTIERA DEGLI SCHIAVISTI

di Simone di Meo

Trattati come prostitute, in esposizione nello squallido scenario di Pianura vecchia, il quartiere a più alto indice di abusivismo edilizio d’Italia. Scelti come un tempo i proprietari terrieri sceglievano gli schiavi più robusti da impiegare nei campi di cotone dell’Alabama. I negrieri di oggi non ne controllano la dentatura, forse, ma osservano con cura la corporatura, la forza delle spalle e delle braccia.Sono gli immigrati clandestini destinati ai lavori forzati nei cantieri fuorilegge, a impastare cemento, ad alzare muri di mattoni, a morire – magari – nel silenzio e nell’indifferenza generale perché precipitati da una impalcatura, e abbandonati in strada, come carogne agonizzanti. Sono gli immigrati clandestini destinati a lavorare per un padrone che non ha faccia, perché nascosto nel cono d’ombra che protegge il sottobosco imprenditoriale locale, che fa affari con la camorra e con il peggio del peggio della politica napoletana. Continua...
LA STRADA PER HARSUD
LA STRADA PER HARSUD

di Arundhati Roy

L'antica città indiana si è arresa: migliaia di persone la stanno smontando un pezzo alla volta. Consegnandola alle acque del fiume Narmada. I villaggi muoiono di notte. Le città muoiono di giorno, lanciando urla stridule. Dall'indipendenza, le grandi dighe hanno provocato in India lo sfollamento di oltre 35 milioni di persone. Cosa c'è nel nostro concetto di identità nazionale che permette ai governi di schiacciare la gente così impunemente? Cosa c'è nel nostro concetto di "progresso" e di "interesse nazionale" che consente (o addirittura sollecita) la violazione dei diritti umani su una scala così gigantesca da investire il tessuto della vita quotidiana e la rende virtualmente invisibile? Ma ogni tanto succede qualcosa, e l'invisibile diventa visibile, l'incomprensibile comprensibile. Harsud è quel qualcosa. È letteratura. Teatro. Storia. Harsud è una città del Madhya Pradesh, antica di settecento anni e destinata a essere sommersa dal bacino della diga Narmada Sagar. Continua...
GIUSTIZIA, STATO E ORDINE PUBBLICO
GIUSTIZIA, STATO E ORDINE PUBBLICO

di Angelo Miotto

Tre notizie in un giorno, protagoniste le forze di polizia. Si tratta di una casualità. Eppure, nel giro di poche ore, tre notizie hanno fatto capolino sui quotidiani italiani: hanno come protagonista le forze di polizia e per oggetto la repressione, le botte la degradazione dei manifestanti, fino all'omicidio. La prima notizia: piazza del Municipio, 17 marzo 2001, Napoli. Quel giorno andò in scena la grande prova generale dell'ignobile spettacolo fornito dalle forze di polizia a Genova pochi mesi più tardin nel cuore del G8. Le violenze, in una piazza scientificamente chiusa, senza via di uscita, passaggi interrotti financo alle autoambulanze che accorrevano numerose, ebbe il suo epilogo disgustoso nella caserma Raniero. Continua...
MIRACOLI A MILANO
MIRACOLI A MILANO

di Stefano Fusi

Miracoli a Milano: per l’expò, le più ardite previsioni, le più fantastiche realizzazioni sono state messe in piedi per dimostrare che quella che era la metropoli più inquinata del mondo (per colpa non sua ma del clima) poteva diventare la più attenta all’ambiente e alla solidarietà. Com’è ormai lontano quel fatidico 2008 in cui sembravano dominare le critiche degli inguaribili scettici. Con l’aiuto degli sponsor privati e con il migliore utilizzo di tutte le straordinarie professionalità presenti nella nostra metropoli, quelle pubbliche come le private, ce l’abbiamo fatta. I risultati? Eccoli.
Per strada, le auto rallentano quando i pedoni stanno per attraversare sulle strisce pedonali, si fermano, chiedono ai vecchi se hanno bisogno di aiuto e accompagnano i bambini a scuola. Ovviamente solo le poche auto autorizzate, che devono andare al massimo a trenta all’ora: quelle elettriche e ad aria compressa al profumo di lavanda, le altre (gelsomino, garofano, margherita) non sono più autorizzate, per salvaguardare l’ambiente. Stabilite anche le misure massime di lunghezza e altezza dei veicoli privati a quattro ruote: non più di un metro e mezzo x 1 in altezza, per non intasare i parcheggi e non impedire la vista delle vetrine dal marciapiede opposto, con grande soddisfazione della lobby dei commercianti. Definito anche l’orario di carico e scarico delle merci nella ztl che va da Molino Dorino a Rogoredo: dalle 14,30 alle 16 dal lunedì al venerdì, con deroghe solo per la consegna urgente di pacemaker e dvd educativi. L’iniziativa è stata presa dall’assessore alla Vivibilità Gho Na Mingh, grazie a un patto fra l’ex maggioranza e i principali esponenti dell’ex opposizione, che ora collaborano in gioia e letizia al governo della città, con i loro principali rappresentanti: Ok DeCorral e Sheriff MacPenn....Continua...
IO SO
IO SO di Beppe Grillo

Io so.
Io so che la criminalità organizzata e la massoneria comandano in Calabria e anche a Roma.
Io so che Luigi De Magistris è stato rimosso dai suoi incarichi a Catanzaro ed espropriato delle sue inchieste per impedire che scoppiasse una nuova Tangentopoli.
Io so che nove miliardi di euro di fondi europei, di cui i cittadini non hanno alcun controllo, finanziano ogni anni le mafie, i partiti e sono all’origine del voto di scambio nel Sud. Io so che i padri di questa Repubblica, la seconda Repubblica, sono i mandanti morali dell’omicidio di Paolo Borsellino. Io so che in Parlamento siedono mafiosi, amici di mafiosi, servitori di mafiosi, protettori di mafiosi e lo sanno molte Procure d’Italia, molti giornalisti e anche molti italiani, ma non abbastanza.
Continua...
INDIA, UNA NAZIONE SENZA DONNE
INDIA, UNA NAZIONE SENZA DONNE

di Ranjit Devraj

Il premio Nobel per l'economia Amartya Sen e altri osservatori parlano di almeno 35 milioni di ragazze 'scomparse' in India negli ultimi dieci anni. La causa sembra essere l'incontro fra antichi valori patriarcali e le moderne tecnologie che svelano il sesso del nascituro, in base al quale si pratica l'aborto sessualmente selettivo.
Ogni giorno, i quotidiani indiani propongono storie di donne stuprate impunemente dai familiari del marito.
A gennaio, una ragazza che con coraggio non ha accordato una dote più alta di quella stabilita, sembra sia stata aggredita dal marito e dal suocero, un chirurgo ortopedico, che le hanno staccato a morsi un dito e parte del volto. Continua...

ANTAGONISMO E RIVOLUZIONE
ANTAGONISMO E RIVOLUZIONE

da Preludio alla Società dell'Utopia

Si sta forse realizzando il sogno di quei pensatori del Settecento che immaginavano un modello di capitalismo libero e aperto. Libero, in quanto tende a eliminare tutti gli ostacoli all'acquisto della proprietà. Aperto, perché chiunque esprima un'alta produttività ha accesso ai vertici della piramide sociale. In ogni caso, l'architettura mobile dell'attuale società, modificando continuamente la posizione produttiva, ha fatto perdere stabilità anche alla configurazione della classe operaia.
Non sono questi, tuttavia, i soli motivi per cui è entrato in crisi il modello marxista di classe rivoluzionaria. In realtà, anche se nessuno si è mai sognato di affermare che la classe operaia è rivoluzionaria a prescindere dall'opzione politica, di solito questa considerazione è stata lasciata scorrere come acqua sul marmo. Nessuna classe subalterna, del resto, nasce rivoluzionaria. La classe operaia, infatti, prima ancora di avere un ruolo antagonista nei confronti di chi la sfrutta, è conforme all'utilità della classe che l'ha partorita. È perciò tutta interna a questa 'utilità' la sua 'prima natura politica', che la connota come soggetto sociale privo di autonomia logica e ideologica. All'ambiguità strutturale del proletariato il marxismo ha cercato di sopperire sostenendo che "le posizioni teoriche del comunismo non poggiano sopra delle idee o princìpi inventati o scoperti da una nuova teoria, ma sono l'espressione generale dei rapporti effettivi di una lotta di classe già esistente". Ma come può la madre-storia generare le "posizioni teoriche del comunismo", se è gravida di contraddizioni e se non ha mai conosciuto la dimensione di equilibrio richiesta dall'Utopia?
E non è tutto. Se l'atto di nascita dell'uomo è nella storia di classe, lo "sviluppo delle condizioni storiche oggettive" innesca, sì, un processo evolutivo ma tutto interno alla società di classe. Lo sbocco naturale di questa storia non può essere perciò che 'l'utopia liberale'. La nuova classe rivoluzionaria non deriverà quindi da un 'soggetto storico', proprio perché storicamente non c'è stata rottura bensì continuità, e neanche da un soggetto economico, poiché il vero 'soggetto' del capitalismo è l'imprenditore. Le altre classi, difatti, non sono che 'oggetti al suo servizio'.  Non basta tuttavia creare una nuova 'posizione teorica' perché sia possibile una nuova storia. Senza le condizioni 'determinanti' legate all'esplodere delle contraddizioni, il meccanismo messo in moto dalla Teoria Utopica non consente, da solo, il salto nella nuova Era. Continua...
IL SAPORE DELLE BOTTE
IL SAPORE DELLE BOTTE

di David Donnini

David Donnini è noto su Internet sia per il suo impegno pacifista - con il sito "Lanostraterra" - sia per polemiche riguardanti la veridicità della Bibbia. All'inizio di novembre del 2001, ha deciso di compiere un curioso esperimento, indossando una keffiyah e mettendo una piccola bandiera palestinese sull'ombrello e partendo per una passeggiata nel centro di Firenze. I risultati non si sono fatti attendere...
Caro amico, questa volta ho assaggiato il sapore delle botte vere: dei calci, dei pugni, e persino delle ... cinghiate. Proprio così. Ma andiamo per ordine. Oggi, lunedì 5 novembre 2001, mi sono chiesto che genere di reazione avrebbe provocato nei passanti il fatto di veder girellare per il centro di Firenze un individuo col kefia in testa (si scriverà così?), il panno che solitamente indossa Arafat, e con una bandierina palestinese applicata al manico dell'ombrello.
In Piazza della Repubblica, alle 16:00, mi addobbo in tal modo e comincio a camminare, con l'atteggiamento assolutamente tranquillo di un turista straniero che visita la città e osserva le vetrine.
Occhiatacce? Sguardi curiosi? Sguardi spaventati? Sorrisini? Indifferenza? A dir la verità, nei primi cinque minuti non raccolgo altro che un paio di sguardi curiosi o di ammiccamenti del tipo "guarda un po' quello lì". Poi, improvvisamente come un fulmine a ciel sereno, mentre percorro Via Por Santa Maria in direzione del Ponte Vecchio (siamo nel pieno dello struscio turistico), mi giunge da dietro una gran botta, probabilmente una pedata. Mi volto e vedo un giovane sulla trentina che urla come un ossesso: Maledetti assassini! Dovrebbero ammazzarvi tutti!  Continua...
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