BELLEZZA SENZA TEMPO nelle arti e nella vita quotidiana
John Lane
La gente è infelice in un mondo senza bellezza, in città brutte illuminate dalla luce al neon, in condomini immensi senza alberi o giardini o fontane o uccelli che volteggiano nei nostri cieli. Che la bellezza sia una necessità non può essere provato, ma si percepisce ovunque che la sua mancanza può essere una delle cause delle diffuse malattie neurotiche che affliggono il moderno essere urbano. La cosa peggiore è che questo avviene e relativamente pochi se ne accorgono, ancora meno alzano la voce in protesta. È a causa di questo “silenzio” che l’autore si è visto costretto, nonostante le difficoltà, a scrivere questo libro.
In tutto il mondo la bellezza si trova nell’artefatto più umile, così come nella più alta espressione dell’umana ispirazione. L’istinto dell’uomo è di adornare e di imbellire qualsiasi opera delle sue mani. Solo a partire dalla rivoluzione industriale, che ha sostituito il lavoro delle mani e degli occhi con i vuoti artefatti delle macchine, la firma della bellezza è assente. La bellezza è di molti tipi e a molti livelli. La bellezza del mondo è lì, ma non tutti la vedono, e davvero pochi la vedono come “una continua visione”. Ci sono, però, momenti di tranquillità, di quieta attenzione, nei quali anche una tenera pianticella che cresce in una fessura del pavimento può apparire così bella come un capolavoro di pittura, o una sedia da cucina può trasformarsi come fece per Van Gogh. Questi attimi rivelatori sono imprevedibili e, per la maggior parte di noi, rari. La bellezza potrebbe essere chiamata anche “ciò che guarisce il cuore”, poiché per un istante ci reintegriamo al nostro vero sé e al nostro vero mondo, oltre all’ego che qui prevale. È una rivelazione dell’eterno. La bellezza può essere conosciuta solo dall’anima. Possiamo vederla come l’imprimatur divino, o come la firma stessa del divino.
Questo libro coraggioso è un segno dell’inizio del mutare della marea del materialismo che ha prevalso nell’ultimo secolo. Esso colma una profonda e finora scarsamente riconosciuta necessità. Se la bellezza è la più alta delle verità di Platone ciò è perché è in accordo con la nostra natura. E non afferma forse Dostoievsky ne L’idiota che il mondo può essere salvato solo dalla bellezza? Se noi sottovalutiamo e non ci curiamo della bellezza è a nostro rischio e pericolo.
Afferma l’autore: “La bellezza è vitale per il nostro futuro benessere ed è una componente fondamentale di qualsiasi vita civilizzata. La trascuriamo a nostro rischio. Se mi fosse quindi chiesto che cosa volevo ottenere con questo libro, direi contribuire a una necessaria visione di salute mentale e speranza. Oggi, molti che vivono nelle nazioni industrializzate hanno scelto di sottoscrivere priorità diverse. Il desiderio della maggioranza (senza escludere me) è quello di acquisire confort materiale, una buona casa, assistenza medica e dentale. Persino coloro che vivono nei paesi buddisti e islamici hanno fatto scelte nelle quali la bellezza ha una scarsa priorità. Entro una civiltà nella quale l’obbiettività è considerata “scientifica”, le acquisizioni materiali sono viste come la chiave della realizzazione umana e lo sviluppo tecnologico chiave del progresso sociale, difficilmente ci si può aspettare che la bellezza abbia molto peso. È destinata a essere ignorata”.
È un dono speciale di John Lane quello di riuscire a “leggere” opere d’arte di periodi diversi e diverse tipologie e culture, e di riuscire a comunicare la delizia che egli trova in esse. Lui stesso è stato formato come artista e la maggior parte dei suoi esempi sono tratti dalle arti visuali, delle quali ha una vasta conoscenza che proviene non solo dall’arte europea, ma anche da quella dell’Estremo Oriente, indiana, araba e dei nativi americani. I suoi commenti sono di lode e gratitudine piuttosto che di criticismo censorio come è diventato di moda negli anni recenti. Egli è dotato di un fine dono di empatia che riesce a comunicarci. Non dimentica nemmeno qual è il costo, in termini di sacrificio, dell’artista presso il quale si produce una grande opera.
|