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UE PUNTA SULLE BIOMASSE CRESCE IL TIMORE PER IL TAGLIO ILLEGALE
Dopo un lungo periodo di indecisione, l'Unione Europea ha deciso di puntare sulle biomasse, ovvero nella produzione di energia da biomasse solide e gassose, e di cui gli standard saranno decisi volontariamente dagli stati membri. Tale decisione avrà un forte impatto sul nostro paese, il più grande importatore mondiale di legna da ardere e secondo importatore europeo di chips e pellets. Gran parte della provenienza di questo legname viene da aree dell'Europa orientale, in cui il taglio illegale o distruttivo è ancora largamente diffuso.
Il commissario europeo per l'energia Günther Oettinger ha affermato: "Le biomasse sono una delle risorse più importanti per raggiungere gli obiettivi europei per le energie rinnovabili e già contribuiscono a oltre la metà del consumo energetico europeo, assicurando una fonte di energia pulita, sicura e competitiva". Ma la crescente domanda di biomasse per la produzione di energia rinnovabile sta già intensificando la pressione sulle foreste europee e degli altri paesi.
Secondo gli ambientalisti, la decisione adottata contribuirà invece alla crescita delle importazioni da paesi che non garantiscono serie misure di protezione contro la distruzione degli ecosistemi naturali. "Questa scelta dà vita al peggiore degli scenari - è il commento László Máthé, del WWF - E' grave che la Commissione Europea non abbia tenuto conto dei risultati delle consultazioni, durante le quali quasi tutte le parti si erano appellate alla definizione di un quadro di criteri vincolanti".
Alcune pratiche di prelievo della biomassa, come l'estrazione dell'albero alla radice, hanno impatti di lungo periodo. "Le biomasse non sono di per sé un materiale ecologico né responsabile verso il clima - aggiunge Máthé - Un recente rapporto dell'Agenzia Ambientale Europea prova che il beneficio per il clima varia ampiamente a seconda delle metodologie con cui la biomassa è stata prodotta, e con cui viene convertita in energia".
L'UE si troverà quindi a gestire 27 diversi schemi nazionali sulla sostenibilità delle biomasse, con la conseguente confusione nel mercato comune. Questo porterà i diversi produttori ad adattarsi a schemi diversi, con maggiori costi di produzione, in caso contrario dovranno subire la concorrenza sleale di operatori che producono in paesi dagli standard più bassi.
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