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RIUTILIZZARE I VECCHI PC CONTRO LA CRISI DEI CONSUMI
Riutilizzare vecchi PC contro la crisi dei consumi Qualche proposta in stile “decrescita” Costruire un pc ha un notevole impatto ambientale, ma non va dimenticato nemmeno l’impatto legato allo smaltimento.. I principali problemi degli apparecchi elettronici, una volta arrivati a “fine corsa” è la presenza di sostanze tossiche per l'ambiente. Senza parlare poi del fatto che spesso ci liberiamo del computer “obsoleto” quando potrebbe, alleggerito magari con un sistema operativo GNU/Linux, tornare a nuova vita. Se non vogliamo pensare ai vecchi PC come a dei “rifiuti” di cui liberarci c’è un’alternativa, anzi, più di una.
I progetti Trashware Esistono diverse associazioni e realtà, attente all’ambiente e al software libero, che ritirano da privati, aziende ed enti vecchi computer e, una volta “recuperati e rimessi in uso”, gli danno nuova vita. Si parla in questi casi di “Trashware”: derivato dall'inglese trash (spazzatura), è la pratica di recuperare vecchio hardware, ovvero vecchie apparecchiature elettroniche - mettendo insieme anche pezzi di computer diversi - per renderle di nuovo funzionanti e utili. Diversi progetti Trashware realizzano in questo modo un duplice obiettivo: le apparecchiature recuperate vengono successivamente redistribuite a persone ed enti che ne abbiano bisogno (riduzione della produzione di rifiuti), in particolar modo nell’ambito di iniziative che tentano di colmare la differenza di mezzi a disposizione tra chi è informaticamente alfabetizzato e chi ancora non lo è (riduzione del divario digitalo).
Il trattamento di recupero dei computer comprende di solito: pulizia interna e controllo dello stato dei componenti hardware installazione di un sistema operativo installazione software applicativo di base (ufficio, video etc..)
In genere in questi casi si sceglie d'installare sistema operativo e applicativi Open Source, sia per condivisione della filosofia sia perchè le prestazioni dei computer risultano migliori. L'open source, oltre che essere una scelta etica in favore della libera circolazione del sapere e del rispetto dell'ambiente, può diventare anche una scelta vantaggiosa dal punto di vista economico e di razionalizzazione delle risorse, tanto che sia in Italia sia nell'Unione Europea esistono diversi progetti che prevedono l'adozione di standard aperti, mentre ormai da anni a livello locale diverse scuole e amministrazioni si stanno muovendo in tal senso. PAEA e l’Open Source: un esempio, più vantaggi
Anche senza andare lontano, vi riportiamo a titolo esemplificativo la nostra esperienza.. Gli uffici di PAEA infatti hanno adottato il sistema operativo GNU/Linux e il software open source ormai da qualche anno. Ecco come funziona il “sistema”: grazie ad un server centrale di potenza medio bassa ed un numero di computer obsoleti si è riusciti a realizzare una serie di postazioni di lavoro complete. Gli applicativi girano sul server e sono controllati, tramite connessione LAN (in rete tra loro), a video dalle postazioni degli utenti che di fatto utilizzano le poche risorse disponibili per gestire la rete. I terminali non hanno il disco rigido, ciò fa si che ogni macchina consumi il minimo indispensabile, evitando così sprechi ed eventuali surriscaldamenti. Inoltre questa architettura permette all'operatore di essere svincolato dalla propria postazione e di utilizzare il proprio desktop ovunque sia presente un terminale o addirittura attraverso un dispositivo portatile esterno come un laptop o un netbook connesso alla rete. Ciò ottimizza la gestione del lavoro di ufficio, permette una gestione centralizzata ed efficiente, rende la tecnologia più leggera lasciando più libertà operativa e soprattutto diminuisce sensibilmente la manutenzione hardware e software.
fonte: paea.it
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