La moda può essere etica. Per la kermesse della moda equosolidale e biologica sfilate, convegni e showroom: le collezioni di 60 stilisti ''etici'' da tutto il mondo
Gonne come ragnatele di seta, lino e rayon, stivali dalle forme elfiche prodotti con pelle ecologica, anelli e collane di pietre e materiali organici, canotte di cotone biologico, vestiti che evocano l'alta moda realizzati con materiali riciclati. Il fashion e l"etico si incontrano a Parigi, alla kermesse che prende il via venerdì 13 ottobre.
Alla terza edizione dell’Ethical fashion show, che si conclude il 16 ottobre, sono di scena le collezioni di 60 stilisti provenienti da Mongolia, Tailandia, Nigeria, Ghana, Senegal, Filippine, Cile, Brasile, Cambogia, Canada, Svizzera, per citare alcuni stati, che presenteranno con sfilate, seminari e showroom, il fashion che rispetta le persone e l’ambiente. Non una semplice fiera, ma un evento con tre finalità precise: promuovere il design fashion- etico, favorire il dialogo e lo scambio di informazioni tra le imprese attive nel commercio equo e nello sviluppo sostenibile ed essere una piattaforma di informazione per tutti gli interessati al settore.
Secondo l’ideatrice di Ethical fashion show Isabelle Quéhé e gli altri organizzatori, i materiali, i modi e le regole di lavoro che portano alla produzione dei vestiti non solo soltanto "dettagli” per il consumatore. E l’aumento generale dell’acquisto di prodotti equo e solidali dimostra che è necessario andare incontro alle esigenze di una parte consistente della popolazione. I vestiti e gli accessori che vengono presentati all’Ethical fashion show rispettano le regole stabilite dall’International Labour Organization, sono realizzati con materiali riciclati, recuperati o artigianali, senza metodi o sostanze dannose per le persone e l’ambiente. Inoltre una parte dei profitti delle imprese viene reinvestito in progetti umanitari. Si prevede che arriveranno circa 5 mila visitatori alla kermesse fashion- etica.
Nessuno stilista italiano, però, parteciperà alle giornate parigine.
“In Italia non c’è ancora la cultura del fashion che si sposa con l’etico, biologico, equo e solidale- spiega Valentina Simeoni dell’Orlo del Mondo, l’unica casa italiana, che produce collezioni di moda equa e solidale. - Il motivo è da individuare nel fatto che le relazioni con i produttori del Sud del mondo sono spesso difficili, i progetti da realizzare sono a lungo termine e il settore della moda è inflazionato, è un mercato dove è difficile emergere. Anche a livello europeo- aggiunge Valentina Simeoni- i produttori etici non sono molti”.
La situazione, però, potrebbe cambiare in un futuro non troppo lontano. La crescente consapevolezza dei consumatori e la concorrenza di Cina e India, rendono il settore della moda etica interessante anche per aziende che hanno sempre perseguito strategie di contenimento dei costi attraverso il sistema di appalti, subappalti e intermediazione.