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Indumenti infantili della Disney a rischio
I pigiamini, le canottiere, le magliette e persino i bavaglini della Disney contengono un’altissima percentuale di sostanze tossiche e mettono a rischio la salute dei nostri bimbi. Dopo la denuncia fatta da Greenpeace e rilanciata sulle pagine del Salvagente lo scorso novembre, l’allarme torna a suonare. Una nuova indagine dell’associazione ambientalista ha messo infatti alla prova, attraverso il laboratorio indipendente danese Eurofins, una serie di indumenti per bambini acquistati in 19 paesi di tutto il mondo.
Il rapporto ha rivelato che tutti i capi testati tranne uno, la canottiera Tigro comprata in Danimarca dal rivenditore H&M, contenevano tracce di composti chimici molto pericolosi, come gli ftalati, la formaldeide, il cadmio, il piombo e gli alchilfenoli etossilati, capaci di accumularsi col tempo nell’organismo, aumentare il rischio di un cancro e causare disturbi al sistema riproduttivo e a quello immunitario. Queste sostanze finiscono nei caratteri stampati della biancheria, quando l’industria durante la lavorazione ricorre al Pvc. “Eppure”, denuncia Vittoria Polidori di Greenpeace Italia, ”oggi è possibile produrre magliette a colori senza usare composti pericolosi. Ne è un esempio il campione di canottiera Tigro, comprato in Danimarca da H&M, che non ha mostrato tracce di sostanze tossiche perché nel 2002 la catena scandinava ha deciso di sostituire il Pvc in tutti i suoi prodotti”. E aggiunge: “Anche se la legge al momento non obbliga le aziende a sostituire i composti chimici pericolosi, tra i produttori dovrebbe prevalere una scelta più responsabile”. Proprio in questi mesi il Parlamento europeo sta discutendo la proposta di legge della Commissione guidata da Prodi, che regolamenterà il settore chimico. Il testo originale, il Reach, all’inizio era incentrato sul principio dell’eliminazione del rischio, ovvero obbligava l’azienda che utilizza composti pericolosi a sostituirli qualora avesse un’alternativa. La lobby industriale, appoggiata da alcuni governi, però, è riuscita a indebolire questo principio, introducendo la possibilità per le aziende di non cambiare sostanza, se dimostrano di poter controllare il rischio d’esposizione. La partita è ancora aperta, visto che il testo definitivo è atteso per l’inizio del 2006. Chi volesse comunicare con i parlamentari europei può farlo, anche in italiano, attraverso il sito www.chemicalreaction.org
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