di Valentina Spotti *
Indossano solo una maglietta e dei sottili pantaloni di cotone, ai piedi soltanto dei semplici stivaletti di gomma. Niente elmetti, niente cuffie di protezione, riescono a farsi strada con una piccola torcia tenuta ferma con uno straccio sulla fronte. In India, il lavoro minorile nelle miniere è proibito dalla legge e ragazzini di quell’età dovrebbero essere a scuola. Invece eccoli qui, mentre sfidano la morte ogni minuto della loro giornata.
NELLE VISCERE DELLA TERRA - È il New York Times a compiere il viaggio dell’orrore nelle miniere di carbone di Khliehriat, nello stato del Meghalaya, nella parte più orientale del paese: una distesa isolata e schiacciata tra Cina, Bhutan, Bangladesh e Myanmar, dove gli abitanti sono culturalmente ed etnicamente più vicini alla Cina che all’India. Il sottosuolo è ricco e le persone che vivono a Khliehriat sono così povere che, per sopravvivere, affrontano ogni giorno la discesa nelle viscere della terra.
Come Suresh Thapa, che ha soltanto 17 anni ma che lavora nelle miniere “da quando era un bambino”. Lui e la sua famiglia vivono in una casupola vicino alle miniere. Non hanno né acqua corrente né riscaldamento. Presto i quattro fratellini di Suresh seguiranno lo stesso destino.
TUTTI I BAMBINI DEVONO ANDARE A SCUOLA, MA… - Negli ultimi due mesi il governo indiano ha reso effettive le ultime parti di una mega legge che stabilisce che tutti i bambini di età compresa tra i 6 e i 14 anni debbano andare a scuola. Ma, secondo l’Unicef, sono 28 milioni i ragazzini che sono ancora costretti a lavorare. Si trovano ovunque: fanno i commessi nei negozi, lavorano nelle cucine, nelle fabbriche, nei cantieri. Si tratta forse di uno dei problemi più gravi e apparentemente irrisolvibili dell’India: povertà, corruzione, scuole fatiscenti e assenteismo degli insegnanti sembrano annullare gli sforzi del governo e delle associazioni umanitarie che sa anni si battono per garantire un’istruzione di base a tutti i bambini indiani. “Abbiamo delle leggi molto buone – spiega Vandhana Kandhari di Unicef – Il nostro problema è metterle in pratica”.
“LA GENTE MUORE OGNI GIORNO” - Non è un segreto che nelle miniere di Khliehriat lavorino dei bambini: “La maggior parte sono orfani” – dice Kumar Subba, che supervisiona i lavori di cinque miniere che producono complessivamente 30 tonnellate di carbone ogni giorno. Subba dirige il lavoro di 130 operai e sa che le condizioni di lavoro sono estremamente pericolose. Ma “La gente muore ogni giorno: fai colazione la mattina, vai al lavoro e non torni più a casa. In molti sono morti così”. E poco importa se a morire è un bambino: “Il lavoro minorile continua a essere possibile da coloro che hanno potere e autorità, nel Meghalaya come in altre parti dell’India”- spiega Shantha Sinha della Commissione Nazionale per la Protezione dei Diritti dei Bambini.
MINATORI A CINQUE ANNI - Quanti siano esattamente non lo sa nessuno: il clima di omertà e di corruzione fa si che il numero esatto dei minorenni che lavorano nelle miniere del Meghalaya non sia mai reso noto con certezza. Ma nel 2010 un’indagine di una ONG locale aveva trovato almeno 200 bambini impiegati in dieci miniere diverse. Alcuni avevano poco più di cinque anni. Per molti si tratta dell’unica speranza per riempirsi lo stomaco almeno una volta al giorno. Come Suresh, che guadagna fino a 74 dollari la settimana e si sente un privilegiato, visto che i due terzi dei suoi connazionali vivono con meno di 15 dollari la settimana. “Come possiamo non lavorare? – conclude il ragazzino – Dobbiamo mangiare”.
* da giornalettismo.com, febbraio 2013