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7 NOVEMBRE 2009 LA CSA COME MODELLO DI LOCAL FOOD NETWORK WORKSHOP
Nel corso del 2007, per la prima volta nella storia dell’umanità, la percentuale della popolazione mondiale che risiede in aree urbane ha superato il 50%, anche se in Europa già da tempo il valore di questo dato supera il 75%. I ritmi di consumo di suolo agricolo da destinare ad infrastrutture e nuova edificazione, che accompagnano questa tendenza, oltre 100 ettari al giorno solo in Italia, ed il conseguente problema di insicurezza alimentare che potrebbe minacciare nel prossimo futuro anche i paesi occidentali, ribadiscono l’urgenza di ripensare e ricostruire le relazioni ormai esauste tra le aree urbanizzate ed il territorio circostante. L’imminente fine dell’era del petrolio, su cui si basa il modello economico dominante, e quindi anche l’agricoltura convenzionale di tipo industriale, impone inoltre un ripensamento non solo dei flussi energetici ma soprattutto dei flussi materiali.
Le persone che vivono nelle aree metropolitane, soprattutto in seguito al ricambio generazionale, si ritrovano però prive delle conoscenze teoriche e pratiche necessarie per utilizzare i flussi energetici e materiali forniti dai cicli naturali, su cui si basava il modello dell’agricoltura tradizionale. Il tema dell’agricoltura urbana e peri-urbana va quindi riproposto ed approfondito non più come anacronistica e nostalgica pratica residuale, ma come modello di ri-appropriazione della campagna da parte della città, e quindi nella sua molteplice dimensione: ambientale, economica, sociale e culturale. Il settore primario, affrancato dal suo ruolo esclusivamente produttivo, diventa inoltre, secondo l’ottica della multifunzionalità, un fornitore di numerosi servizi che permettono di innalzare il livello della qualità della vita non solo per la popolazione urbana ma anche per quella rurale. Il Comune di Roma, con i suoi 3 milioni di residenti e la caratteristica di comune agricolo più grande d’Europa, rappresenta in questo senso un territorio con una potenzialità pari almeno alla sua vulnerabilità. In questo contesto, Il Progetto Orti Solidali rappresenta una sfida ambiziosa in quanto intende non solo trasformare il territorio peri-urbano da scenario domenicale a sistema di riferimento quotidiano, ma soprattutto ridurre la distanza tra produzione e consumo, attraverso un contatto diretto ed attivo dell’uomo con il paesaggio eco-culturale in cui è inserito. Il progetto Orti Solidali I tre elementi su cui si basa questo progetto avviato dalla associazione “Il Tetto Casal Fattoria”2 all’inizio del 2009 nella periferia sud di Roma sono:
A. L' allestimento di 60 orti su una superficie di circa un ettaro coltivati secondo il metodo agronomico denominato Agricoltura Sinergica. Tale metodo, prendendo come punto di riferimento lo studio dei processi naturali, gli studi e le intuizioni del microbiologo giapponese Masanobu Fukuoka e gli approfondimenti di Emilia Hazelip, si propone come interessante prospettiva di modello agricolo sostenibile. La semplice attività orticola destinata all’autosussistenza non garantisce necessariamente una sostenibilità ambientale della pratica agricola. È necessario invece sviluppare nuove pratiche date dalla sintesi di esperienze antiche di tipo empirico con le conoscenze scientifiche moderne. I principi base dell'agricoltura sinergica sono fondamentalmente tre: 1.assenza di lavorazioni meccaniche e riduzione al minimo di qualsiasi disturbo del suolo; 2.fertilizzazione e protezione del suolo tramite una copertura organica permanente; 3.coltivazione delle specie vegetali in consociazione
B. Il modello CSA (Community Supported Agriculture) Questo modello di produzione/consumo si propone di azzerare la filiera commerciale, stabilendo un rapporto di partenariato attivo tra i produttori e i consumatori tramite un sistema di abbonamenti a quote prefissate della produzione agricola. La coltivazione degli Orti Solidali viene offerta come servizio a 60 persone che pagano un abbonamento annuale. Le responsabilità, i rischi e i risultati del progetto vengono condivisi attraverso la partecipazione attiva dei cittadini alle diverse fasi produttive.
C. L'Agricoltura sociale Il lavoro negli orti intende fornire una concreta opportunità di formazione e lavoro per giovani svantaggiati, in questo caso due ragazzi profughi, provenienti dall’Afghanistan, costituendo inoltre una risorsa per il necessario ricambio generazionale nel settore. Il tentativo di trasformare un’attività prettamente hobbistica e volontaristica in un’attività capace di creare reddito rappresenta la principale sfida di questo progetto.
Il nostro workpackage consiste nel monitoraggio del Progetto Orti Solidali, preso come caso studio delle buone pratiche di partecipazione delle CSO (Organizzazioni della Società Civile) nelle problematiche agroambientali. Lo studio si focalizza sulla partecipazione delle CSO nella creazione e nel funzionamento di un modello innovativo e sostenibile di produzione e distribuzione alimentare: la CSA (Community Supported Agricolture o Agricoltura sostenuta dalla comunità). Il coinvolgimento diretto dei consumatori e di altre CSO ha come obiettivo quello di implementare la consapevolezza della cittadinanza nei processi agro-alimentari territoriali, (oltre che garantirne il sostegno finanziario diretto) e nelle tematiche di sostenibilità ambientale insite nel modello produttivo e di consumo.
Il Workshop intende approfondire alcune tematiche riguardanti il modello CSA secondo un approccio transdisciplinare.
Il Progetto Orti Solidali sta già evidenziando con forza le potenzialità ed i limiti della CSA nel definire nuove relazioni economiche e sociali in ambito agricolo. È opportuno quindi mettere a fuoco e discutere attorno alle questioni principali emerse durante i primi mesi di avviamento del progetto. Secondo l’esperienza degli Orti Solidali, sono stati individuati 4 temi su cui incentrare la discussione.
Per iscriversi scrivere a [email protected] entro il 25 ottobre e verrete informati su programma definitivo, orali, luogo ed eventuale contributo (che se richiesto verrà comunque prontamente comunicato in calendario ed agli interessati)
TEMI DEL WORKSHOP
1. AGRICOLTURA: una panoramica sulle scelte agronomiche degli alternative food networks Il settore primario ha una doppia responsabilità verso le questioni ambientali. Da un lato esso rappresenta uno dei settori che maggiormente contribuisce all’impatto ambientale, dall’altro esso può contribuire attivamente a ridurre gli impatti ambientali delle altre attività umane.
L’ESPERIENZA DEGLI ORTI SOLIDALI Quali tecniche agronomiche sono state utilizzate? Perché sono state fatte quelle particolari scelte? In che modo tali scelte si relazionano con le questioni ambientali, sociali e sanitarie dell’agricoltura?
LA DISCUSSIONE Quali scelte agronomiche per i local food networks, in particolare nel contesto urbano?
2. COMUNITÀ: Comunità che supporta l'agricoltura, Agricoltura che costruisce la comunità Il pilastro principale del modello CSA è la costruzione di nuove relazioni tra produttori e consumatori e quindi tra i consumatori stessi. L’esperienza degli Orti Solidali ha mostrato le difficoltà di mantenere queste relazioni e risolvere gli inevitabili conflitti tra attori con diverse esigenze, motivazioni, aspirazioni e conoscenze.
L’ESPERIENZA DEGLI ORTI SOLIDALI Quali membri della comunità sono stati coinvolti nel progetto? In che modo? Che tipo di relazioni si stanno costruendo tra i partecipanti della CSA? A quale tipo di tessuto comunitario fanno riferimento i partecipanti al progetto, in particolare gli abbonati? (Vicinato, Rapporti personali, Interessi comuni)
DISCUSSIONE Quali tipologie di relazioni possono instaurarsi all'interno dei local food networks? Quali benefici ne possono derivare e quali difficoltà possono emergere?
3. LAVORO Il settore primario, attraverso la meccanizzazione spinta e l’utilizzo di prodotti chimici, ha ridotto la necessità di lavoro manuale ed il numero di occupati in agricoltura rispetto alle pratiche tradizionali. Il Progetto Orti Solidali ha puntato sulle potenzialità di creare occupazione nel settore agricolo e sull'integrazione del lavoro volontario per la costruzione degli orti.
L’ESPERIENZA DEGLI ORTI SOLIDALI Orti Solidali: un'esperimento di agricoltura sociale urbana Quale ruolo hanno avuto il lavoro retribuito e quello volontario nello sviluppo del progetto?
DISCUSSIONE Il lavoro agricolo può costituire un valore o è solo un costo da ridurre al minimo? Nei local food networks, soprattutto in ambito urbano, il lavoro agricolo può portare occupazione o è destinato a rimanere un’attività volontaristica/hobbistica?
4. URBANISTICA SOSTENIBILE: l'agricoltura si fa spazio Il recupero di aree marginali dentro e fuori la città, il presidio del territorio, la gestione dello spazio pubblico. L’agricoltura ha bisogno di spazio, nelle città lo spazio è in competizione con altri utilizzi spesso speculativi, l’agricoltura non ha le armi per competere con usi alternativi
L’ESPERIENZA DEGLI ORTI SOLIDALI CSA come recupero agricolo collettivo di terreni urbani
DISCUSSIONE Come integrare la creazione di spazi agricoli produttivi in fase di progettazione e pianificazione urbana?
Ulteriori informazioni: http://www.meetup.com/Grilli/it/calendar/11674073/
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