Per milioni di persone l’abbandono è la più importante ferita dell’anima e al contempo tra le più difficili da sanare. Per integrarla, è necessario recuperare — almeno come informazione nel «campo» dell’individuo — il primo abbandono che ha dato origine a tutti i successivi, i quali si ripetono in serie, sempre con le stesse modalità, come un copione ciclico.
Spesso, questo primo abbandono si verifica in momenti o stadi che normalmente non sono oggetto di terapie, studi e percorsi tradizionali: la vita prenatale, ad esempio; gli episodi avvenuti durante la gestazione; il primo contatto con la madre subito dopo la nascita; il periodo dei primi anni di vita, nei quali un abbandono precoce e all’apparenza trascurabile (un ricovero, un breve viaggio, una malattia della mamma) può segnare inesorabilmente un destino.
Talvolta l’abbandono si sperimenta nei confronti di una persona cara che muore. È frequente che allora si attivi un segreto movimento che la segua. In altri casi, è un destino che si prende su di sé e appartiene a un antenato, che si mette in scena inconsciamente, rinunciando al proprio destino per rappresentarlo.
In tutti questi casi, l’abbandono ci rende piccoli, bisognosi, sofferenti. Non Non si tratta di un fenomeno psichico: è un vero e proprio movimento dell’anima, all’interno di una famiglia e di un sistema, in unico grande campo universale che ci vede tutti strettamente connessi, in costante scambio d’informazioni (e amore).
Attraverso alcuni movimenti dell’anima, condotti con il metodo delle nuove Costellazioni Spirituali (o Mediali) perfezionate da Bert Hellinger negli ultimi anni, è possibile recuperare quei movimenti interrotti e portarli a soluzione, mettendo in moto dentro di noi delle forze più grandi, delle energie risolutrici che ci possono condurre alla trasformazione e alla guarigione.
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