Nel ricordarvi che giovedì 31 in via di S.
Ambrogio 4 inizia il ciclo "Un armadio pieno di
voci", ascolti di materiali dell'Archivio Sonoro
"Franco Coggiola" con un incontro su “Le voci
delle donne: l’espressività vocale femminile
dalla tradizione epico-lirica al canto di
protesta”, a cura di Alessandro Portelli, vi
comunico che lunedì 4 alla Casa della Memoria
sarà presentato il libro di Anna Foa “Portico
d’Ottavia. Una casa del ghetto nel lungo inverno del ‘43”.
Vi aspettiamo!
Mariella Eboli


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Casa della Memoria e della Storia
Via San Francesco di Sales, 5

Lunedì 4 novembre 2013, ore 17.30

  Il Circolo Gianni Bosio e la Biblioteca della Casa della Memoria

  presentano il libro di Anna Foa

“Portico d’Ottavia. Una casa del ghetto nel lungo inverno del ‘43”
Laterza, 2013

Sarà presente l’Autrice.

Interventi di Micaela Procaccia e Sandro Portelli.
Letture di Alberto Rossatti

Coordina Pupa Garribba.


Da uno stabile del Ghetto, il numero civico 13
della via del Portico d’Ottavia, il 16 ottobre
1943  furono deportati un centinaio di ebrei: era
un antico palazzo che dal ’43,  per nove mesi fu
al centro di razzie, arresti, lacrime e
tradimenti, a causa del comportamento ambiguo e
disonesto dei fascisti e della terribile
efficienza dei nazisti.  Una serie di microstorie
familiari che si inseriscono nel quadro complesso
dei mesi più bui di Roma; una storia limitata
nello spazio in cui si svolge, ma analizzata il
più minuziosamente possibile, che conduce alla
grande Storia e si pone ancora la domanda di come
sia stato possibile. Dal punto di vista
metodologico, Anna Foa si è mossa su più
fronti:  sono state incrociate le fonti di tipo
tradizionale (il censimento del ‘38, il database
della Comunità ebraica romana sui deportati del
16 ottobre, i documenti processuali,i processi
contro le spie) con le fonti orali, con i
racconti di coloro che sono ancora vivi, dei loro
figli, dei loro nipoti. Il risultato è un’opera
commovente che riunisce in un coro immenso tutti
quelli che la mattina del 16 ottobre 1943
abitavano in quella casa , un lavoro che è un
grande omaggio alla Comunità ebraica e che ancora
può dirci molto su che cosa significa essere ebrei a Roma.

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