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4 - 5 SETTEMBRE 2009 SANZENO (TN) S-CONFINAMENTI. PER GLI ALTRI, GLI ALTRI SIAMO NOI
È un rompicapo: fino a che punto una linea (di confine, segnata fisicamente da un filo spinato, tracciata sulle mappe o che attraversa invisibilmente relazioni, culture, religioni) divide inesorabilmente tra un “di qua” e un “di là”? Fino a che punto essa marca una distinzione tra “noi” e “loro”, una differenziazione tra mondi che solo contrapponendosi sembrano poi ritrovare la propria identità? O una linea, la stessa linea, oltre che dividere può ambire anche a unire, diventare quasi un “punto di contatto” o, almeno talvolta, un incrocio?
Quanti uomini e donne, ieri come oggi, si sono scontrati fisicamente con il nemico, in guerra, difendendo un confine, una bandiera, qualche volta più semplicemente il proprio egoistico benessere, arginando le invasioni dei “barbari” di turno, arrivino essi cavalcando dalle steppe dell’Est o stivati dentro improbabili barconi nel mar di Sicilia. E così hanno visto l’“altro” da vicino. E molte volte questo sguardo, umano, troppo umano (e infatti era considerata una sorta di tradimento e defezione “socializzare con il nemico”), ha innescato comportamenti virtuosi non previsti. E quante volte si è scoperto che l’altro non ci è mai assolutamente del tutto estraneo.
Appunto: che per gli altri, gli altri siamo noi. Questa sì, vera rivoluzione copernicana nelle relazioni, quando Gesù ci invita a cambiare prospettiva, e a domandarci ormai non più chi sia il mio prossimo/altro, ma di chi io sia prossimo/altro. Non perché io sia lui, o lui sia me, che è cosa buona e giusta che ognuno rimanga quello che è, per il bene di tutti oltre che suo, ma perché è ben forse arrivata l’ora di usare quell’altro fecondissimo pronome personale: perché siamo “noi”! In tempi come i nostri dove si è piuttosto ripresa la consuetudine di tirar su muri, di distinguere, dividere, espellere, di menar vanto dei propri simboli, dialetti, di proclamare guerre di religione, forse è più che mai appropriata una riflessione in merito. Per identificare e sconfiggere ciò che, in tutto questo, è solo paura o ignoranza.
Il pretesto per questo incontro, il terzo della serie “SanzenoMondo. Incontri di spiritualità e cultura”, ci viene anche questa volta offerto dal santuario dei Santi Martiri cappadoci e del vicino eremo del “tedesco” S. Romedio, entrambi serviti da una comunità di frati minori conventuali. Che è come dire: per un certo momento, è stato possibile l’incontro tra mondi diversi e assai lontani tra loro, e Sanzeno ha potuto rappresentare concretamente la “fattibilità” di ciò. Un incontro non del tutto pacifico (ma quale incontro lo è mai?), ma che ha cambiato la storia di queste terre e dei suoi abitanti, affidando loro una pesante eredità, che è vocazione e chiamata all’accoglienza e all’apertura all’altro.
ULTERIORI INFO: http://www.santimartiri.org/convegno/index.php
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