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3 - 5 OTTOBRE 2008 FALERIA (VT) INCONTRO BIOREGIONALE CITTA' REGIONE BIOREGIONE
*Tuscia Sabina Umbria, riaggregazione bioregionale per la Regione Etruria.* Se ne discute durante il convegno "Città, Regione, Bioregione" del 4 ottobre 2008 a Faleria (Vt) - Ex Lazzaretto - Via di San Giuliano - Inizio alle h. 15.00 Il bioregionalismo e l'ecologia profonda per unire le aree omogenee dell'alto Lazio e dell'Umbria. In preparazione un convegno ad hoc dal titolo "Città, Regione, Bioregione" che si tiene nella valle del Treja, fra Calcata e Faleria, dal 3 al 5 ottobre 2008.
Introduzione.
In seguito alla imminente formazione della nuova Regione per Roma Capitale intendo riproporre la riaggregazione della Tuscia in chiave bioregionale, ovvero la combinazione e l'incontro di aree geomorfologicamente e culturalmente omogenee che sono attualmente suddivise fra la provincia di Roma, Viterbo e Rieti da riunire alle province di Terni e Perugia, per far nascere una grande bioregione a nord di Roma.
La proposta bioregionale prevede la ricomposizione dell'intero Lazio Nord: Agro Falisco, inclusa la parte attualmente in Provincia di Roma, e cioè Campagnano, Sant'Oreste, Capena, Morlupo, Civitella, Trevignano, etc., nonché l'area della Maremma laziale, Civitavecchia, Tolfa, Allumiere, etc., l'intera Sabina reatina e romana, fra cui Palombara, Moricone, etc..
Questa formazione, unita all'Umbria, andrebbe a bilanciare la costituzione dell'Area Metropolitana della nuova Regione per Roma Capitale, che risulterebbe pertanto inferiore per estensione all'attuale territorio provinciale di Roma, consentendo un riequilibrio delle presenze umane e delle attività economiche e sociali dell'Alto Lazio e dell'Umbria, un'area che da sempre manifesta caratteristiche coerentemente affini.
La nuova realtà bioregionale che così sorgerebbe potrebbe denominarsi Tuscia od Etruria. Ovviamente lo stesso processo cumulativo sarebbe auspicabile per il basso Lazio, con le città di Latina, Frosinone, Formia e Cassino, che tra l'altro hanno molte attinenze con il contiguo Molise. In tal modo il centro Italia verrebbe a ricomporsi sulla base di somiglianze caratteriali precedenti la formazione del Lazio che, ricordiamolo fu pensato a tavolino dopo l'unità d'Italia e soprattutto durante il fascismo per gli interessi egemonici di una ipotetico ritorno della Roma imperiale mussoliniana.
Noi bioregionalisti della Tuscia abbiamo sollecitato la realizzazione di questo loro progetto già da parecchi anni, ricordo i convegni organizzati a Civitavecchia, Viterbo, Rieti, Perugia ed anche a Roma, e gli interventi importanti come ad esempio quelli dei docenti: Pietro Toesca, Aurelio Rizzacasa, Paolo Portoghesi ed altri.
Son trascorsi ormai diversi anni che questo argomento viene toccato e ritoccato ed ora mi pare che possa essere finalmente attuato. Giacché diverse forze politiche, e non solo la Lega, sono oggi interessate al federalismo, ed il metodo bioregionale ha ricevuto riconoscimenti, lodi ed approvazioni, per la sua chiara matrice ecologica e non politico-economica, sia nel centro destra che nel centro sinistra. Piace insomma a tutti, o meglio "piacerebbe" a tutti se non ché per attuare questo metodo è necessaria una rivoluzione di pensiero e di azione nei sistemi di gestione ed amministrazione del territorio.
Un grande coraggio è richiesto per una grande idea! Anzi meglio definirla "pratica" ed in effetti questa pratica bioregionale è ottima per la ristrutturazione in chiave federale dell'intera penisola. Mi appello quindi al Governo, al Comune di Roma ed a tutte le Istituzioni dei territori cointeressati affinché maturino la consapevolezza bioregionale e dimostrino saggezza e lungimiranza attraverso la sua attuazione. Paolo D'Arpini
Rete Bioregionale Italiana per la Tuscia Tel. 0761-587200 www.circolovegetarianocalcata.it
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