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26 - 27 MARZO 2010 TRENTO MAURO ROSTAGNO. UN ITINERARIO POLITICO E CIVILE
La Fondazione Museo storico del Trentino ospita il Centro di documentazione sui movimenti politici e sociali degli anni sessanta-settanta del Novecento dedicato a Mauro Rostagno. La sua istituzione, inizialmente presso il Museo storico in Trento, nel 1988, ha tratto alimento da due specifici avvenimenti accaduti in quell’anno: dapprima l’incontro, presso la facoltà di Sociologia a Trento, di ex studenti che avevano partecipato, presso la stessa facoltà, al movimento del ’68, e successivamente, pochi mesi dopo, l’uccisione per mano della mafia, di Rostagno, uno dei leaders di quel movimento. Nel Centro confluirono inizialmente l’archivio della rivista Uomo Città Territorio che conteneva anche parte dell’archivio di Lotta Continua a Trento e altri materiali appartenuti a diversi leaders studenteschi, associazioni, movimenti e partiti politici. Dall’anno della sua fondazione il Centro ha prestato particolare cura nel recupero di documentazione relativa alle tematiche di suo interesse. In questo modo sono stati raccolti fino ad oggi circa 40 fondi archivistici e bibliografici donati da persone, partiti e associazioni. Per approfondimenti consultare il sito www.museostorico.it alla pagina Archivi e collezioni/Centro di documentazione Mauro Rostagno.
Venerdì 26 marzo 2010
Facoltà di Sociologia, Aula Kessler Via Verdi 26 - Trento ore 15.00
Interventi
Bruno Dallago, Preside Facoltà di Sociologia Saluto introduttivo Presiede Stefano Graiff, Vicepresidente della Fondazione Museo storico del Trentino Marco Boato L’impegno politico di Mauro Rostagno e l’esperienza trentina Vincenzo Calì La contestazione: spunti per una lettura critica dai documenti del Centro di documentazione «Mauro Rostagno» Riccardo Scartezzini Mauro Rostagno studente: le letture e la formazione Enrico Deaglio L’esperienza siciliana e la riapertura dell’inchiesta sull’omicidio per mafia di Mauro Rostagno
Sabato 27 marzo 2010
Teatro S. Marco Via S. Bernardino 8 - Trento ore 21.00
Un uomo vestito di bianco a cura di A.C.T.A.S. Associazione culturale e teatrale «Altiero Spinelli» di Torino Testo e regia di Adriana Castellucci Attori Chiara Bosco, Marta Campigotto, Giulia Cotugno, Francesco Marabeti, Gabriele Pupo Cantante e musicisti Alina Carbune, Leonardo De Bortoli, Giulia Provenzano Tecnico suono Andrea Polito Tecnico luci Michele Di Rocco Testo e regia Adriana Castellucci
Lo spettacolo corre sul filo della memoria per dipanare la trama dell’esistenza irrequieta e generosa di Mauro Rostagno: da Torino a Trento, a Palermo, a Milano, a Poona in India, fino a Trapani, città in cui avviò come giornalista televisivo una stagione di forte impegno nella lotta alla mafia. Con questa iniziativa «A.C.T.A.S Teatro» appoggia la proposta di Libera di intitolare a Mauro un ponte a Torino. Rostagno è stato davvero un «ponte» nel cercare di unire non soltanto due regioni geograficamente distanti, il Piemonte e la Sicilia, ma anche due culture, due mondi diversi quanto profondamente italiani. Sociologo poliedrico, militante politico, giornalista «d’assalto», psicoterapeuta, la figura di Mauro Rostagno sfugge ad ogni definizione e, a vent’anni dalla sua uccisione, ancora incanta e coinvolge i giovani d’oggi per il fascino di un’esistenza vissuta con autenticità ed onestà intellettuale, sino al tragico epilogo dell’agguato mafioso, tuttora rimasto impunito.
Mauro Rostagno Giunto a Trento nella seconda metà degli anni sessanta per frequentarvi la neonata facoltà di Sociologia, diventa ben presto uno dei leader del movimento studentesco trentino. Assieme ad Adriano Sofri, Guido Viale, Marco Boato, Giorgio Pietrostefani, Paolo Brogi ed Enrico Deaglio fonda nel 1969 il movimento di Lotta Continua. Nel 1976 a Milano contribuisce alla fondazione del locale Macondo, un centro culturale che fu un punto di riferimento per la sinistra alternativa in quegli anni. Nel 1981, di rientro dall’India dove si era recato nel 1978, fonda vicino a Trapani la «comunità Saman», inizialmente una comune arancione, centro di meditazione di Osho, e successivamente una comunità terapeutica impegnata tra l’altro nel recupero dei tossicodipendenti. A metà degli anni ottanta inizia a lavorare come giornalista e conduttore per l’emittente televisiva locale Radio Tele Cine, denunciando con forza le collusioni tra mafia e politica. Muore a Lenzi di Valderice (TP), ucciso in un agguato, mentre si trovava alla guida della sua auto.
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