Greta Thunberg, la sedicenne svedese che ha parlato dal palco alla Cop24 e a Davos in difesa del clima, ha mosso le coscienze di centinaia di migliaia di studenti in tutto il mondo ed è nato un movimento che ha deciso di far sentire la propria voce: SchoolStrike4Climate. Intanto ogni venerdì studenti in varie città d'Italia stanno scioperando dalla scuola per manifestare davanti ai palazzi istituzionali
Hanno iniziato in sordina, in pochi, davanti a palazzo Marino a Milano, poi a Pisa, Torino, Roma, Brescia, Genova, Taranto, Bari, Napoli, Como, presto anche a Udine. Sono gli studenti che hanno raccolto l'appello lanciato da Greta Thunberg in conclusione della Cop24, quando, prendendo atto dell'ennesimo "quasi nulla di fatto" dei "grandi", ha sollecitato tutti i ragazzi a mobilitarsi in prima persona per far sentire la voce delle giovani generazioni. Si sono chiamati FridaysForFuture, hanno già una pagina Facebook di richiamo nazionale e ogni città sta aprendo i propri canali di comunicazione.
E per il 15 marzo il movimento globale studentesco che si sta organizzando, SchoolStrike4Climate, ha lanciato la "chiamata" per manifestazioni di protesta in tutto il mondo per chiedere azioni urgenti a difesa del clima. Hanno già aderito una quarantina di paesi, tra cui l'Italia.
Il movimento Youth Strike 4 Climate ha quattro richieste fondamentali: il governo deve dichiarare l’emergenza climatica; informare il pubblico sulla gravità della situazione climatica; riformare il curriculum scolastico nazionale per includere la crisi ecologica; abbassare l’età del voto a 16 anni.«In Italia, come poi nel resto del mondo, la mobilitazione è nata dal basso, da tanti singoli che si sono sentiti "convocati" dalle parole di Greta» spiega Sarah Marder, milanese, una delle prime a presentarsi sotto palazzo Marino per protestare ogni venerdì. Sarah non è più un'adolescente, ma si è buttata a capofitto in questa mobilitazione per i suoi quattro figli, che sostengono le sue motivazioni. Ed è circondata da decine e decine di ragazzi e «di persone di ogni età», ci tiene a spiegare, «perché qui si sta riuscendo a mobilitare veramente un po' tutti».
«Non abbiamo un'organizzazione gerarchica, i ragazzi si stanno dando da fare in decine di città, ma tutto si muove dal basso, dai singoli» spiega Ivan, 20 anni, studente in beni culturali all'università Statale di Milano, che ogni venerdì si reca davanti a Palazzo Marino. «C'è comunque un grande fermento e siamo fiduciosi, la battaglia per il clima sta catalizzando l'attenzione di fasce di età molto trasversali, dai bambini fino ai settantenni. Siamo in contatto con i movimenti di altri paesi e con associazioni ambientaliste storiche e recenti; è veramente necessario che ci sia una presa di coscienza anche nel nostro paese, anche perché c'è veramente in gioco il nostro futuro. Se veramente abbiamo solo una manciata di anni per evitare il disastro, chi più dei giovani possono e dovrebbero sentirsi coinvolti?».
«In altri paesi i giovani sono comunque molto più consapevoli, sensibili e informati rispetto all'Italia» dice Marianna, 17 anni, al quarto anno di liceo scientifico a Pavia. «Ma non bisogna mollare, io, e tanti altri come me, stiamo dando il massimo. Bisogna far crescere la mobilitazione tra i ragazzi, tra i giovani, bisogna che anche nel nostro paese le coscienze si animino e prendano a cuore l'impegno che oggi è indispensabile. Il 15 marzo dobbiamo essere moltissimi nelle piazze e davanti ai palazzi istituzionali di tutte le città d'Italia, è un impegno che dobbiamo a noi stessi».
fonte: terranuova.it/ilfatto quotidiano