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12 - 15 NOVEMBRE 2008 FIRENZE FORTEZZA DABBASSO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE CHE FUNZIONA
12-15 novembre 2008, Firenze - Fortezza da Basso La prima Biennale toscana del paesaggio Approcci culturali, politiche e strumenti per preservare la qualità del paesaggio La Biennale toscana del paesaggio nasce dalla collaborazione tra Regione e Anci Toscana, RECEP-ENELC (Rete europea degli enti locali e regionali per l’attuazione della Convenzione europea del paesaggio) e INU (Istituto Nazionale Urbanistica), in partnership con Uniscape e Civilscape e con la partecipazione di alcuni rappresentanti della regione autonoma di Catalogna alla Conferenza internazionale sul paesaggio, evento centrale e linea guida della rassegna. La manifestazione toscana, alla sua prima edizione, si propone come luogo di discussione e approfondimento dei temi della Convenzione europea del paesaggio; evento di respiro internazionale con seminari e lectio magistralis tenute da ospiti italiani e stranieri; vetrina delle buone pratiche della Pa sulla governance del paesaggio arricchita da mostre, istallazioni e eventi collaterali; luogo di incontro per chi il paesaggio lo pensa e lo progetta, ossia uno spazio espositivo per il mondo della professione e della ricerca.
«La parola chiave è innovazione»
di Riccardo Conti Assessore al territorio e alle infrastrutture della Regione Toscana
Se guardiamo alla nostra Toscana, al nostro Paese, alle situazioni politiche e istituzionali, sentiamo un gran bisogno di pensieri lunghi che portino a un ragionamento di riforma. Esistono motivi fondati. La Toscana si sta fermando, partecipa a quel blocco della crescita che sta toccando il nostro Paese. I motivi sono molteplici: il principale è da ricondurre alla venuta meno della spinta propulsiva della piccola e media impresa toscana e del sistema distrettuale. Da riformisti sentiamo comunque il bisogno di rispondere a questa difficoltà, spingendo sulla via della riforma. Una vocazione che prende le mosse dalla nostra tradizione e dalla nostra forza di governo, che poi è il collante di questa regione. Sono solito dire che la nostra tigre nel motore è l’alto livello di coesione sociale e penso davvero che questa sia una risorsa del futuro. Ma so anche che nel nostro presente ci sono i germi di una ineluttabile dorata decadenza. Ritengo pertanto che di questo si debba discutere promuovendo il dinamismo e l'apertura, il dinamismo e la coesione sociale. Il nostro Piano di indirizzo territoriale (Pit) parte proprio da questi presupposti, introducendo l'innovazione in modo radicale nel ragionamento complessivo del governo del territorio.
Il rilancio dell’industry La sfida parte dal rilancio dell’industria, o, in senso più ampio e più lungimirante, dell’industry, ovvero la filiera tra industria, ricerca, formazione. L’idea della Toscana rilanciata dall’agriturismo – che è un’attività che apprezzo, sia chiaro –, insieme a tutta la retorica del terziario avanzato, sono tesi che non mi convincono. Piuttosto, la parola chiave è innovazione. Penso alla grande impresa, come la siderurgia. E poi penso ad un asse strategico che è lo sviluppo della media impresa. È questo uno dei principali obiettivi del nostro Piano di indirizzo territoriale, che poi è la proiezione territoriale del Piano regionale di sviluppo (Prs). Quando affrontiamo il nodo città-fabbrica per il recupero alla città delle aree critiche e delle aree industriali, scriviamo una pagina di storia della Toscana di domani. Ma penso che anche guardando le nostre belle colline, le linee di costa, i grandi paesaggi, che rendono la Toscana una regione non comune, dobbiamo continuare a parlare col linguaggio dell’innovazione e della riforma. Non sto qui a fare l’apologia del Pit. Sottolineo solo che non può esserci uno sviluppo spostato sull’edilizia (modello anni Cinquanta), bensì bisogna orientare le spinte in altre direzioni. Quindi attuando la tutela delle colline, controllando il pregresso, evitando i trascinamenti di piano, mettendo in atto tutte le salvaguardie. Non solo. Il consumo di suolo (che peraltro dal +16% degli anni ‘90 è sceso al +3% del 2000) è un significativo e fondamentale indicatore del governo del territorio, ma non l’unico. Credo sia utile recuperare in chiave di governo del territorio il concetto antico di carico urbanistico, la ricerca di adeguate dotazioni territoriali in funzione di una nuova buona urbanistica. Questa impostazione non può limitarsi al consumo di suolo e non può non riguardare le politiche di recupero e riqualificazione. Per questo, con gli strumenti che ci siamo dati, stiamo controllando anche i processi di riqualificazione con criteri che tengono ben fermo il parametro del consumo di suolo, ma vanno ben oltre il suo significato perché puntano ai concetti di qualità e di dinamismo, alla architettura degli interventi, alla forma degli insediamenti, cioè alla buona urbanistica. Con il che non intendiamo neppure criminalizzare l’edilizia. Anche in quel campo vogliamo interlocutori innovativi che non si mangino, in nome della rendita, il territorio e lo sviluppo ma che facciano della qualità, della sicurezza sul lavoro e della sostenibilità ambientale e paesaggistica nella progettazione i criteri della propria offerta.
Coniugare sviluppo e qualità Per quanto ci riguarda, vogliamo più qualità e innovazione nella nostra regione. Vogliamo mettere in atto una politica di conservazione attiva del nostro territorio anche puntando sull’attuazione del Codice del paesaggio in linea con quel documento fondamentale che è la Convenzione europea del paesaggio, non a caso firmata a Firenze nel 2000. Quello che non vogliano è che si affermi un’idea della Toscana come un’arcadica regione residuale, stretta tra esplosive questioni settentrionali, meridionali, centralità di politiche per Roma capitale, una regione buona solo per i fine settimana di ospiti illustri. Dobbiamo bensì volgere al futuro questo grande territorio, questa grande risorsa. Non c’è un solo centimetro nel nostro territorio regionale che non sia frutto dell’interazione fra l’attività dell’uomo e l’ambiente. Se pensiamo alla più grande foresta eugenetica del centro Italia, la foresta di Vallombrosa, dobbiamo sapere che è tutto prodotto dell’attività dell’uomo. Ebbene, questo circuito non deve interrompersi. Se vogliamo preservare il nostro grande paesaggio dobbiamo coniugarlo al futuro, un futuro che abbia al centro la sostenibilità, ma indichi l’attuazione di nuove strategie. Una politica avanzata di pianificazione deve avere al centro il piano pubblico e l’idea alta del mercato, dell’attività e dei progetti privati. Sapendo che si fa da sé ma non da soli, le istituzioni si dovranno coordinare sul grande tema del contrasto alla rendita, spostando risorse dal profitto al lavoro. Tutto ciò richiede politiche e strategie che abbiano una forte personalità come, per esempio, le politiche di perequazione o il blocco dello sviluppo delle seconde case. Allora rallentiamo, o blocchiamo, lo sviluppo in collina se non è paesaggio, se non è azione positiva e di qualità; blocchiamo le seconde case perché vanno realizzati alberghi e imprese; e diciamo che un porto turistico non è un parcheggio per barche, ma un’impresa, una filiera con la nautica che dà servizi e che attrae reddito.
La città globale della Toscana Restituiamo immagini unitarie della Toscana, che sono la città globale della Toscana, il sistema portuale della Toscana, l’importante modello di sviluppo rurale moderno. Città globale è la rete delle città toscane. E interpretare la città Toscana è assegnarle una sua personalità, una sua identità plurale. Questa è la Toscana moderna, dove mare e terra si incrociano e al tempo stesso convivono con un’importante università, con un importante porto, quello di Livorno, che sarà snodo dell’Alta Velocità e che lancerà la Toscana in Europa, competitiva come le altre grandi importanti aree urbane. Certo, perché questo ragionamento funzioni bisogna mandare avanti programmi forti di modernizzazione: come il potenziamento della ferrovia fra Livorno e Firenze soprattutto sullo snodo Livorno – Pisa; gli investimenti su Piombino o la Tirrenica, un’opera che serve all’Italia e all’Europa. E se questa deve passare dalla Toscana, deve servire per le Autostrade del Mare in Toscana ed essere collegamento con i porti. Al tempo stesso deve essere inserita perfettamente nel nostro ambiente. Per questo non l’abbiamo voluta in collina e per questo la vogliamo ambientalizzata: ecco dove si coniugano sviluppo e qualità. Solo così possiamo affrontare il dinamismo che poi consiste nell'elaborare con intelligenza e attenzione quello che siamo, una moderna regione di produttori.
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