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Questo volume si rivolge ad una percentuale dell’umanità altrettanto grande e libera di scegliere un modello economico diverso. È possibile rifiutare il centralismo sia delle economie sovvenzionate dallo stato, che delle grandi società capitalistiche. Le piccole imprese sono autosufficienti e portano benessere e prosperità.
Le grandi imprese fanno profitti grazie agli aiuti pubblici e a sempre più tasse e inquinamento. L’economia globale è presentata da imprenditori, politici e mass media come inevitabile e destinata a crescere, che lo vogliamo no. La globalizzazione è indicata come un destino ineluttabile dettato da “leggi economiche” che si sottraggono all’intervento umano.
Queste leggi favoriscono in modo naturale i grandi produttori rispetto ai piccoli, la produzione globale e centralizzata rispetto a quella locale e parcellizzata. La verità è che l’efficienza della “grande scala” è un mito interessato; “grande” non significa “meno caro” o “più efficiente”. Oltre le apparenze, è chiaro che le concentrazioni produttive e commerciali sono il prodotto del supporto governativo attraverso agevolazioni e sovvenzioni dirette e indirette.
Decentralizzazione significa ritorno a un equilibrio tra l’economia locale e la dipendenza dagli scambi internazionali, un equilibrio tra campagna e città, un equilibrio tra il bene delle comunità e i poteri di istituzioni anonime e lontane. Cambiare la destinazione del denaro delle nostre tasse è una via concreta per creare economie sostenibili, capaci di proteggere le diversità culturali e la ricchezza dei sistemi biologici.
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