Meister Johannes Eckhart (1260-1328) , noto mistico e teologo, entra nell'ordine domenicano nel 1275 e vi conduce gli studi teologici. Laureatosi in teologia a Parigi nel 1302, diventa priore del convento di Erfurt e, in seguito, provinciale domenicano di Boemia. Trasferito a Parigi, nel 1311 gli viene affidata la cattedra di teologia. Richiamato a Strasburgo, predica in Teutonia fino al 1324, diffondendo un messaggio in cui l'anima si riconosce in Dio attraverso l'unione mistica.
Questo suo modo di vedere le cose gli attirò accuse di eresia. Cionondimeno, il suo messaggio attuale d'amore e di tolleranza ne fa un personaggio affascinante e ispirante. Jean Bédard ci presenta ora un romanzo incentrato su un episodio della vita di Meister Eckhart, grande teologo e mistico del XIV secolo, difensore dell'intelligenza, propugnatore della parità tra i sessi e considerato il capo dei vari movimenti delle beghine.
Le sue idee, fin troppo avanzate per l'epoca, lo resero inviso alle alte sfere ecclesiastiche, ma egli continuò a difendere fino all'ultimo i poveri e le donne, nonostante le minacce da parte dell'Inquisizione. In questo romanzo, l'autore si cala nella figura del segretario di Eckhart per narrare, sullo sfondo di intrighi e persecuzioni, di sangue e di roghi, l'incontro tra il provinciale dei domenicani e quella che diventerà la sua figlia spirituale, Katrei, la beghina del "Libero Spirito", ardente di fede e di audacia di fronte a un mondo intollerante. Attraverso una narrazione basata su una dettagliata ricerca storica e ricca di spunti di riflessione, ritroviamo così il fascino di un'immensa erudizione religiosa e di una storia d'amore puro in un'epoca in cui convivono e si affrontano soldataglia e filosofi.