Nel giugno del 1939 Ella Maillart parte dalla Svizzera alla volta dell'Iran in compagnia di Annemarie Schwarzenbach. Al termine del loro itinerario, la Maillart scrive un libro che in italiano è tradotto con il titolo La via crudele. Due donne in viaggio dall'Europa a Kabul.
Le due donne decidono di partire per l'Afghanistan al volante di una Ford, motore V8 a diciotto cavalli. Le due donne vedono sfilare paesaggi sontuosi, inquietanti, raramente ospitali, e moschee, tombe, villaggi in abbandono, incrociano carovane, superano frontiere, visitano città sante. Lungo il cammino avvengono incontri: altri europei che inseguono le proprie chimere, come la giovane avvocatessa francese e il marito alpinista in viaggio per l'Indocina in bicicletta. Capita loro di ammalarsi, di inviare articoli a quotidiani perché bisogna pur vivere, di smarrirsi e di dormire sotto le stelle con la macchina affondata nella sabbia. Si impensieriscono dinanzi allo spettacolo delle dighe idroelettriche innalzate nelle valli a nord del Bamiyan, valli custodite da secoli e forse dall'eternità da giganteschi buddha scolpiti nella montagna... Nessun dubbio, La via crudele è un racconto perfetto poiché lo sguardo di chi legge osserva all'unisono con lo sguardo di chi scrive.»