ALBERT SCHWEITZER PIONIERE DELL'ECOSPIRITUALITA'
a cura di Gabriella Fusi
La vita del celebre medico tedesco è un esempio illuminate di amore per la Creazione, in tutte le sue molteplici espressioni. La sua storia è quella di uno spirito libero e geniale, generoso quanto irrequieto, tanto da essere considerato dagli amici un matto in terra... ma non in cielo!
L'evoluzione umana, con le necessarie distinzioni e differenze, è senz'altro un fatto incontrovertibile. E' evidente che gli uomini non sono tutti uguali nel manifestare la loro divinità. Alcuni rivelano ancora una natura primitiva, altri sono semplicemente umani ed altri ancora iniziano a mostrare qualità dalle caratteristiche sovrumane. Ma quando si presenta all'uomo la possibilità di trascendere la sua natura umana per rivelarne quella divina? Nel processo evolutivo di ognuno c'è un tempo in cui la sua triplice natura: fisica, emozionale e mentale raggiunge inevitabilmente un tale sviluppo da consentirne una sintesi perfetta.
E' allora che l'uomo diventa personalità: Egli pensa, decide e dispone. Assume il controllo della sua vita; non è più un semplice centro d'azione ma bensì un fattore di rilevante influenza nel mondo. L'attivazione delle qualità mentali e l'uso corretto del pensiero rendono possibile tale trasformazione.
Quindi ciò che distingue una personalità dalla massa ordinaria degli esseri umani è proprio questa attitudine basata sul pensiero, la determinazione a guidare la vita secondo la mente e non più secondo l'emozione. L'uomo che pensa e che agisce in conformità con le direttive che hanno origine nella realtà del pensiero consapevole diventa, col tempo, una personalità in grado di esercitare un'influenza rilevante sulle menti degli altri.
Personalità e Individualità
Tuttavia è l'uomo spirituale interiore, che potremmo chiamare Individualità, che controlla la personalità umana, consentendo alle leggi, che regolano il Regno dello Spirito, di governarla. L'uomo, la cui Individualità guida i suoi passi, procede silenziosamente con Dio, e come personalità si mantiene nello sfondo; organizza la propria esistenza in modo da poter vivere come anima, riserva il tempo necessario alla pratica dello spirito, ma conserva al tempo stesso il senso delle proporzioni, mantenendo l'affetto delle persone che lo circondano e adempiendo perfettamente ai propri obblighi e alle proprie responsabilità.
L'uomo spirituale è un conoscitore cosciente piuttosto che un fedele credente; agisce secondo il suo pensiero, fa i suoi piani e non può essere ingannato o dominato dalle parole, né essere asservito alla coscienza collettiva o al pensiero della massa. Persegue, attraverso la rinuncia del sé personale, il bene del mondo e si sente unito a tutte le forme di vita che sono all'interno del suo raggio d'azione, e il destino di tutte le creature è come se fosse il suo. Offre tutto l'aiuto possibile e considera la difesa e la protezione della vita come la più profonda felicità che gli possa mai capitare. Invece di subire la vita, la vive effettivamente.
Questo è l'uomo che, riconnesso con l'intera trama dell'esistenza, procede verso la liberazione e progredendo da un'espansione di coscienza ad un'altra, diventa poco a poco parte coscientemente integrata del Tutto. Questo riconnettersi, religio in latino, è la vera essenza del fondamento spirituale dell'ecologia profonda.
Nel corso dei tempi ed ancor oggi, molti sono gli uomini e le donne che hanno incarnato il principio dell'uomo spirituale; essi fungono da modello e fonte d'ispirazione costante per l'umanità intera. Albert Schweitzer è uno di questi uomini straordinari. La sua esistenza estremamente creativa non è mai stata una vita di rinuncia o di sacrificio, bensì vissuta in perfetta adesione alla più ardita vocazione interiore. Con il suo esempio ha contribuito a mantenere aperta la via che conduce l'uomo e quindi l'umanità al quinto Regno della Natura, Regno dello Spirito.
Ripercorriamo ora i tratti più significativi della vita di Albert Schweitzer attraverso le parole di Charles R. Joy, che lo incontrò durante la sua storica visita negli Stati Uniti.
La scelta dell'Africa
Al margine della foresta vergine, lontano dalle colline e dalle valli dei Vosgi, in cui trascorse un'agiata fanciullezza; lontano dai circoli di cultura europei, nei quali si trovava a suo agio durante la giovinezza;
Albert Schweitzer ha compiuto un'opera umanitaria, il cui significato supera di gran lunga il numero di uomini che ha salvato e la quantità di dolore che ha lenito.
Se, come i suoi amici da principio pensarono, ha seppellito se stesso nelle profondità del continente nero, la sua è però una tomba che ha vita, elevata così in alto da attirare l'attenzione degli uomini e da essere vista in tutto il mondo.
Sulla riva del fiume Ogooué, che sfocia nell'Atlantico proprio a nord del Congo, il dottor Schweitzer stabilì la sua dimora. Scelse una collinetta sopra Lambaréné, che si chiamava Adende e più tardi nel 1925 trasferì il suo ospedale in un luogo chiamato Adolinanongo. Dalla veranda del piccolo bungalow il suo sguardo si posò innumerevoli volte sul fiume, ne scrutò le diramazioni, le verdi isole, i suoi villaggi indigeni e la fitta foresta fino alle colline blu, spesso velate da foschia.
Ma da quella veranda il dottore posò lo sguardo su scene ancor più remote. Osservò popoli di ogni razza e colore. Scrutò la vita nel suo significato più profondo, e proiettò lo sguardo verso l'universo stesso.
Schweitzer rinunciando alla sua grande eredità culturale sfidò tutte le convenzioni sociali; decise di venire in soccorso ai più bisognosi tra i figli della terra, nella regione più abbandonata e più dimenticata dell'Africa.
Una preghiera per l'ippopotamo
Questo spirito altruista è stato capace di operare guarigioni miracolose sui corpi e sulle anime degli uomini. Come Goethe, il quale influì su di lui in modo duraturo, Schweitzer ha vissuto nella più stretta comunione con la natura e con la realtà. Ma questo contatto non lo ha mai soddisfatto completamente. Persino nella bella campagna alsaziana, dove nacque il 14 gennaio 1875, egli conobbe di rado un momento perfettamente felice.
Era turbato dalla crudeltà che vedeva, dalle infermità e dal dolore che osservava. Fin dalla tenera età cominciò a mostrare la sua sollecitudine verso i più umili tra gli esseri viventi, una sollecitudine che si è trasformata nel principio di tutta la sua etica - rispetto, non semplicemente per la vita umana, ma per tutto ciò che vive in ogni parte del mondo.
Quando gli indigeni accendevano i fuochi nella foresta allo scopo di ottenere delle zone libere per le loro piccole e commoventi piantagioni di banane, chi se non Albert Schweitzer avrebbe potuto pensare con opprimente angoscia a tutte le creature viventi che perdevano la propria vita? Chi se non Albert Schweitzer avrebbe potuto pregare perché l'ippopotamo impazzito, che infuriava di fronte all'ospedale, rovesciando canoe con cieca rabbia e uccidendo gli uomini che erano caduti in acqua, potesse essere indotto dall'istinto a scappare prima che gli si sparasse?
Questo costante riconoscimento dell'entità sacra di ogni vita, conservata a dispetto del ridicolo, è parte della poesia della sua anima che diffonde la luce nei più oscuri recessi dell'umanità e sull'equilibrio spesso crudele della natura.
Verità e Poesia
In quel viaggio straordinario, che fu la sua vita, la sua mente ricercò sempre la bellezza. La superstizione, l'errore e l'ignoranza avevano bisogno di luce e la Verità fu la fiaccola che lui portò. Fin da fanciullo aveva uno spirito ardito e poneva domande sui vecchi errori del passato. Perché - si chiedeva - i Re Magi non ritornarono mai negli anni successivi da Gesù ? Se i Re Magi portarono tanti ricchi e preziosi doni alla mangiatoia del piccolo Gesù, perché i suoi genitori erano così poveri?
Affascinato dalla maestosa personalità di Gesù e dall'umanità di Paolo, negli anni dei suoi intensi studi teologici, osò dissentire dai suoi illustri insegnanti e dimostrò che Gesù si era sbagliato nelle aspettative escatologiche che condivideva con gli ebrei della Sua epoca; molti credettero che egli volesse distruggere il tempio della religione. Schweitzer rese Gesù e Paolo uomini della loro epoca, li aveva posti al di sopra di quelle generazioni che compaiono col tempo ed aveva dato un duraturo significato alla loro genuina spiritualità. Infatti, come Schweitzer mostrò in modo convincente, nella dottrina di ambedue vi era un elemento transitorio ed uno permanente. Quello transitorio era legato alla loro epoca, quello permanente era fuori dal tempo.
La Verità era poesia per Schweitzer e la cristianità organizzata aveva bisogno della calda magia del suo tocco trasformatore ed animatore. Per nessuno di coloro che cercavano autenticamente la Verità v'era ragione di temere il risultato. Egli lo credeva fermamente. Per spiegare il perché della sua missione che aveva sorpreso tanto i suoi amici, Schweitzer ricorre alla parabola di Epulone e Lazzaro. Noi siamo il ricco Epulone - dice - poiché, in seguito ai progressi della scienza medica, sappiamo molte cose sulle malattie e le sofferenze e possediamo innumerevoli mezzi per combatterle Nonostante ciò nelle colonie esiste il povero Lazzaro, la gente di colore, che soffre di malattie e dolori tanto quanto soffriamo noi, anzi, molto di più, e non possiede alcun mezzo per combatterli.
Egli non poteva sopportare il solo pensiero della sofferenza, né poteva accettare quei privilegi che venivano negati agli altri. A Guensbach, nella dimora paterna, il motivo dominante della sua vita era già chiaramente tracciato.
E' vero che aveva intrapreso un'ottima carriera come teologo, filosofo, musicista, insegnante, ma era inevitabile che alla fine vi avrebbe rinunciato poiché laggiù, al di là del sereno orizzonte delle sue aspirazioni iniziali, vi era il mendicante Lazzaro che malato giaceva presso il cancello, aspettando che cadessero delle briciole di pane. Schweitzer non poteva più continuare ad essere quell'uomo ricco che il mondo insensibile cercava di distrarre definendo come l'audace e brillante critico di Kant, lo studioso pioniere del nuovo testamento, l'illustre professore e direttore di una facoltà di teologia, l'acclamato organista, e l'esperto di fabbricazione di organi, il sensibile interprete della musica di Bach.
Quattro lauree
I suoi amici colti potevano chiamarlo con tutti questi nomi, ma la sua coscienza usava un altro linguaggio. Improvvisamente i titoli accademici guadagnati con tanto estenuante lavoro intellettuale, dottore in filosofia, teologia, musica, divennero cose senza valore per lui, capì che doveva prendersi un'altra laurea, quella in medicina. Il titolo in se stesso non significava niente ai suoi occhi, ma questa laurea l'avrebbe condotto verso il Lazzaro dell'Africa. Divenne così il vecchio dottore per i suoi fratelli neri, un uomo che i suoi amici in Europa ritenevano pazzo, e che gli amici in Africa consideravano matto sulla terra, ma non in cielo.
Alla miseria della privazione africana Schweitzer portò in dono la poesia della sua vita fortunata e in questa unione egli trovò la propria felicità.
La musica fu una delle prime passioni nella vita di Schweitzer. Vi era una lunga schiera di organisti nella sua famiglia, quindi la comparsa di un talento musicale non fu una sorpresa. A cinque suonava sul vecchio piano, e ancor prima che le sue gambe fossero abbastanza lunghe per raggiungere i pedali, si era messo a suonare l'organo.
A nove anni aveva già preso il posto del regolare organista durante una funzione nella chiesa di Guensbach. Ben presto divenne un insegnante, un maestro d'organo, un concertista universalmente richiesto, scrittore della vita e delle opere di Johann Sebastian Bach. La musica per Schweitzer fu una grande passione e anche se portò con sé, in Africa, un piano ricoperto di zinco, dono della società di Bach di Parigi, egli vi avrebbe rinunciato per assistere i bisognosi dell'Africa. Nella calma delle sere tropicali poté tenere in esercizio la sua tecnica e laggiù nella foresta tropicale la musica e la medicina armonizzarono tra loro.
Negli scritti di Albert Schweitzer su religione, civiltà, etica, e filosofia certi accostamenti di parole ricorrono continuamente. Sono parole chiave per la comprensione del suo pensiero. Fra queste troviamo nazionalismo e misticismo, pessimismo e ottimismo, decadenza e rinnovamento, negazione del mondo e della vita e loro affermazione.
Il Premio Nobel
La notorietà di Albert Schweitzer, nonostante la sua produzione di storico, il carattere eccezionale della sua missione filantropica, la sua raffinata capacità di interpretare la musica di Bach, si diffuse a livello mondiale solamente quando, nel 1945 alla radio americana, Albert Einstein disse che nelle foresta equatoriale africana viveva uno dei più grandi uomini dei tempi moderni, se non il più grande. Divenne famoso a 75 anni, e solo nel 1952 la sua grande opera fu coronata con l'attribuzione del premio Nobel per la Pace. Sei anni dopo, il suo appello contro la minaccia degli esperimenti nucleari fece il giro del mondo è fu sottoscritto dalle più grandi menti di quegli anni tra cui Albert Einstain e Bertrand Russel.
Albert Schweitzer, l'insegnante, il pensatore, il guaritore, il musicista, il ricercatore ha influito profondamente sullo spirito della nostra epoca con la sua vita ed il suo pensiero. Il suo mistico rispetto per l'amore, per la luce, e per la vita può ispirare ancora oggi il nostro cammino e può aiutare a lenire il dolore dell'umanità.
Da "La mia Vita e il mio pensiero":
Rispetto per la vita
Risalivamo lentamente il fiume, (durante una delle lunghe missioni in Africa), cercando con fatica - era la stagione secca - i canali in mezzo ai banchi di sabbia. Immerso in profonda meditazione sedevo sul ponte della barca, sforzandomi di arrivare al concetto elementare ed universale dell'etica, che non ero riuscito a trovare in nessuna filosofia. Ricoprivo di frasi sconnesse un foglio dopo l'altro, solo per impedire a me stesso di distrarmi da questo problema.
Poi il terzo giorno al tramonto, proprio nel momento in cui ci stavamo facendo strada tra una mandria di ippopotami, balenò nella mia mente quando meno me l'aspettavo, la frase: Rispetto per la vita.
Il cancello di ferro aveva ceduto; si poteva vedere il sentiero nel bosco. Ecco che avevo trovato il modo di arrivare al concetto in cui sono contenute insieme l'affermazione del mondo e della vita e l'etica. Ora sapevo che l'affermazione etica del mondo e della vita come pure gli ideali di civiltà sono fondati nel pensiero.
L'etica non è altro che rispetto per la vita. Il rispetto per la vita mi procura il principio fondamentale della moralità, il quale afferma che il bene consiste nel conservare, assistere, migliorare la vita, mentre distruggere, nuocere od ostacolare la vita è male. L'affermazione del mondo, o, in altre parole, l'affermazione della volontà di vivere che si manifesta tutt'intorno a me, è possibile per me solamente in quanto do me stesso per la vita altrui. Senza comprendere il significato dell'universo, per un'intima necessità agisco nel mondo e vi esercito un influsso con la creazione di valori e con l'attività etica. Infatti nell'affermazione del mondo e della vita e nell'etica adempio il volere della volontà di vivere universale che si rivela in me.
Vivo la mia vita in Dio, nella misteriosa personalità etica e divina che non sono in grado di scoprire nel mondo, ma posso soltanto sperimentare in me stesso come un impulso misterioso.
Per saperne di più
Quasi tutte le opere di Albert Schweitzer sono state pubblicate in tedesco, alcune in francese o in inglese, solo una piccola parte è stata tradotta in italiano:
Rispetto per la Vita - Milano 1957 (Antologia degli scritti principali di Schweitzer)
Dove comincia la Foresta Vergine - Milano 1959
I Popoli devono sapere - Einaudi - Torino 1958 (Tre appelli all'umanità sui pericoli della guerra atomica)
I grandi Pensatori dell'India - Donzelli - Roma 1963
La mia Vita e il mio Pensiero - Edizioni di Comunità - Milano 1965
Infanzia e Giovinezza - Mursia Editore - Milano 1990
*Gabriella Fusi, lavora nel campo della guarigione spirituale, tiene gruppi di lavoro che mirano alla comprensione del ciclo evolutivo dell'Uomo e di tutta la Creazione all'interno del Piano Divino.
Da AAM Terra Nuova
Un grande maestro e visionario del '900. Un uomo buono, un pastore di anime, un uomo intelligentissimo che ha saputo sfruttare la sua mente grandiosa al servizio dei più poveri e diseredati che il suo cuore gli faceva vedere. Già da giovane si pèoneva tante domande e quelle domande le ha tenute nel cuore, fino a quando ha mollato tutto per partire e realizzare il suo sogno CRISTIANO: dare la sua vita, tutto se stesso agli altri. Non che non si divertisse o non coltivasse i suoi interessi: era un grande compositore,un pastore, ha scritto decine di libri di altissimo livello, era amabile conversare con lui. Quanto ci sarebbe bisogno oggi di un altro Scweitzer
Nella vita di ciascuno, quando il dolore e le delusioni si fanno dinanzi,l'uomo libero lascia tutto per gli altri.
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