INDIA, UNA NAZIONE SENZA DONNE
di Ranjit Devraj
Il premio Nobel per l'economia Amartya Sen e altri osservatori parlano di almeno 35 milioni di ragazze 'scomparse' in India negli ultimi dieci anni. La causa sembra essere l'incontro fra antichi valori patriarcali e le moderne tecnologie che svelano il sesso del nascituro, in base al quale si pratica l'aborto sessualmente selettivo.
Ogni giorno, i quotidiani indiani propongono storie di donne stuprate impunemente dai familiari del marito.
A gennaio, una ragazza che con coraggio non ha accordato una dote più alta di quella stabilita, sembra sia stata aggredita dal marito e dal suocero, un chirurgo ortopedico, che le hanno staccato a morsi un dito e parte del volto.
Sposata giovanissima, Kalki è costretta ad avere rapporti sessuali con tutti gli uomini della famiglia del marito. A causa del sistematico feticidio femminile, nel villaggio di Bihar, infatti, non ci sono donne
Vittima, notte dopo notte, di un vero e proprio stupro di gruppo, Kalki ("apocalisse" in italiano) fugge con l'unico uomo che la tratta con rispetto e amore, Raghu, il domestico di casta inferiore.
L'avvenimento innesca una sanguinosa guerra di casta tra il marito e gli uomini della famiglia di Raghu che finirà per coinvolgere l'intero villaggio, mentre Kalki dà alla luce una bambina, nata dalle continue violenze di uomini preoccupati solo di affermare presunti diritti sul corpo di lei.
Non è una consolazione il fatto che Kalki sia solo il personaggio di "Matrubhoomi ('madrepatria'): una nazione senza donne", il film prodotto da India e Francia e ambientato in un ipotetico futuro.
Il premio Nobel per l'economia Amartya Sen e altri osservatori parlano di almeno 35 milioni di ragazze 'scomparse' in India negli ultimi dieci anni. La causa sembra essere l'incontro fra antichi valori patriarcali e le moderne tecnologie che svelano il sesso del nascituro, in base al quale si pratica l'aborto sessualmente selettivo.
Ogni giorno, i quotidiani indiani propongono storie di donne stuprate impunemente dai familiari del marito.
A gennaio, una ragazza che con coraggio non ha accordato una dote più alta di quella stabilita, sembra sia stata aggredita dal marito e dal suocero, un chirurgo ortopedico, che le hanno staccato a morsi un dito e parte del volto.
Jyoti Chandra, la giovane moglie, è riuscita a rifugiarsi in una stanza ma la figlia di quattro anni non è stata così fortunata ed è stata stuprata dal padre e dal nonno. Per madre e figlia è stato necessario un intervento chirurgico.
In India, picchiare la moglie è socialmente accettato. Una legge in difesa delle donne, proposta al parlamento nel 2001, è rimasta deliberatamente vaga sulla definizione di violenza domestica e di fatto permette al marito di ricorrere alla violenza se questa è "necessaria per difesa personale o per proteggere i propri o gli altrui beni".
Secondo uno studio sulla violenza domestica condotto tra il 1997 e il 1999 dal Clinical Epidemiologists Network, circa il 50% di donne indiane sono vittime di violenza fisica da parte dei mariti o dei familiari del marito.
Per decenni, le associazioni per i diritti delle donne hanno combattuto ogni forma di discriminazione, la mancanza di adeguata alimentazione, scolarizzazione, assistenza sanitaria e diritti sul patrimonio familiare.
Il censimento del 2001 ha mostrato un crollo preoccupante nel rapporto femmine maschi in India. Nel 1981 c'erano 978 donne ogni mille uomini, 927 nel 2001. Una delle principali cause è stato l'avvento nelle aree rurali di macchinari facilmente trasportabili che determinano in modo veloce ed economico il sesso del nascituro.
L'aborto è una pratica comune in un paese che conta più di un miliardo di persone, la cui preoccupazione è limitare la crescita demografica.
In base ai dati del censimento, il governo ha avviato misure per fermare, se non invertire, la tendenza demografica che già mostra risultati particolarmente negativi negli stati di Haryana, Punjab e Delhi dove, in alcune aree, il rapporto femmine maschi, nella fascia d'età 0-6 anni, è di 770 bambine ogni mille bambini.
La legge sulla diagnostica prenatale (Pre-conception and Pre-natal Diagnostic - Prohibition of Sex Selection - Act) introdotta il 14 febbraio del 2003, non ha fatto altro che rendere l'aborto una pratica clandestina. Molti credono che medici e cliniche private si arricchiscano svelando ai genitori il sesso del nascituro.
Prasanna Kumar Hota, responsabile dei programmi di assistenza alle famiglie, ha invocato la pena capitale per i dottori che istigano o praticano il feticidio femminile.
"Questa pratica è una sfida alle radici della nostra società, è una vergogna che ci siano medici complici di questa perversione", ha affermato.
A ottobre il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) in collaborazione con il Ministero della Salute e Benessere della famiglia e l'ufficio del Census Commissioner ha pubblicato un opuscolo, "Mapping the Adverse Sex Ratio in India", per sensibilizzare l'opinione pubblica.
Contemporaneamente il governo ha inaugurato la campagna "Save the Girl Child", che ha visto come testimonial la giovane vincitrice di Wimbledon Sanya Mirza, un esempio di ragazza 'di successo'.
Ha fatto molto riflettere l'esperienza di Kalpana Chawla, una delle sette vittime del disastro del Columbia del 2003, nata a Kamal, nello stato di Haryana, dove il rapporto femmine maschi è sceso a 871 donne ogni mille uomini.
Negli ultimi mesi lo stato di Haryana ha conosciuto una serie di casi, simili a quello di Kalki, in cui alcune donne sono state sottratte alle famiglie che le avevano comprate in regioni lontane come Orissa e Assam, per sopperire all'assenza di donne da sposare.
L'opuscolo dell'UNFPA avverte che "arriverà presto il momento in cui sarà difficile, se non impossibile, ritrovare le ragazze scomparse".
Questo è lo scenario di un futuro non lontano che Matrubhoomi ha ritratto in maniera così scioccante ed efficace da essere acclamato alle mostre internazionali di Venezia, Kozlin, Tessalonica e Firenze.
Punkej Kharbanda, coproduttore del film, ha affermato che la madre e la sorella di Tulip Joshi, l'attrice che interpreta Kalki, si rifiutano di parlare con lei.
"Pensano che abbiamo fatto vivere a Tulip ciò che accade a Kalki nel film, e questo non me lo perdonano".
Alla prima del film, questa settimana, l'autore e regista Manish Jha, ha dichiarato che voleva scioccare il pubblico riproducendo "l'instabilità che può insinuarsi nella società a causa dell'assenza fisica, emotiva o psicologica delle donne".
L'esperienza cinematografica di Kalki, oggetto di una guerra di casta, vuole essere metafora di come la politica utilizzi i corpi delle donne per raggiungere i propri scopi nell'India moderna. Una nazione che deve ancora fare i conti con gli stupri avvenuti durante i pogrom anti-musulmani nello stato occidentale di Gujarat.
Ranjit Devraj
IPS
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