ARNE NAESS E L'ECOLOGIA PROFONDA
Paolo Vicentini La principale causa della "superficialità" del movimento ecologico attuale è dovuta al fatto che si basa su una visione ristretta dell'ecologia. L'ecologia, attualmente, è una branca della biologia che studia le condizioni di vita di organismi interagenti tra loro e con la realtà circostante organica e inorganica. Il guaio, secondo il filosofo norvegese Arne Naess, è che un movimento ecologico che si basi su questa concezione dell'ecologia non potrà mai condurre un'efficace lotta contro la crisi ambientale. L'errore dell'ecologia superficiale sta nel pensare che da essa, in quanto scienza, sia deducibile la conoscenza di ciò che bisogna evitare, come se la scienza potesse dare giustificazione delle nostre scelte di valore.
Purtroppo il modello di scienza che è prevalso in occidente a partire dal Rinascimento ha eliminato, in nome dell'oggettività, i valori dal suo ambito, limitandosi ad indicare solo quali siano i mezzi migliori per raggiungere determinati fini precedentemente stabiliti. In questo modo di vedere il mondo -proprio dell'ecologia superficiale- permane la concezione classica della scienza che, da Galileo e Cartesio in poi, distinse le qualità primarie oggettive (geometrico-meccaniche) da quelle secondarie soggettive (calore, colore, gusto, ecc.) e creò in tal modo l'idea dell'esistenza di un mondo oggettivo, spettrale e deprimente (Whitehead), contrapposto ad uno soggettivo pieno di colore e di vita. A parte le difficoltà epistemologiche intrinseche a questo modello di scienza -non si capisce, infatti, perché non si dovrebbero riconoscere come soggettive anche le qualità primarie-, rimane il fatto che esso si basa assai poco sulla nostra esperienza, è assai poco empirico!
L'ecologia profonda Naess, come anche il fisico ed epistemologo austriaco Fritjof Capra, propone di riorientare la nostra visione del mondo in armonia con le scoperte della fisica quantistica contemporanea, ma anche con la saggezza di tutte le maggiori tradizioni filosofico-religiose dell'umanità. È necessario allora, per dare "profondità" al movimento ecologico, porre l'accento sui valori ultimi. L'ecologia finora non lo aveva fatto, temendo di perdere credibilità scientifica, ma facendo questo non si era accorta che lasciava la determinazione di tali valori ai gruppi di potere economici e politici orientati verso il profitto e l'aumento indiscriminato del tenore della vita (quantità) a scapito della sua realizzazione (qualità).
Bisogna allora trascendere l'ecologia come scienza ed elaborare, attraverso lo studio dei problemi filosofici che sottostanno alla ricerca ecologica (eco-filosofia), una visione globale delle condizioni di vita dell'ecosfera di tipo filosofico (eco-sofia). Solo un mutato atteggiamento filosofico riguardo l'ecosfera potrà modificare anche le nostre scelte e azioni nei suoi confronti e il suffisso "sofia", saggezza, vuol proprio indicare la diretta rilevanza che l'ecosofia dovrebbe avere per le nostre azioni, poiché è attraverso le azioni che le persone esprimono la propria saggezza o ignoranza. Il termine "ecologia profonda" fu coniato da Arne Naess nel 1973, in un articolo in cui cercava di descrivere un approccio alla natura più profondo e spirituale. Ma fu solo nel'aprile del 1984 che Naess e George Sessions, in occasione dell'inizio della primavera e del compleanno di John Muir, elaborarono insieme una "proposta di piattaforma dell'ecologia profonda", la quale, senza avere la pretesa di essere definitiva, aveva lo scopo di esprimere alcune indicazioni fondamentali ed una base comune di partenza condivisibili da chi si schierava dalla parte dell'ecologia profonda contribuendo così a dare identità a questo movimento.
Essa può essere così riassunta: 1. qualsiasi forma di vita sulla Terra ha un valore intrinseco che va mantenuto e che gli uomini non hanno il diritto di violare se non per soddisfare bisogni 'vitali';
2. l'attuale interferenza del mondo umano nel mondo non umano è eccessiva per cui è necessaria una diminuzione della popolazione umana;
3. il miglioramento delle condizioni di vita nel pianeta richiede un cambiamento nelle politiche attuali che promuova la qualità della vita invece che un alto tenore di vita.
L'"ecosofia è" In conformità a questi principi Naess formulò una sua ecosofia che chiamò Ecosofia T, dove T è l'iniziale del monte finlandese Tvergastein su cui Naess visse da ragazzo la prima esperienza di vita semplice a contatto con la natura. Essa -Naess ci tiene a ribadirlo- non è l'unico tipo di ecosofia formulabile ma è di stimolo a far si che ogni persona matura si prenda la responsabilità di elaborare la propria risposta ai problemi attuali dell'ambiente secondo una prospettiva globale. L'Ecosofia è parte dalla concezione relazionale della realtà propria della fisica contemporanea secondo la quale le caratteristiche della realtà non sono né soggettive né oggettive, bensì relazionali. Ciò permette non solo di dare status ontologico alle sensazioni prima discriminate come soggettive, ma di concepire la persona non separatamente dalla natura: l'umanità non è inserita in un ambiente da essa distinto, ma gli organismi si costituiscono in una rete di relazioni intrinseche e perciò non possono essere concepiti a prescindere dalle relazioni fra loro e con il loro ambiente. L'esperienza spontanea della realtà comprende, insieme, aspetti emozionali e razionali vissuti come interi indivisibili, ossia come Gestalt. Tale esperienza, carica di valori ed emozioni, è altrettanto fonte di conoscenza della realtà che la fisica matematica.
È impensabile che i sentimenti siano eliminati anche all'interno di una discussione che pretende di essere imparziale, anzi, se il dibattito vuole essere approfondito, essi vanno esplicitati e chiariti, poiché un certo modo di vedere la realtà, una certa ontologia, implica una certa etica e di conseguenza una certa politica (e viceversa). Consapevoli di questo bisogna risalire alla base etica delle diverse scelte politiche, ben sapendo che i fondamenti ultimi dei nostri valori non sono dimostrabili in modo assoluto, ma comprensibili in maniera intuitiva, poiché non tutto può essere dimostrato. Ciò era chiaro ad Aristotele come è chiaro alla matematica, la quale infatti parte da assiomi o postulati non meno "soggettivi".
Conseguenza principale di questa concezione è la norma fondamentale dell'Ecosofia : ogni essere vivente ha eguale diritto di conservarsi e realizzare i propri fini, le proprie potenzialità, cioè ogni essere vivente tende ed ha diritto alla Realizzazione del Sé. Ogni nostra scelta quindi dovrebbe essere subordinata a questa priorità di valore e Naess stesso esamina le conseguenze che un tale comportamento avrebbe in tre fondamentali campi dell'agire umano: la sfera tecnologica, economica e politica.
Contro la società tecnomorfa Quando viene realizzata una innovazione tecnica si presume che l'individuo e la società vi si debbano adattare e chi è contrario viene accusato di ritardare lo sviluppo "naturale" della tecnologia. E' evidente che questo tipo di "natura" di cui si parla è creata dall'uomo. Anche in una società tradizionale, preindustriale, è innaturale bloccare la ricerca di soluzioni tecniche migliori, ma qui la valutazione del progresso o meno di una data tecnica è sottomesso agli obiettivi sociali e culturali della qualità della vita (le priorità di valore). Insomma, il progresso o è progresso della qualità della vita, ed allora può essere ottenuto anche attraverso nuove realizzazioni tecniche, oppure non è progresso, anche se si realizzassero migliaia di innovazioni tecniche. Non esiste un progresso puramente tecnico e una società deve poter essere in grado di rifiutare una tecnica "più avanzata" se le conseguenze sociali o di altro genere sono negative. La tecnologia è sempre frutto di una scelta e perciò bisogna che ogni nuova scelta tecnologica sia vagliata dalla società nel suo insieme e non da ristrette élite economiche o scientifiche della popolazione.
Uno dei pilastri del movimento ecologista superficiale è che la crisi ambientale sia una questione tecnica, cioè possa essere risolta con un ulteriore progresso tecnologico, senza nessuna modificazione a livello di mentalità o di sistema economico. Diversamente l'ecologia profonda pone l'accento sulle scelte di valore e ritiene che la crisi ambientale sia prodotta da una ideologia radicata del consumo e della produzione. Qualsiasi grande filosofia del passato scegliessimo per giudicare secondo i suoi insegnamenti l'epoca attuale (aristotelismo, buddhismo, confucianesimo, platonismo, ecc.), il suo giudizio sarebbe negativo. Esse ricercano la grandezza qualitativa (spirituale) non quantitativa (materiale), nessuna di esse considera il mercato, la produzione, insomma la "sfera economica", come fonte di norme e valori ultimi per lo stato, la società, l'individuo. Non esiste perciò alcuna articolata visione del mondo che giustifichi l'attuale ruolo dell'umanità nell'ecosfera, ci sono solo ben radicati modo di produzione e di consumo da tutti ritenuti nocivi, ma che quasi tutti non riescono o non sono disposti a cambiare perché influenzati dall'ideologia dominante. Il problema centrale di questo tipo di società è quello di aver trasformato quelli che dovevano essere solo mezzi per realizzare la qualità della vita (la tecnica, l'economia, il lavoro) in fini. È indispensabile capire questo capovolgimento di valori e riappropriarsi dei veri fini.
Lo stile di vita ecosofico è riassumibile nella massima "semplicità nei mezzi, ricchezza nei fini". Esso privilegia la qualità e non il tenore della vita, non disdegnando però se inquadrate in quest'ottica il benessere e l'abbondanza. A questo fine dovrebbe essere adottata la norma generale: "scegli un tenore di vita tale che tu possa realisticamente desiderare che tutti gli esseri umani lo possano raggiungere, se vogliono".
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