Il viaggiatore leggero
Adriano Sofri Introduzione al libro di Alex Langer, ed. Sellerio 1996
Alexander Langer è nato a Sterzing (Vipiteno-Bolzano) nel 1946, ed è morto suicida a Firenze, nel luglio del 1995. Benché abbia dedicato la sua vita intera, fin dall'adolescenza, a un impegno sociale e civile, e abbia attraversato per questa le tappe più significative della militanza politica, da quella di ispirazione cristiana a quella dell'estremismo giovanile, dall'ecologista e pacifista dell'europeismo e alla solidarietà fra il nord, il sud e l'est del mondo, e sempre alle ragioni della convivenza e del rispetto per la natura e la vita, e benché abbia ricoperto cariche elettive e istituzionali, da quelle locali al Parlamento europeo, è molto difficile parlarne come di un uomo politico. O almeno, è del tutto raro che nella politica corrente si trovi anche una piccola parte dell'ispirazione intellettuale e morale che ha guidato la fatica di Langer. La politica professata, anche quando non è semplicemente sciocca e corrotta, non ha il tempo di guardare lontano, e imprigiona i suoi praticanti nella ruotine e nell'autoconservazione. Uno sguardo che accetti di vedere lontano nelle difficoltà della convivenza contemporanea e nella minaccia che pesa sulla vita della terra, tende per forza a scegliere la profezia e a rifuggire dalla politica militante come dal proprio opposto. Langer è stato un esempio - un tentativo – unico di tenere insieme le due aspirazioni, un'intelligenza delle cose che non si lasciasse spaventare dall'enormità; uno stile di vita quotidiana che non contraddicesse, e neanche si discostasse troppo, dalle convinzioni proclamate, e anzi ne offrisse la prima verifica; e poi una dedizione pratica che permettesse di misurarsi con l'efficacia, con la faticosa e mortificante e realistica traduzione delle idee, dei desideri e delle paure, in azioni concrete. In questa scelta, Langer ha messo una misura di abnegazione insopportabile per le forze di chiunque, una disponibilità agli altri - e non solo all'idea degli altri - senza riserve, una capacità persino virtuosistica di parlare ed ascoltare tante lingue diverse, di essere in tanti luoghi diversi, di fissare tanti incontri diversi, senza rispetto di gerarchie esterne e di fame acquisite. E sempre, il suo sforzo di esserci si è accompagnato a una nostalgia di essere altrove, l'impegno strenuo del proprio tempo, e della propria attenzione, a un desiderio di un'altra vita, di una dimissione e di una conversione. Nel catalogo della vita di Langer, la colonna delle responsabilità e dei titoli accettati è lunga quanto quella dei rifiuti, delle rinunce, delle abdicazioni. Avrebbe potuto essere il leader politico, o il guru, dei verdi italiani: se ne è stato sottratto discretamente. Avrebbe accettato di fare il sindaco della sua città: ne è stato escluso formalmente per essersi rifiutato di aderire alle clausole "etniche" di un censimento irresponsabile. Nel momento dell'apparente affermazione delle liste verdi, ne ha paventato l'immeschinimento, e proposto lo scioglimento. Quando il Pci ha abbandonato la sua corazza monolitista e si è avviato verso uno scioglimento e una trasformazione, Langer se ne è proposto, così dal di fuori, segretario: e faceva sul serio. Non fu preso sul serio, allora ne lo fu abbastanza mai: troppo grande era il divario fra la sua tempra e le incombenze, le abitudini, le indulgenze reciproche e le inimicizie da cortile dei bei mondi della politica e dell'informazione. Ma questo non vuol dire che anche in quei mondi non si sapesse, o non si riconoscesse, il suo valore speciale: semplicemente, chiedeva troppo. Volete che i telegiornali trovino il tempo di ospitare le campagne di Langer e dei suoi sul debito del Terzo mondo, o i rapporti di Langer dal Kossovo o da Tuzla? Langer, che avrebbe maneggiato con maestria e profondità la scrittura, scriveva in treno, o in aereo, rubando il tempo al sonno, o al tavolo degli oratori dei convegni: bigliettini di appunti, cartoline, articoli... Gli articoli erano destinati - lo si vedrà qui di seguito - senza discriminazione a tutti coloro che ne facessero richiesta, riviste e rivistine spesso volontarie e di tiratura minima. I grandi giornali, le grandi riviste, ospitavano a volte gli interventi di Langer, così come si paga una piccola tassa: più spesso, per far trapelare qualcosa del suo lavoro indifeso, e dei temi che più gli stavano a cuore, Langer si affidava, con alterne fortune, alla posta dei lettori.
Minuziosamente, quando imperversavano le cronache sulle tangenti, Langer compilava e spediva il conto delle sue entrate e uscite, fino agli spiccioli.una stravaganza, agli occhi dei più. Chi legga ora i testi compresi in questa vasta raccolta potrà confrontare con quelli abituali della produzione politica e giornalistica contemporanea, e farsene un'idea, o confermarsela. Ma chi ha conosciuto bene Langer leggerà con meraviglia e ammirazione, oltre che con commozione, l'insieme di questi scritti. Non solo essi coprono un arco di tempo ormai lungo, ma sono stati redatti in lingue diverse e spesso rare, indirizzati a persone e comunità diverse: ritrovati insieme, offrono un immagine frammentaria certo, ma singolarmente coesa e ricca, del pensiero e dell'esperienza pratica di una persona che si è misurata davvero con le questioni essenziali del nostro tempo. Questa seria versatilità è essa stessa un modello umano esemplare, per noi europei di fine secolo, e cittadini del mondo minacciato.
Quando Langer è morto, oltre la pena della sua morte, i sentimenti e le parole di tanti, anche di chi l'aveva tenuto alla larga per invidia, o meschinità, mostrarono di aver riconosciuto la straordinarietà del suo passaggio. La Fondazione Alexander Langer ( C.P. 396, 39100 Bolzano), sarà grata a chiunque li aiuti a riunire scritti, ricordi, registrazioni, fotografie ed immagini, così variamente dispersi, di e su Langer. Per la stragrande maggioranza dei lettori, anche quelli che hanno conosciuto Langer e il suo lavoro, si tratta di testi di fatti inediti, data la loro collocazione disseminata e "minatoria". La raccolta del "Viaggiatore leggero" è stata resa possibile dall'autorizzazione e dalla partecipazione di Valeria Malcontenti, cui siamo affettuosamente riconoscenti.
avremmo bisogno in italia di un partito che porti il nome di alexander e che segua il suo lascito intellettuale sociale e politico.
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