POSSIBILI PRIORITÀ NELLA RICERCA DI UN BENESSERE DUREVOLE
di Alex Langer
I passi che qui si propongono -intrecciati ed interdipendenti tra loro fanno parte di una visione favorevole al cambiamento e potrebbero a loro volta incoraggiare nuovi cambiamenti.
Purché ogni passo limitato e parziale si muova in una direzione chiara e comprensibile, ed i vantaggi non siano tutti rimandati ad un futuro impalpabile.
a) bilancio ecologico
Gli attuali bilanci pubblici e privati sono tutti basati su dati finanziari. Sintanto che non si avranno in tutti gli ambiti (Comune, Provincia, Regione, Stato, UE, ...) accurati bilanci della reale economia ambientale che facciano capire i reali "profitti e le reali perdite, non sarà possibile sostituire gli attuali concetti di desiderabilità sociale, e tanto meno un cambiamento dell'ordine economico.
b) ridurre invece che aumentare i bilanci
Ogni discorso sulla necessità della svolta resta assurdo sino a quando la crescita economica resterà l'obiettivo economico di fondo e sino a quando i bilanci pubblici e privati punteranno ad aumentare di anno in anno. La parte industrializzata del pianeta dovrà finalmente decidersi alla crescita-zero e poi alla riduzione -naturalmente con la necessaria cautela e moderazione per non causare dei crolli sociali o economici.
c) favorire economie regionali invece che l'integrazione nel mercato mondiale
Sino a quando la concorrenza sul mercato mondiale resterà il parametro dell'economia, nessuna correzione di rotta in senso ecologico potrà attuarsi.
La rigenerazione delle economie locali, invece, renderà possibile -tra l'altro - una gestione più moderata e controllabile dei bilanci, compreso quello ambientale.
d) sistemi tariffari e fiscali ecologici, verità dei costi
Di fronte ad un mercato che addirittura postula e premia comportamenti anti-ecologici, visto che non ne fa pagare i costi, si rende indispensabile uh sistema fiscale e tariffario orientato in senso ambientale, che imponga almeno in parte una maggiore trasparenza e verità dei costi: imprenditori e consumatori devono accorgersi dei costi reali del massiccio trasporto merci, degli imballaggi, del dispendio energetico, dell'inquinamento, del consumo di materie prime, ecc.
e) allargare e generalizzare la valutazione di impatto ambientale
Tutto quanto viene oggi costruito (opere, tecnologie, ecc.), produce impatti e conseguenze di dimensioni sinora sconosciute. La valutazione di impatto ambientale - nel senso più comprensivo di una reale valutazione delle conseguenze ecologiche, ma anche sociali e culturali a breve e lungo termine di ogni progetto - dovrà diventare il nocciolo di una nuova sapienza sociale, e va quindi adeguatamente ancorata negli ordinamenti. Così come altre società, passate o presenti, proteggevano con norme fondamentali e tabù (sulla guerra, l'ospitalità, l'incesto...) le loro scelte di fondo, oggi abbiamo bisogno di norme fondamentali a difesa della valutazione di impatto ambientale - non importa se si tratti di autostrade, missili, biotecnologie, forme di produzione di energia o introduzione di nuove sostanze chimiche di sintesi. Tale valutazione non potrà avvenire senza l'intervento dei più diretti interessati e postulerà una Corte ambientale a suo presidio.
f) redistribuzione del lavoro, garanzie sociali
Solo una vasta redistribuzione sociale del lavoro (e quindi dei "posti di lavoro" socialmente riconosciuti) permetterà la necessaria correzione di rotta. L'ammortamento sociale degli effetti prodotti da scelte di conversione ecologica (che si chiuda una fabbrica d'armi o un impianto chimico..) è un investimento importante ed utile quanto e più di tanti altri, e se si indennizzano i proprietari di terreni che devono cedere ad un'autostrada, non si vede perché altrettanto non debba avvenire nei confronti di operai o impiegati che devono cedere alla ristrutturazione ecologica.
g) riduzione dell'economia finanziaria, sviluppo della "fruizione in natura"
Sino a quando ogni forma di economia sarà canalizzata essenzialmente attraverso il denaro, sarà assai difficile far valere dei criteri ecologici, e ci saranno pesanti ingiustizie socioecologiche: chi può pagare, potrà anche inquinare. Un processo di "rinaturalizzazione" - che allontani dalla mercificazione generalizzata (dove tutto si può vendere e comperare) e valorizzi invece l'apporto personale e non fungibile - potrebbe aiutare a scoprire un diverso e maggior godimento della natura, del lavoro, dello scambio sociale. Le "res communes omnium" (dalla fontana pubblica alla spiaggia, dalla montagna alla città d'arte) non si difendono col ticket in denaro, bensì con l'esigere una prestazione personale, con un legame col volontariato, ecc.
h) sviluppare una pratica di partnership
La necessaria autolimitazione ecologica riesce più convincente se si fa esperienza diretta di interdipendenza e partnership: nella nostra attuale condizione, forse potrebbero essere alleanze o patti "triangolari" (Nord/Sud/Est) quelle che meglio riflettono il nesso tra i cambiamenti necessari in parti diverse, ma interconnesse del mondo. L"'alleanza per il clima" ne può fornire una interessante, per quanto ancora parzialissima, esemplificazione.
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