Il 27 maggio e il 15 giugno ho scritto due interventi
(Elezioni: il Re è nudo, qualcuno troverà le mutande? e
Europa: Il Parlamento di Arlecchino) che analizzano risultati e conseguenze delle elezioni europee del 26 maggio e di altri risultati elettorali del periodo, dalle politiche e amministrative in Spagna ( con Barcellona e Madrid fra gli altri) alle amministrative e regionali (Piemonte) in Italia. Mi sembra che le riflessioni si adattino bene anche alle più recenti elezioni politiche in Grecia con cui si chiude la meteora Syriza di Tsipras e come in un tragico gioco dell’oca si torna alla casella di partenza: i Conservatori di Neo Demokratia tornano al governo con Mitsotakis (figlio).
La formazione dei gruppi al PE ha seguito il copione prevedibile da mesi, la prevedibile alleanza del vecchio-nuovo gruppo che comprende En Marche di Macron con i due alleati di prima (Popolari e Socialisti) in una nuova-vecchia, anzi vecchissima maggioranza. Prevedibile anche l’isolamento dei 5Stelle che non hanno potuto costruire alcun gruppo e sono finiti nell'ottavo gruppo: NI (cioè i non iscritti che noi chiamiamo gruppo misto). Non ho mai dato credito neanche per un attimo agli annunci prelettorali di Di Maio su un nuovo ipotetico gruppo al PE.
Non è una polemica con Di Maio, anche se chi minimamente conosce il quadro delle forze europeo vedeva quanto fosse poco credibile l'annuncio, ma una costatazione di quanto sia indietro lo scenario politico europeo che neppure comprende uno dei soggetti più interessanti dell’Europa come i 5Stelle collocandoli alla leggera nei rivoli locali del populismo. Quella al PE è stata una tragica occasione mancata già nel 2014 per Verdi, Podemos e alcuni altri per costruire con il M5S un dirompente scenario di alternativa, l’unico possibile peraltro.
E come sempre le occasioni mancate si pagano, che è quanto stà avvenendo. Non solo per Podemos e i 5Stelle ma anche per i Verdi collocati fra i vincitori mentre il loro composito gruppo è il quarto di fatto alla pari con I&D (Identità e Democrazia) di Salvini e Le Pen. In realtà più indietro perché ospitano nel gruppo parecchi aggregati indipendenti (dai Pirati ad alcuni autonomisti e socialisti radicali).
E per porsi almeno come terzo polo europeo dovrebbero più che raddoppiare i loro 74 seggi attuali. Mentre la GUE cioè la sinistra europea si stà gradualmente spegnendo prima per mancanza di idee poi per mancanza di seggi, oggi ridotti a 42 con modeste diatribe irrisolte al loro interno. La penosa lacerazione interna di Podemos è l’esempio più grave.
Tutto come prima quindi con qualche sovranista-populista o destrorso (o come volete chamarli) in più. Rompono le palle, è vero, ma solo per fare scena sui media che in genere gliela offrono volentieri perché in fin dei conti non danno fastidio a nessuno. Anzi riempono le prime pagine dei media europei che così evitano accuratamente di mettere in evidenza qualche serio problemino che ha l’Europa e il Pianeta e che imporrebbe di parlarne in modo approfondito e urgente.
* Per esempio, la crisi del clima e l’inquinamento che stanno accellerando.
* Per esempio, i giochi di guerra a cui l’apparato militare USA si esercita con l’Iran essendo un po’ al tramonto, ahimè, il badget degli incassi sia sullo scenario guerriero Iraq-Siria-Isis che quello dell’Afghanistan.
* Per esempio, la crisi demografica priva di qualunque controllo con il declino dell’Europa e l’ipersviluppo demografico in almeno tre continenti con la sua inevitabile appendice delle migrazioni di massa crescenti.
* Per non parlare di povertà e corruzione, scenari dilaganti a tutte le latitudini come prodotto evidente di assenza e crisi di leadership e di progetti. Una volta si parlava di weltanschaung, cioè di formulare una visione del mondo che dovrebbe rendere possibile e magari gradevole il futuro dei nostri popoli e tutelato il nostro pianeta almeno per il secolo in corso. Questione invece di scarso interesse per la gran parte dei leader attuali del mondo.
Nei miei interventi cercavo di trovare gli aspetti comuni che uniscono forze diverse che si dichiarano alla ricerca di una vera alternativa sociale, ecologica, popolare, con un approccio culturale che contesti l’idea della crescita senza limiti e insieme dell’austerità, del cosiddetto neoliberismo come unico modello possibile di progresso. In particolare seguo e in qualche modo sostengo da anni con interesse i 5Stelle italiani, ma anche l’esperienza storica dei Verdi tedeschi e la novità che dal 2014 sembrava emergere in Spagna con Podemos. Praticamente le tre più importanti esperienze che conosco e fra le poche che hanno ottenuto un qualche rilievo elettorale e sociale significativo. Il resto è tutta fuffa minoritaria.
Ho più volte sottolineato l’aspetto assolutamente più rilevante nel campo istituzionale di questa epoca storica: la tendenza consolidata e crescente all’astensionismo elettorale, che è in quanto tale un fenomeno sociale rilevante da capire. Voglio ricordare, con un certo disagio, che nel 1968 nelle elezioni politiche italiane andava a votare il 98% degli elettori.
Pochi i commenti di merito sui miei interventi. A parte quelli che mi riproponevano la necessità di una sinistra ...(buonanotte !), sostenere i verdi .. (questi italiani, no grazie! ), ripensare ad un nuovo Ulivo .. (viva la Xylella !), dare spazio alla Bonino..(quella berlusconiana o quella piddina ?), interventi nel merito pochi.
Sono convinto che dalle sconfitte si può e si deve imparare molto. Perché Salvini come Trump, Tsipras come Macron, Erdogan come Al Sisi sono il prodotto di una sconfitta storica o meglio di un fallimento per inadeguatezza: della sinistra come dell’ambientalismo, del pacifismo come del multiculturalismo, tutti prodotti del secolo scorso come tali oggi inutilizzabili.
E quindi bisogna buttare tutto al macero e ricominciare da zero: riscrivere una nuova storia di idee, di culture e di lotte all’altezza dei decenni che verranno che saranno letteralmente “ infuocati” da tutti i punti di vista.
Concludevo quasi due mesi fa le mie riflessioni in modo apparentemente azzardato: “ Da domani forse serve altro: proporre al centro della scena, ma proprio al centro, fuori dagli incubi delle destre e delle sinistre, una larga alleanza popolare, ecologista, sognatrice e radicale, che sollevi lo sguardo dal proprio ombelico, che non sia ossessionata solo dalle elezioni, che guardi il futuro, aspiri ad essere maggioranza sociale e non gruppuscolo e proponga con realismo una rivoluzione per vivere felici. Non chiedetemi come, so che è difficile ma non c’è altro di più realistico.”
Fra i pochi Igor Giussani su
www.decrescita.com pubblicando il mio intervento, cosa per cui lo ringrazio, entra nel merito in particolare di questa mia conclusione ponendo quattro argomenti che la rendono difficile da condividere. Argomenti tutti assolutamente ragionevoli ma non sufficienti per concludere
“ Nun Se Pò Fa”. Io dico che si può fare. Anche perchè non si può fare altro. Provate a dire alla Greta quindicenne vostra vicina di casa che non si può fare ....
Che si voglia fare un blog, scrivere un libro, organizzare un seminario o un convegno internazionale, fare il giornalista free lance nei campi di rifugiati siriani o dedicarsi a salvare i profughi in mare, organizzare un comitato ambientalista o una associazione di immigrati marocchini, fondare un partito ecologista che non c'è o un movimento popolare di liberazione del pianeta che servirebbe, nel secolo della crisi climatica dobbiamo buttare a mare tutta l’immondizia culturale che ci tiriamo dietro dal secolo scorso e con santa pazienza ricominciare a scrivere un nuovo possibile percorso di alternativa a partire da tutto quello che di interessante di recente è nato, è cresciuto e forse è già fallito. Perché le sconfitte insegnano molto, anzi moltissimo, ma solo a chi ha intenzione di imparare.
PS. Nei prossimi giorni uscirà un mio lungo intervento sulle riforme istituzionali e costituzionali che si stanno facendo, alcune buone altre no, su quelle che non si stanno facendo e si potrebbero fare. Anche su questo terreno andrebbe costruita una Alternativa credibile e comprensibile di riforme che oggi assolutamente non c’è.
Massimo Marino
Torino, 14.07.2019