PRIMA ERANO QUELLI DELLE RIVOLUZIONI
di Maurizio Di Gregorio
Prima erano quelli delle rivoluzioni. Rivoluzioni assai particolari che non avvenivano mai oppure avvenivano sempre altrove. Oppure sempre rivoluzioni procrastinate nel tempo, in attesa delle condizioni ottimali. Rivoluzioni fuori dal proprio luogo o fuori dal proprio tempo. Eppure rivoluzioni comode da sognare sia la sera che la mattina, tanto utili e formative della propria identità personale per la quale rinunciarvi non era proprio possibile.
Un comportamento normale negli anni di gioventù la cui persistenza in età adulta costituisce però una deriva patologica: ovvero il rifiuto sia di rendersi conto del reale come della mancanza di volontà e capacità di avere rapporti con essa. In due parole il rifiuto di crescere e di divenire adulti e responsabili.
Solo così, in fondo, si può spiegare l’avvilente continua e ripetuta baraonda di scissioni di quelle che furono (e non sono proprio più) sia le sinistre radicali che le destre radicali.
Occorre osservare e riconoscere che molti cosiddetti trasformatori del mondo, pur elaborando teorie fini e sofisticate, non incidono di un millimetro la situazione circostante e a lungo andare sono semplicemente trasformati dal sistema stesso a cui si oppongono.
E in questa dinamica assai spesso divengono peggiori di colori che avversavano: nella vita, nel lavoro, nelle relazioni.
Come nell’attesa messianica di ogni credente, per loro il presente è sempre svilito in nome di un radioso sol dell’avvenire che - ricordiamolo - così tanto ha funestato il secolo scorso.
Eppure l’utopia eletta a fondamento della propria esistenza presenta anche un risvolto ed un pericolo psicologico forse non adeguatamente indagato. Un errore sottile ma sostanziale sia di percezione che di azione nel reale.
Perché mai cambiare oggi davvero le cose, se per loro, il bello è oltre il cambiamento,dopo la rivoluzione, in un futuro radioso e mai nel grigio oggi? Ecco una ragione arguta e insidiosa per non cambiare oggi mai nulla veramente.
E per non partecipare mai a nessun cambiamento. Solo così può essere spiegata l’incapacità di riconoscere il Movimento 5Stelle come agente di un cambiamento sia anticasta che ecologico e di giustizia sociale. E pertanto di riuscire a parteciparvi.
Non vedono e non riconoscono il nuovo e quando esso mostra di arrivare, lo rifiutano sdegnati: guai a disturbare il torpore delle loro pseudocoscienze rivoluzionarie ieri e finte progressiste oggi.. Questo nuovo – essi dicono – come in tutte le età avanzate – non è realmente nuovo, vi manca sempre qualcosa, al massimo è insufficiente.
Con la stessa logica per la quale taluni rimandano sempre il tempo di metter su famiglia perché manca sempre qualche elemento, altri evitano ogni loro coinvolgimento in qualsiasi innovazione socio-politica.
Si dipingevano rivoluzionari, si sono stati rivoluzionari realmente mancati, ma sono poi divenuti dei conservatori reazionari, altro che progressisti.
Solo così si possono definire quei criticoni da tastiera o da bar che avversano il governo del cambiamento e rimpiangono quelli precedenti degli inciuci partitocratici, delle mafie e delle corruzioni, della compromissione politica di qualsiasi ideale e utopia. Oppure si trincerano dietro a posizioni ancora più astratte e falsamente perfette e utopiche.
Si, perché, negli anni sono stati proprio quelli delle rivoluzioni mancate, a divenire gradualmente nel corso del tempo, il puntello di ogni potere vigente al quale si sono appoggiati in cerca di compensi regalie e riconoscimenti. Giornalisti, Soloni dell’insegnamento e intellettuali di tutte le guise sono divenuti i pilastri del sottogoverno di sistema. Accanto a loro, schiere di raccomandati, cooptati e prepensionati, sinanche salvati in extremis.
Dipendenti da stipendi e da appalti gonfiati, beneficiari di vitalizi e incarichi sotto mille forme – talvolta insospettabili. Essi sono comunque i ceti garantiti, ingrassati e protetti dal malaffare di stato, ne hanno ricevuto ricompense economiche immeritate e un alibi di rispettabilità che cadrebbe se un cambiamento svelasse le loro complicità ripetute e continuate.
Chi stava bene ed era favorito dal sistema poteva non comprendere che tutt’intorno l’intera Italia stesse soffrendo e andando in malora. Ciò è stato possibile per parecchi anni, troppi, in cui nessun reale cambiamento si è prodotto.
Ecco ora li potete vedere tutti uniti in coro contro i 5Stelle al governo. E apparentemente, solo apparentemente contro la Lega. Verso la Lega e Salvini – essi sono segretamente grati, poiché gli offrono dimostrazione dell’esistenza di una destra possibilmente pericolosa, anche xenofoba e razzista, in fondo proprio fascista.
E questa proiezione agisce da elemento rassicurante per la loro identità e per la loro ignavia. Così che i loro burattinai sperano di resuscitare una mobilitazione contro le destre fasciste. E per ottenerla le creano e le ingigantiscono.
Non è stupefacente notare come Salvini con una ventina di semplici dichiarazioni estemporanee (e quasi nessun atto formale) sia stato pompato ed eletto come principale politico di riferimento da giornali e tv di sicura fede progressista e democratica? Così, con l’appoggio strumentale dei media della sinistra Salvini passa in pochi mesi dal 4 al 17% prima e poi al sondaggiato 30% di oggi.
Salvini agitato come spauracchio diviene lo spaventapasseri ideale per i gonzi manipolati dalle false sinistre. Tutto in funzione anti5stelle: guai se quelli del Movimento 5Stelle dovessero andassero avanti. Il loro procedere svelerebbe il fallimento globale delle Bonino, i Fratoianni,i Bonelli, i Renzi i Bersani e i Veltroni. E allora per i falliti ed i mediocri di casa nostra meglio tornare a combattere i fascisti …. magari insieme a Berlusconi e, nel caso, finanche con la Meloni!
La ricetta è pronta per tutti coloro che si sono rivelati in grado di non saper gestire neanche un parco giochi.
Cosa non si fa pur di non crescere! E restare nell’irrealtà dell’illusione, unica coperta residua per colpevoli e complici…. del fallimento della democrazia e di quest’epoca nel suo insieme.
Nel 1968 Charles De Gaulle, capo dell’allora governo francese convocò alcuni tra gli studenti contestatori. Qual’é il vostro obiettivo? - gli chiese. Combattere l’imbecillità – essi risposero. Al che De Gaulle commentò: è un obiettivo veramente ambizioso.
Cari 5Stelle, così giovani e volenterosi, ingenui e naives, non potrete mai farcela contro nemici così imponenti. Non vogliono che si comprenda che non siete da soli al governo e non avete mano libera né esente da errore.
Per tali motivi e circostanze, o possedete il segreto della risata seppellitrice o avrete bisogno di allearvi con il vento e con il fuoco.
Maurizio Di Gregorio
Nemi, 31-10-2018
Il problema, caro Maurizio, è che l'immagine dell'utopia al potere è sempre appartenuta al mondo del romanticismo piuttosto che a quello della pratica politica.
Il M5S, che invece nella pratica ha dimostrato che l'utopia e la visione possono realizzarsi pur nascendo da un ristretto cerchio di persone (due!), é l'esempio vivente e vigente che il romanticismo era solo la scusa per dettare pensieri alti che nascondessero la propria inadeguatezza nel voler cambiare lo stato delle cose.
Oggi che l'utopia ha rotto lo schermo dell'ipocrisia dell'iperrealismo, quando cerca di mettere in pratica la propria cura (che è poi mutuata dai bisogni e dalle necessità che sono sotto gli occhi di tutti) applicando una netta dose di praticità e di buon senso, ecco che allora ci si sveste dei panni dei disfattisti e si indossa la veste degli scienziati depositari della verità vera.
E il risultato è che c'è grande confusione sotto il cielo, ed è quindi proprizio il momento di affondare la lama!
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