DESTRA E SINISTRA OSTILI AL CAMBIAMENTO: UN TRAGICO ERRORE
di Massimo Marino
Si insiste da più parti nel collocare il terremoto politico che investe l’Italia nel più generale scenario della crisi dei sistemi politici tradizionali dell’Occidente, travolti dal cosiddetto populismo da una parte, dai fenomeni migratori dall’altra e infine aggrediti dal radicalismo terrorista di matrice islamica.
Sono sempre più convinto invece che assistiamo ad una importantissima fase di trasformazioni radicali in atto nel nostro paese del tutto diversa dal resto dell’Occidente, che apre scenari nuovi, utili anche al di fuori delle nostre frontiere, che andrebbe attentamente interpretata, prudentemente sostenuta o criticamente giudicata liberandosi di schemi mentali suggeritici o ereditati dal passato, del tutto inutili e addirittura pericolosamente autolesionisti.
Le caratteristiche di quanto avviene nel nostro paese sono talmente insolite e impreviste che continuando ad utilizzare gli schemi culturali e le classificazioni politiche tradizionali (la destra e la sinistra, o il cdx e il csx, i fascisti e i democratici, razzismo e antirazzismo, populismo e ideologie liberali, nazionalismo o globalizzazione) la rappresentazione dei fatti e dei soggetti politici e sociali come sono rappresentati mediaticamente diventa poco comprensibile e facilmente mistificabile.
La crisi del sistema sociale e politico è talmente profonda che il segnale più evidente è la scomparsa degli intellettuali, intendo di quelli onesti o almeno capaci di analisi, previsioni e magari proposte attendibili. Economisti, sociologhi, filosofi, antropologi, comunicatori, sondaggisti, educatori, religiosi. Nella maggior parte degli eventi italiani e non solo degli ultimi 10-15 anni non ne hanno azzeccata una. Malgrado i più diversi media ci sommergano e a parte i mentitori per vocazione, con difficoltà e raramente si leggono analisi (e proposte) utili per gestire in positivo la rottura sociale in atto.
I risultati sorprendenti delle elezioni politiche del 2013 e del 2018, non sono però per niente congruenti con le elezioni amministrative e locali. In 22 regioni, 8000 comuni e quanto rimasto delle 110 province non abbiamo affatto la stessa composizione del Parlamento e le spiegazioni mi sembrano troppo banali. Il segnale della rottura sociale si era già espresso con i referendum del 2011 su nucleare e acqua pubblica, ma è emerso in modo dirompente con il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.
Un referendum proposto da un partito che aveva in mano gran parte dell’Italia da anni, che ancora oggi controlla con propri fedeli tutta la televisione pubblica (fino ai cameramen e gli usceri), sostenuto da confindustria, vertici delle banche, della finanza, della burocrazia europea, da parti prevalenti degli altri media televisivi privati e praticamente dalla quasi totalità dei media di carta, che aveva decine di migliaia di eletti che disponevano di risorse economiche rilevanti (altro che casse vuote), che aveva dalla sua reti di clientela decennali e episodi non rari di contiguità con gruppi di malaffare.
Malgrado tutto questo perde il referendum in modo clamoroso, con una partecipazione consistente e il rifiuto del 60 % degli elettori. Un referendum che si pone l’obiettivo di profonde e gravi modifiche istituzionali, elettorali, costituzionali. E, attenzione, il risultato da nessun punto di vista è espressione di un partito ma è invece apertamente in difesa della Costituzione.
E’ mia opinione che nell’arco di questi pochi anni si è disgregata quell’alleanza sociale (che ho chiamato la palude di centro) in cui convivevano diversi gruppi di interesse, nella finzione del bipolarismo fra centrodestra e centrosinistra ritenuto eterno dall’imposizione di sistemi elettorali maggioritari. Alleanza composta da gruppi diversi ma nella sostanza solidali nell’impedire qualunque possibilità di cambiamento riformatore.
Un'unica palude di centro, con al centro appunto PD e Forza Italia e numerosi satelliti e gregari a destra e sinistra incapaci di una propria consistenza o progettualità autonoma, che vedeva in Parlamento un continuo transito da un gruppo all’altro (i cosiddetti “ cambi di casacca”) senza che nessuno ponesse problemi di sorta.
I casi Migliore e Verdini sono esemplari. Un fenomeno tollerato quando non favorito che non ha omologhi nel resto dell’Europa, neppure nei paesi asiatici o latino-americani, né nel continente africano o in Medioriente. Un caso unico al mondo.
Va di moda fra i canuti intellettuali della sinistra morente che la negazione del binomio destra -sinistra come unica chiave valida di lettura del presente sarebbe una lettura di destra. Non riescono più a capire la realtà, non hanno più legami con la loro origine genetica, e quindi sostengono una scemenza. Così come quelli morenti di destra, orfani di una DC che con la sua componente conservatrice teneva comunque sempre il pallino del potere, che sostengono invece che i nuovi populisti sono in realtà comunisti mascherati.
Bisogna riconoscere che il cervello di un europeo quarantenne-ottantenne di oggi, cioè del secolo scorso, fa fatica a evitare lo schema di riferimento destra-sinistra per interpretare i fatti politici, forse proprio come un musulmano classifica il vicino solo come sciita o sunnita, o un arabo della Cisgiordania vede solo israeliani o palestinesi. O come molti catalani di oggi vedono solo unionisti o indipendentisti.
La nascita del governo promosso dall’iniziativa del M5Stelle non corrisponde affatto allo slogan lo stato siamo noi . Lo Stato non è un’aula del Parlamento e per adesso lo hanno ancora altri. Il M5Stelle non governa nessuna delle 22 Regioni, né il 99% dei Comuni. Il 99,9% delle nomine espresse da migliaia di enti pubblici, comprese quelle della Lega, non hanno nulla a che fare con il M5Stelle.
E neppure è vero che la stesura del contratto con la Lega corrisponde ad una “grande comunanza di obiettivi “ fra i due protagonisti. Non raccontiamoci favolette. In sé il metodo del contratto come impegno di legislatura è correttissimo ed esemplare di quanto si dovrebbe fare sempre una volta che gli elettori si sono espressi senza trucchi elettorali tipo porcellum o coalizioni prevoto che sbeffeggiano poi la scelta dei votanti. Fino a ieri invece le coalizioni nascevano dopo un intenso confronto.. sulla suddivisione delle poltrone.
Semplicemente in assenza di altri interlocutori (per numeri e/o per lungimiranza) il M5Stelle ha fatto il meglio possibile per allontanare dal centro vitale della società il vecchio sistema di alleanze sociali che con la unione di destra e sinistra aveva formato da anni una palude irrespirabile. Il patto del nazareno ne è stato solo l’ultima, più penosa, versione semipubblica. Inevitabilmente il contratto si porta dietro un interlocutore come la Lega con tutte le sue connotazioni interne destrorse e xenofobe. Ma i problemi sono altri.
Soprattutto il retaggio del sostegno alle grandi opere inutili (ma redditizie per i gestori) e la indifferenza alle tutele ambientali e alla crisi climatica (una miniera d’oro permanente per i trasgressori) che nella Lega si è consolidato nella frequentazione istituzionale del centrodestra degli ultimi anni. Due nodi preoccupanti e pesanti che insieme agli altri rendono dura la tenuta del governo per 5 anni e che potrebbero già diventare dirompenti fra pochi mesi con il voto delle elezioni europee.
Dove è probabile che il vero confronto-scontro elettorale sarà proprio fra M5Stelle e Lega.
Non dimentichiamo che nel 2019 si vota anche in Emilia-Romagna, Piemonte, Sardegna, Abruzzo, Calabria, e nel 2020 in Toscana, Marche, Umbria, Puglia, Veneto, Campania, Liguria. Dodici regioni dove, non essendoci doppio turno, la tentazione della Lega di correre da sola o comunque imponendo la piena egemonia nel cdx sarà fortissima.
Con PD e altri ai margini, con una sinistra e gli ambientalisti inesistenti, di fatto lo scontro sarà fra i due comprimari di governo. E’ dallo scontro fra loro che alla fine si misurerà in che paese vivremo.
Non so quanto consapevolmente, il M5Stelle sta tentando la costruzione di quanto esattamente serve per avviare il cambiamento riformatore del paese e, si spera, dell’Europa: un grande Centro politico radicalmente riformatore, radicale non moderato, che metta al centro una visione strategica di tipo ecologista sviluppando davvero azioni di conversione ecologica che danno un futuro possibile al paese.
Ma anche in grado di raccogliere in sé o accanto a sé quanto di utile e condivisibile è stato espresso in passato e poi abbandonato dalla sinistra politica a riguardo della dignità del lavoro, dei diritti di cittadinanza e della riduzione della precarietà sociale.
Bisogna far risalire almeno 10 milioni di italiani che stanno al di sotto o al limite della sopravvivenza ad un livello di dignità accettabile. Questo è il prerequisito per affrontare il tema dei migranti e insieme riconoscere la richiesta di sicurezza e di tutela della convivenza delle famiglie.
Trovare una soluzione “europea” ai flussi migratori che li riduca, li regolarizzi, li tolga dalle mani di aguzzini, schiavisti, gruppi mafiosi. Che elimini il percorso della clandestinità che è inaccettabile. Che renda sostenibile convivenza e tolleranza. In alternativa c’è lo scontro sociale.
La divisione dell’Italia in razzisti e antirazzisti, molto alimentata dai padroni dei media, è una pericolosa sciocchezza che tenta di ripolarizzare in modo improprio la società italiana. E’ una operazione culturale contro la novità rappresentata dal M5Stelle nelle Istituzioni per riportarle al controllo della vecchia alleanza sociale.
Salvini e soci, a cui si fa impropriamente gratuita propaganda, non fanno paura a nessuno fra quelli che amministrano tutti i “poteri forti” della società italiana, anzi. Mentre qualche ingenuo spadaccino su Facebook o incallito lettore di Repubblica si cimenta nello scambio degli insulti confuso con la politica attiva, lo scontro che conta sul futuro del paese si rischia che avvenga solo nelle stanze chiuse del governo.
A quando scendere in piazza per contrapporre alle grandi opere inutili da abbandonare come la TAV le nostre grandi opere utili ? Ad esempio l’urgenza di 1000 km di reti metropolitane per cambiare la mobilità urbana o risolvere le bonifiche e le manutenzioni dimenticate del territorio a cominciare dalla soluzione definitiva del problema amianto ?
Se dovessimo gestire il problema epocale delle migrazioni con i toni e i contenuti di vari antirazzisti militanti (a volte persone che apprezzo personalmente ma non vorrei come possibili comandanti della mia nave nella tempesta) magari promuovendoli per un momento ministri, ci metteremmo la coscienza in pace ma nel giro di sei mesi ci troveremmo in Italia un partito fascista e xenofobo con il 60% degli elettori. Non mi sembra il caso. Dobbiamo uscire da questa spirale perversa.
Se vogliamo “aprire le porte” a tutti i migranti che lo chiedono (quelli che abbiamo alle porte sono solo una piccola parte di quei 70 milioni in marcia nel pianeta, in rapido aumento causa la crisi climatica ) dobbiamo essere in grado di farli entrare in una casa vivibile, dove possano davvero cambiare vita, di cui conoscano e rispettino le regole. E per farlo ci vuole chiarezza politica, risorse ingenti, solidarietà sociale diffusa.
Il destino predeterminato e scontato non può essere l’avvio alla prostituzione per le donne (che si fa finta di non vedere), il neoschiavismo nell’agricoltura in mano ai caporali (di cui da 10 anni ogni tanto riscopriamo l’esistenza), la rete capillare dello spaccio di droghe in tutte le città del paese (con la sua scia di degrado e di morte). Dei circa 600mila “irregolari” entrati nel paese negli ultimi anni meno di un terzo è identificabile in una struttura di accoglienza, gli altri sono da considerare “clandestini”. Non possiamo considerare accettabile la “scomparsa” di decine di migliaia di entrati in totale clandestinità (per non parlare dei 10mila bambini , maschi e femmine, di cui non si hanno più tracce).
Non ho una chiara idea dei tempi, dei modi, delle risorse necessarie con cui ridare ordine ad una drammatica questione che ha un impatto planetario. Ma di una cosa sono certo: che non si possa dividere il paese fra razzisti ed antirazzisti: chiunque proponga soluzioni semplici a problemi così complessi - dal « porte aperte per tutti perché non c’è problema » al « ributtiamoli tutti a mare perché ci sono prima gli italiani » - vi sta ingannando di sicuro. Oppure è un pericoloso irresponsabile.
Mi sembra che il M5Stelle, che ha in realtà sulle spalle la gran parte dei settori e dei ministeri che toccano le principali emergenze del paese, stia tentando di lavorare seriamente anche in questo settore, che è solo uno dei tanti su cui urge ricostruire dalle macerie con la massima radicalità e intransigenza.
Il contratto impone compromessi e mediazioni che però hanno un limite, oltre il quale il rischio di annebbiare la propria identità deve prevedere anche lo scenario della rottura. Che personalmente non mi auguro affatto ma che è uno scenario fra quelli assolutamente possibili.
Sarebbe bello e utile che altre componenti nel mondo della sinistra, dell’ambientalismo, del civismo, avessero peso e ruolo in questo percorso di cambiamento. Che si sfilassero dal rischio di essere utili idioti per diventare protagonisti veri.
E che anche parti rilevanti del paese orientate in modo conservatore venissero sottratte alle tentazioni xenofobe che si diffondono in giro per l’Europa. Per il momento questi protagonisti non emergono. Ma almeno non facciamoci male da soli. Un paese dei diritti e dei doveri, della convivenza, della dignità e della sicurezza per tutti è possibile. E in tantissimi lo auspicano.
Massimo Marino
29 agosto 2018
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