UNA TERRA UNA UMANITA' UN FUTURO
di Satish Kumar
Sostituire la vecchia storia della separazione con la nuova storia dell’unità e sposare il radicalismo radicale è l’ imperativo dei nostri giorni.
La separazione - l’idea che le cose viventi esistano individualmente, isolate le une dalle altre – è stata una storia dominante per molti secoli. Questo approccio intellettuale, persino ideologico, alla vita, occasionalmente ha il suo valore, ma i suoi limiti, in effetti i suoi danni, diventano sempre più evidenti.
Il primo, e più ovvio, è la separazione che esso implica tra umani e Natura. Siamo arrivati a pensare che la Natura sia qualcosa di esterno; che le colline, i fiumi, gli oceani, le foreste, gli animali e gli uccelli siano Natura, una cosa distinta dagli esseri umani e dalle nostre azioni. (Potete consultare qualsiasi dizionario per trovare questa definizione moderna.) Questa definizione sostiene e addirittura legittima l’idea che il mondo naturale sia a noi subordinato e che esista per soddisfare i nostri bisogni.
Seguendo tali idee di separazione, lo scopo di molta parte di scienza, tecnologia, industria ed economia è perciò diventato quello di conquistare la Natura e di utilizzarla per soddisfare gli umani bisogni e, fin troppo spesso, l’umana avidità. Pertanto possiamo fare alla Natura quello che ci pare; possiamo abbattere le foreste pluviali, pescare in eccesso negli oceani, massacrare animali a milioni con la nostra agricoltura industriale, avvelenare il suolo con agenti chimici e uccidere creature selvatiche alla ricerca del piacere, del potere o del divertimento. Secondo questo modo di vedere la Natura non ha anima, non ha spirito, non ha intelligenza, non ha memoria. La Natura è inanimata.
Ma se andiamo al suo significato originario, ci accorgiamo subito che la parola ‘natura’ vuol dire semplicemente ‘nascita’. ‘Natale’, ‘natività’, ‘natura’, hanno tutte la stessa radice. Ogni cosa che è nata è Natura. Noi esseri umani siamo nati, o no? E allora come facciamo a dire che non siamo Natura e a comportarci come se fossimo separati dalla Natura stessa? Essendo noi Natura, quello che facciamo a questa Natura esterna lo facciamo a noi stessi.
Ora sta emergendo una nuova visione, o forse dovremmo dire che sta ri-emergendo. In questa visione siamo tutti membri di un’unica comunità della Terra. L’ambientalista Aldo Leopold la definì la “comunità biotica”. Tutte le specie, compresa quella degli esseri umani, si sostengono sugli stessi elementi di esistenza. Respiriamo tutti la stessa aria, beviamo la stessa acqua, siamo riscaldati dallo stesso sole e nutriti dalla stessa terra. Come possiamo definirci separati dalla Natura? E pertanto, come possiamo considerarci i padroni della Natura? Come facciamo a essere così stupidi da ritenerci superiori alla Natura?
Questa nuova storia, in effetti, arriva a noi da tempi molto antichi: molte culture indigene parlavano della Madre Terra e del Padre Cielo. Essi consideravano le creature a quattro zampe o a due ali, in qualche modo come fratelli e sorelle, membri di un’unica famiglia della Terra. Anche quando cacciavano o mangiavano altre creature, le loro culture imponevano che questo si facesse con un senso di riverenza, di scopo spirituale, il cui effetto era quello di stabilire forme precoci di ambientalismo, piuttosto che quello di portare le specie all’estinzione usandole come cibo.
Alcuni di noi vivono sulla terra, altri nel cielo e altri ancora nell’acqua, ma in definitiva la vita è tutta un’unica cosa, che si manifesta in milioni di aspetti, di forme e di facce diverse. La diversità è la danza di un’unica forza vitale. L’unità celebra se stessa nella diversità della vita. Siamo tutti collegati, siamo tutti imparentati. Siamo parte integrale della Natura. La Terra è la nostra casa comune.
La storia della separazione ha infettato anche tutte le relazioni umane. Nel nome di nazionalità o religione, sotto il mantello del colore della pelle o della razza abbiamo costruito le grandi muraglie dei meschini interessi particolari che separano una nazione dall’altra e una religione dall’altra. L’interesse nazionale americano è in contrasto con l’interesse nazionale della Russia. India e Pakistan, Cina e Giappone e molte altre nazioni considerano i propri interessi nazionali in conflitto con quelli degli altri.
Abbiamo dimenticato la verità fondamentale che prima di essere Americani o Russi, Israeliani o Palestinesi, Induisti o Mussulmani, Sciiti o Sunniti, Cattolici o Protestanti, con la pelle nera o bianca, siamo tutti membri di un’unica famiglia umana. Qualunque sia la nostra nazionalità o religione. Sotto alla pelle abbiamo tutti lo stesso sangue rosso. A livello quantistico siamo tutti protoni e fotoni. A livello spirituale siamo tutti pura coscienza. Comprendendo ciò riusciamo a trascendere tutte le divisioni e a sviluppare un modo per vivere in armonia con noi stessi, con ogni tipo di gente e con l’ambiente naturale.
La nuova storia è una storia di pluralismo radicale. È meraviglioso avere diversità di culture e di colori, di nazionalità e di religioni, di fedi e di filosofie. Sarebbe estremamente noioso se i sette miliardi di esseri umani che vivono sulla Terra avessero un solo linguaggio o una sola religione o un solo sistema politico. L’evoluzione favorisce la diversità: la biodiversità, la diversità religiosa e culturale, la diversità politica ed economica, la diversità di verità e di lingue. Che mille fiori sboccino e milioni di menti siano libere. La Terra è molto ricca. Ce n’è in abbondanza perché tutti possano condividere ed esser lieti. Non c’è alcun bisogno di temere e di combattere.
Sostituiamo la vecchia storia dei meschini interessi nazionali con la nuova storia dei nostri comuni interessi umani. Sostituiamo la vecchia storia della separazione con la nuova storia della ri-unione, trasformiamo le nostre divisioni in diversità e impegniamoci in un dialogo sulle nostre differenze. In definitiva esiste una sola Terra, una sola umanità e un solo futuro. Come diceva E.M.Forster,1 basta collegarsi.
È questione di trasformare le nostre percezioni. Possiamo scegliere di percepire la diversità come una divisione o come una celebrazione di unità. Possiamo guardare il mondo e vederlo come un intero e percepirlo come una rete di relazioni, o possiamo percepire il mondo come una raccolta di opposti frammenti, scollegati e in lotta fra loro. Nella percezione di Thomas Berry, l’eco-teologo americano, l’universo non è una serie di oggetti, ma piuttosto una ‘comunione di soggetti’.
La mente stanca di divisioni e di conflitti cerca di creare un mondo di uniformità. La globalizzazione di architettura uniforme, di cibo uniforme, di bevande e di vestiti uniformi, catene di negozi in franchising che vendono le stesse merci prodotte in massa da New York a New Delhi e da Pechino a Berlino. Questa uniformità è tutto tranne che unità.
Tutto ciò è, o dovrebbe essere, semplice buon senso, ma purtroppo questo buon senso non è più così comune. Per questo abbiamo bisogno di rammentare a noi stessi la semplice verità che guerre, terrorismo, cambiamenti climatici, povertà e gli altri immensi problemi umani sono dei semplici sintomi della malattia dalle radici ben profonde della nostra separazione dalla Natura e del nostro scollegamento dalla nostra comunità umana. Se non affrontiamo le cause profonde della nostra crisi ecologica e sociale, non saremo mai in grado di ridurre o di mitigare il dolore della povertà, l’agonia delle guerre e il pericolo causato dal caos climatico.
Dal mio punto di vista, la causa profonda della nostra crisi attuale è la vecchia storia della separazione. Pertanto, nella nuova storia dobbiamo spostarci dalla nostra visione del mondo antropocentrica verso una visione del mondo eco-centrica, e dobbiamo spostarci dall’interesse personale a quello.comune, vedendo l’unità nella diversità.
Satish Kumar
Febbraio 2016
1 Edward Morgan Forster (1879-1970) fu uno scrittore inglese. ‘Only connect’, ‘basta collegarsi’ era uno slogan da lui coniato.
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