LE LEGGI NATURALI DEL BAMBINO - CELINE ALVAREZ
di Isabella Bresci
Quando un bambino inizia a sviluppare ciò che è,
allora è come assistere al sorgere del sole
(Céline Alvarez)
In settembre mi sono recata al Circolo dei Lettori di Torino perché avevo letto che nell'ambito del programma di “Torino Spiritualità 2017” - una delle più belle e interessanti manifestazioni torinesi ormai giunta alla XIII edizione - era previsto un incontro dal titolo Nati per imparare - Le leggi naturali dei bambini. Il tema e filo conduttore della manifestazione, quest'anno era: “Piccolo me – Restare o diventare bambini”
“Il nostro sistema educativo non prende in considerazione i meccanismi naturali dell'apprendimento umano”, questa la tesi di Céline Alvarez, giovane maestra decisa a rivoluzionare dall'interno il sistema scolastico nazionale francese e magari internazionale...
Arrivo, mi accomodo in seconda fila e vedo una bella persona dal viso aperto e pulito, dolce ma assertiva. Soprattutto sorridente. E' stata invitata per presentare il suo libro Le leggi naturali del bambino – La nuova rivoluzione dell'educazione. Definisce se stessa una “pacifica rivoluzionaria” perché nel suo piccolo, anni fa si pose l'obiettivo a dir poco ambizioso di smantellare dal di dentro il sistema scolastico francese (chiamato sarcasticamente “Mammut” dai francesi), proprio come fa un virus informatico.
Profondamente turbata dai deprimenti risultati della scuola pubblica che vedeva attorno a lei, dopo aver conseguito un Master in Scienze del Linguaggio presso l'Università di Grenoble, decise di seguire l'iter necessario per poter insegnare alla scuola materna, passa il concorso e viene assunta. Provenendo lei stessa da un quartiere degradato, sceglie di insegnare in un sobborgo disagiato di Parigi.
Gli ostacoli e le resistenze al suo “non metodo” all'inizio sono enormi, quindi decide di avvalersi del supporto di un team di neuroscienziati per avere un riscontro scientifico alle sue “teorie” che altro non sono che quelle note dei pedagogisti più illustri come Maria Montessori, Jean Itard, Edouard Séguin, ecc... ma rivitalizzate dall'esperienza e reinterpretate alla luce delle nuove scoperte delle neuroscienze. Celine scrive: “(...) Non ho inventato nulla, ma mi impegno per dimostrare la validità e mettere in pratica le più illuminanti intuizioni dei grandi pedagogisti”.
Nel 2011 un preside intelligente decise di appoggiare l'esperimento per un anno. Una volta al mese il team supervisionò la classe e prese appunti sull'andamento della classe e di ogni singolo bambino.Intanto lei apre un blog e un canale Youtube... Dopo un anno i risultati furono stupefacenti e il preside le diede carta bianca finché... il cambio di dirigente pose fine all'esperimento nella scuola materna di Gennevilliers e tutto tornò come prima. Celine allora decise di scrivere e diffondere le sue idee ad un pubblico più vasto.
Il libro esce in Francia nel 2016 e diventa un caso editoriale che ha portato a un dibattito molto acceso. Ciò che Céline scrive nel libro, che pure pare rivoluzionario, è in realtà il resoconto concreto della sperimentazione del Metodo di Maria Montessori, spiegato alla luce delle nuove scoperte neuro scientifiche. Questo che lei chiama 'non metodo' si basa proprio sul lasciar emergere le leggi innate dell'apprendimento semplicemente favorendo nel modo più consono il “software innato di autoeducazione” di ogni essere umano, e si basa su poche ma fondamentali regole.
Una di queste è quella di evitare l'esposizione dei bambini a qualsiasi tipo di 'schermo' (pc, tablet e cellulari) prima dei tre anni; pochissima tv e solo in compagnia di adulti; esposizione minima anche dopo i tre anni. Questo perché questi mezzi rovinano completamente il sistema attentivo dei bambini mantenendo il loro cervello in uno stato di 'allerta' essendo soverchiato dal flusso inconsueto di immagini e stimoli. La dipendenza e l'assuefazione a questi dispositivi si instaura velocemente e i bambini diventano irrequieti e incapaci di concentrarsi. Solo dopo un periodo di 'disintossicazione' i livelli di attenzione tornano normali (sono stati fatti esperimenti eclatanti in proposito). Al contrario sono essenziali tutti i giochi in cui i bambini possono sfogare la loro curiosità e creatività e che implicano l'uso attivo della mente, del corpo e soprattutto delle mani.
Un'altra regola è la compresenza di età diverse in classe. E' stato dimostrato che ciò favorisce l'apprendimento per i più piccoli che subiscono una vera e propria fascinazione nei confronti dei compagni più grandicelli mentre questi ultimi si trasformano spontaneamente in 'maestri' consolidando le proprie conoscenze condividendole coi piccoli. Nella scuola di Gennervillers, grazie a questo sistema, il team di neuropsichiatri notò che i bambini avevano sviluppato un'intelligenza sociale molto avanzata, le scene di aiuto reciproco, gli atteggiamenti altruistici e pazienti erano toccanti. In caso di conflitti e stress emotivo, i più grandi intervenivano per aiutare i piccoli (ma a volte accadeva il contrario) a prendere le distanze dalle loro emozioni e chiamarle per nome. Il punto non era 'chiedere scusa' ma ascoltare l'emozione dell'altro come era stato insegnato loro.
Altra regola d'oro è tener conto della motivazione endogena cioè la motivazione che deriva dall'organismo, lo slancio interiore spontaneo. Infatti “(...) senza la curiosità personale, la vostra memoria sarà attivata solo in minima parte. Per imparare, quindi, bisogna essere interessati all'attività che richiede il nostro impegno, di modo che la memoria si attivi in modo ottimale e si possa avvertire quello stimolo che in tempi brevi ci condurrà lontano. (...)”.
La motivazione esogena cioè proveniente dall'esterno, per esempio studiare per ottenere un buon voto o per non essere sgridati, porterà risultati effimeri e il sapere acquisito sparirà velocemente dalla memoria una volta ottenuto il voto o il premio desiderato. E di questo tutti abbiamo fatto personalmente esperienza. Questo ovviamente porta a considerare attentamente i bisogni e gli interessi che sono diversi per ognuno perché il vero insegnamento non può che essere individualizzato il più possibile.
Essenziale è l'importanza che viene data all'errore che “(...) è assolutamente un elemento costitutivo dell'apprendimento. Molto spesso invece, viene percepito come una colpa e tentiamo di evitarlo.” Bisogna poter imparare dai propri errori; l'errore dovrebbe essere neutro, semplicemente esso ci informa che una previsione va aggiustata. “(...) Non avendo più paura di sbagliare, il bambino sviluppa una personalità unica, forte, stabile, fiduciosa e creativa”. Diamo ai bambini la possibilità di sbagliare ed imparare dai loro errori. La mente funziona solo così, sbagliando e riprovando fino alla soluzione esatta. Bisogna lasciare tempo e avere fiducia*. E' l'unico modo per ottenere risultati duraturi e sviluppare autonomia e autostima. Sembra complicato ma in realtà è più semplice quando si imposta questa modalità dall'inizio, dalla scuola materna. L'adulto deve avere il ruolo di “facilitatore” cioè di aiutare in caso di bisogno ma lasciare che il bambino sbagli e cerchi di trovare da solo le soluzioni.
La natura e gli ambienti 'reali' sono essenziali per uno sviluppo armonico. “(...) I bambini che possono giocare regolarmente nella natura presentano migliori capacità motorie”. Se questo non è sempre possibile almeno offriamo ambienti di qualità e attività coinvolgenti che impegnino la mente insieme al corpo, perché si apprende solo dalla realtà e dall'esperienza diretta.
Al contrario, dopo anni di scuola con sistema scolastico attuale, è come se perdessero un po' per volta il contatto con il loro “motore interno”, con ciò che li fa funzionare, la loro luce interiore; molti perdono interesse per la vita, diventano abulici e annoiati, facili prede di pericolose lusinghe specie se vivono in un ambiente familiare e sociale svantaggiato.
Non sono necessari ambienti super attrezzati e materiali didattici tecnologici che solo alcune scuole si possono permettere, perché essi non sono sufficienti per sviluppare le “competenze esecutive”, cioè quelle competenze indispensabili che ci permettono di agire in modo organizzato per raggiungere i nostri obiettivi. Esse necessitano dello sviluppo di tre fondamentali “competenze cognitive” e cioè:
- la memoria di lavoro, la capacità di conservare un'informazione nella memoria a breve termine,
- il controllo inibitorio, la capacità di controllarsi, concentrarsi e inibire le distrazioni
- e la flessibilità cognitiva, la capacità di trovare errori, correggerli e mostrarsi creativi. Una volta sviluppate queste competenze, apprendere a leggere, scrivere, far di conto e tutte le altre materie, sarà estremamente più semplice.
Ma il vero segreto di questa rivoluzione dell'educazione è instaurare una “relazione di qualità” e questa si basa sempre, semplicemente, sull'Amore...
Mondadori, Milano 2017
pp.352, € 20
Indice del Libro:
E se ripensassimo la scuola a partire dalle leggi naturali dell'apprendimento?
Parte prima - INTELLIGENZA PLASTICA DELL'ESSERE UMANO
La plasticità cerebrale
Le leggi naturali dell'apprendimento
L'esperimento di Gennevillers
Parte seconda - L'AIUTO DIDATTICO
Affinare le percezioni sensoriali
Offrire la cultura in modo sensoriale, chiaro e progressivo
Matematica
Cominciare a leggere e scrivere
Parte terza - SOSTENERE LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE BASE DELL'INTELLIGENZA
I periodi sensitivi
Le competenze esecutive
Favorire l'autonomia ogni giorno
Maggiore libertà
Proteggere il bambino dallo stress tossico
Tornare se stessi
Parte quarta - IL SEGRETO E' L'AMORE
Il potere della relianza
Sostenere l'espressione delle tendenze sociali innate
Vivere insieme per imparare a vivere insieme
Conclusioni- Note
Bibliografia -Sul web
Ringraziamenti
Sito di riferimento: https://www.celinealvarez.org/
Canale Youtube di riferimento: https://www.youtube.com/channel/UChh9mxzY_-iMWyI9IL_ax_Q
* Famosi sono i cosiddetti “effetto Pigmalione” ed effetto Golem” cioè il risultato di alcuni esperimenti dove si è visto che i pregiudizi positivi o negativi influenzano i risultati degli allievi.
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