In India esistono quattro religioni principali che sono originarie del paese: Induismo, Buddhismo, Sikhismo e Jainismo. Ci sono anche quattro religioni importanti che sono venute dall’estero, ma hanno dato contributi significativi alla vita degli Indiani: Cristianesimo, Islam, Zoroastrismo – la religione dei Parsi – ed Ebraismo. Tra queste otto religioni, i Jainisti sono probabilmente i meno conosciuti. Ci sono solo circa 4 milioni di Jainisti in tutto il mondo e la maggior parte vive in India.
Il principio più elevato e più profondo del Jainismo è la nonviolenza (
Ahimsa). È il principio totale e integrale di non violenza in pensiero, parola e azione. Questo significa non violenza verso se stessi, non violenza verso gli altri e non violenza verso la Natura. Naturalmente i Jainisti si rendono conto che una completa non violenza non è possibile, ma ciò che ci viene richiesto è di essere consapevoli delle nostre attività mentali, verbali e fisiche al fine di ridurre al minimo ogni danno che potremmo arrecare a noi stessi o agli altri esseri viventi.
Questa costante consapevolezza è la chiave per potere aumentare al massimo la compassione e ridurre al minimo il far del male.
L’importanza della non violenza è riconosciuta da molte religioni, ma nella maggior parte dei casi è interpretata come non violenza nei confronti degli altri esseri umani. I Jainisti invece predicano e praticano la non violenza nei confronti di tutti gli esseri viventi.Secondo i Jainisti terra, aria, fuoco, acqua, piante, foreste, insetti, animali, uccelli - in altre parole, l’intero mondo naturale – sono tutti viventi. La Natura ha un’anima ed è intelligente. Pertanto la vita – non solo la vita umana, ma tutta la vita - è sacra e deve essere trattata con religioso rispetto. Per questo l’ecologia Jainista è un’ecologia reverenziale.Per questo i Jainisti devono rispettare anche le zanzare e non ucciderle! I Jainisti hanno istituito ospedali e riserve per animali ed uccelli vecchi o feriti.
Molti pensano che in qualche modo la vita umana sia superiore a quella non umana, e che al fine di sostenere e mantenere la vita umana sia pertanto lecito sacrificare la vita animale. È per questo che la produzione e il consumo di carne sono prevalenti nel mondo e la distruzione delle foreste pluviali e la pesca eccessiva vengono praticate così diffusamente. Ma ai Jainisti viene richiesto di avere lo stesso religioso rispetto tanto per la vita umana che per quella non umana. Perciò non solo la produzione e il consumo di carne e pesce sono assolutamente fuori discussione per i Jainisti, ma viene loro richiesto anche di limitare il consumo di vegetali.
Mia madre non avrebbe mai mangiato patate o carote o altre radici commestibili, perché credeva che disturbare la terra e sradicare le piante era una sottile forma di violenza. Credeva che si dovesse prendere solo ciò che la pianta ci dava sotto forma di frutto maturo.Limitava il numero di vegetali e frutti che consumava. Diceva che la pratica della non violenza esigeva una pratica di contenimento.
Attraverso la pratica del contenimento facciamo pace con noi stessi, pace con la gente e pace con la Natura. Far vivere gli animali in condizioni crudeli negli allevamenti, avvelenare il suolo con sostanze chimiche, distruggere le foreste pluviali e pescare in eccesso sono tutti atti di guerra contro la Natura. Il principio dell’Ahimsa ha bisogno della pace con il pianeta Terra.
La vita è interdipendente e interconnessa. Siamo tutti imparentati tra noi: gli umani e gli animali sono imparentati, le foreste e gli animali sono imparentati.
Come in una famiglia genitori e figli, mariti e mogli, fratelli e sorelle si prendono cura l’uno dell’altro, ricevono e danno reciproco sostegno, allo stesso modo anche noi dovremmo trattare la gente di tutte le nazioni, religioni, razze e colori come nostri fratelli e sorelle e praticare la solidarietà nei confronti di tutti. Prima di essere Americani o Russi, Inglesi o Francesi, Indiani o Pakistani, Induisti o Musulmani, Cristiani o Ebrei, Buddhisti o Jainisti, neri o bianchi, siamo tutti esseri umani. Siamo tutti membri della stessa famiglia umana.
Ma questo senso di unità di tutta la vita va aldilà della vita umana. Gli uccelli che volano nel cielo, gli animali che vagano nella foresta e i lombrichi che lavorano la terra sono tutti nostri parenti e perciò non possiamo far loro del male. Il nostro sacro dovere è quello di praticare la compassione e accrescere ogni genere di vita.Questo è il principio della
nonviolenza.
C’è un altro principio del Jainismo di uguale importanza; quello dell’
Aparigraha. È una parola molto bella, anche se non è facile da tradurre. Significa libertà dai vincoli del possesso materiale. È un principio ecologico. È un principio di riduzione dei consumi e di minimo accumulo di proprietà materiali. Se me la posso cavare con tre o quattro camicie, perché devo averne dieci o venti? Visto che posso indossarne solo una alla volta. Se posso andare avanti con un paio di scarpe normali, magari un paio di scarpe da passeggio e un paio di sandali, dovrebbe bastare. Che bisogno ho di riempire di scarpe un armadio intero? Lo stesso vale per ogni possesso materiale. Ai Jainisti viene richiesto di usare gli oggetti materiali secondo il proprio bisogno e non secondo la propria avidità, e di liberarsi dal fardello di ansie e preoccupazioni derivanti dal possesso delle cose.
Il principio di non-accumulazione o
Aparigraha è esattamente l’opposto della moderna idea di economia, la cui idea guida è la massimizzazione della produzione e la massimizzazione dei consumi. Persino durante le feste religiose come Natale o Pasqua lo shopping e i consumi diventano prioritari rispetto a qualsiasi pratica religiosa. La gente è diventata talmente ossessionata dal comprare e vendere che le rimane poco o nessun tempo per nutrirsi spiritualmente. Nessuno ha tempo per se stesso, tempo per meditare, tempo per studiare un testo spirituale.
In una società consumistica i poeti e gli artisti sono una razza rara. La maggior parte della gente non ha tempo per la poesia, l’arte o la musica. Non c’è tempo per la famiglia o per gli amici. Non c’è tempo per una passeggiata solitaria in contemplazione della Natura. Non c’è tempo per festeggiare. Questo stile di vita è l’antitesi dell’Aparigraha. Se potessimo ripristinare e rinnovare i principi dell’Ahimsa e dell’Aparigraha non avremmo crisi ecologica, esaurimento delle risorse, spreco, inquinamento, cambiamenti climatici, ingiustizia sociale, scioperi e sfruttamento dei più deboli.
Ahimsa e Aparigraha danno importanza alla qualità della vita rispetto alla quantità di proprietà materiali. Prendendosi una buona cura della Terra, tutti gli esseri umani possono godere di una buona vita, buon cibo, buone abitazioni, buona istruzione, buona medicina – il che è molto diverso da una grande quantità di cattivo cibo, cattive abitazioni, cattiva medicina e molto altro. Per i Jainisti la questione non è quanto hai, ma se la tua vita è buona, felice e soddisfacente. Meno è più, se il meno è nutriente e sano.
In definitiva l’ecologia jainista implica il sacro rispetto della Natura, la moderazione nei consumi, la celebrazione dello spirito ed una vita di elegante semplicità
Satish Kumar
Giugno 2016
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