di Maurizio Di Gregorio
Alcune settimane fa si è svolto a Roma un piccolo e grazioso evento: ospitavamo
Daya Bai di passaggio in Italia e le abbiamo organizzato una conferenza sulla sua attività di supporto alle popolazioni indiane più povere ed angariate, i cosidetti intoccabili.
Daya Bai è una piccola donna indiana di 77 anni, pelle scura, tre lauree ed una vita trascorsa nell'aiuto del prossimo che oggi coltiva con le sue mani miglio ed aiuta le polazioni indigene locali che assiste da una vita a ridiventare padroni di una loro produzione agricola, liberandosi da altre colture più onerose e dipendenti dalle multinazionali.
Meno carismatica, meno teorica e meno politica della più famosa Vandana Shiva è tuttavia una figura ben nota in India dove stanno girando un importante film su di lei.
La sala non era piena e certo l'argomento non era dei più allegri, essendo la sua opera rivolta all'aiuto di popolazioni indigene indifese e oppresse. All'inizio per diversi di noi è sembrato che raccontasse una storia onorabile ma triste e già molte volte sentita poichè la nostra mente occidentale certo non ignora, così acculturata, le realtà di oppressione, ingiustizia e violenza che persistono nel mondo. E forse proprio perchè ne ha fatto indigestione televisiva e mediatica è ormai avvezza a sentire le cose più terribili senza più indignarsi, senza sentirle più proprie, come se ciò che capita a quegli altri lontani non lo riguardasse affatto e fosse divenuto incapace di provare sentimenti immediati di solidarietà e compassione.
Mentre Daya Bai parlava, all'inizio della conferenza, notai che una delle presenti cominciava a dare segni di insoddisfazione. Una donna elegante e ancora piacente, probabilmente una intelletuale romana colta e leggermente sofisticata. La vidi iniziare a muoversi sulla sedia che la ospitava e via via sempre più irrequieta sino al momento in cui si alzò e abbandonò la sala degnandosi poi all'uscita di versare nel bussolotto di offerte per Daya Bai alcune monete spicce che risuonarono nella silenzio attento della sala che ascoltava la piccola santa indiana in visita in italia.

Sul lato opposto della sala Daya Bai continuò il suo racconto senza scomporsi, una racconto concreto e lucido, vivido ed assolutamente pratico della sua vita indiana dedita alla più semplice vita rurale e all'aiuto dei bisognosi. Così all'improvviso abbiamo visto Daya Bai: una piccola donna semplice ma risoluta, fragile e determinata insieme che aveva condotto una vita dimentica di sè e in dedizione agli altri. Una specie di eroina di altri tempi andati, così lontana dalle esistenza postmoderne così complesse ed esigenti di ego ipertrofici che alla importante età di 77 anni andava ancora in giro per il mondo a raccontare storie belle e tristi.
Siamo dovuti arrivare alla fine della conferenza per poter vedere
CHI ci stava dicendo quelle cose, apparantemente così scontate. Probabilmente ne sarebbe rimasta colpita anche quella donna elegante che era uscita ben presto, probabilmente delusa proprio dalla semplicità di Daya Bai esente da ogni intellettualità contemporanea.
La visita di Daya Bai è stato un piccolo evento luminoso e prezioso che ha arricchito quasi sicuramente tutti i partecipanti. Però per comprenderla occorreva partecipare alla sua presenza, nel momento stesso in cui essa accadeva mettendosi in quella disposizione d'animo che ci permette di sentire l'altro in profondità e comprenderlo.
Ovviamente questa cosa così semplice non é davvero facile per le nostre menti smisurate ed i nostri cuori rappresi o corazzati. Ed anche qualora la mente fosse ancora sensibile e curiosa ed il cuore sano e disponibile non ci daremmo comunque la possibilità di vivere in essenza ciò che abbiamo di fronte. Così disperdiamo i tesori ed i doni della nostra stessa esistenza. Non ce la diamo perchè non ne abbiamo il tempo
o non ci prendiamo il giusto tempo.
Per vivere bene occorre il giusto tempo come Franco del Moro spiega nel suo recente e bellissimo libro
I 3 veleni dell'anima e i loro antidoti :
I
l vivere sano è una giusta alternanza di azione e pausa, laddove la prima affonda le radici nella seconda e la seconda matura i suoi frutti nella prima.
L'azione è, quindi, il movimento necessario perchè notazione, trasformazione,direzione e generazione si possano sviluppare. Azione significa comportamento ma anche pensiero, tutto ciò che permette di stabilire un rapporto attivo con gli altri e con il mondo. Anche la pausa è un movimento essenziale poichè permette la trasformazione: la difficoltà a trovare momenti di pausa tra un azione e l'altra limita molto l'apprendimento che deriva da una esperienza vissuta...
Anche qualora pensiamo di essere equilibrati ed intelligenti, è probabile che come occidentali contemporanei non ci diamo la possibilità piena di vivere i momenti nella loro pienezza, finendo per ignorare chi e cosa abbiamo davanti o fraintendendolo, presi come siamo nella corsa del fare per essere, questo e quello, illuminazioni comprese.
Una folle corsa dell'esistenza che porta solo al nostro deperimento ed alla nostra distruzione, un dannato spirito del tempo da cui è difficile comunque sottrarsi.
Abbiamo mai riflettuto sul fatto che la moderna scena della ricerca spirituale ha lo stesso ritmo del traffico compulsivo delle nostre strade? Pieno di prepotenze e violazioni, di fatto irrazionale, raramente saggio più spesso
senza buonsenso, ininterrotto e senza reale meta alcuna, un traffico perenne caotico e confuso?
Ci illudiamo che l'evoluzione spirituale sia una specie di carriera o un qualcosa che assomiglia ad un possedimento, studiamo decine o centinaia di tecniche ma raramente giungiamo al punto in cui ci rendiamo conto che
nel piccolo si rivela l'immenso.
Claudia Casanovas ha scritto questo libro
Nel Piccolo l'Immenso sul rapporto tra vita quotidiana e ricerca spirituale che è come un gioiello, poiché in esso parla di
vita come meraviglia e di parole come fiori: ecco i frutti di una autentica ricerca spirituale.
Un testo chiave per conoscere e comprendere se stessi che si ispira a questi versi di William Blake:
vedere il mondo in un granello di sabbia
e il cielo in un fiore di campo
tenere nel palmo della mano l'infinito
e l'eternità in un ora
Nel Piccolo L'Immenso tratta tutti i principali aspetti della ricerca spirituale e accompagna, quasi tenendolo per mano, il lettore lungo il tortuoso ma estremamente appagante cammino della conoscenza di se stessi.
La nostra vita è un viaggio spirituale nel quale siamo tutti coinvolti: iniziamo dimentichi della nostra reale natura e completamente identificati con il mondo materiale nel quale la nostra coscienza è immersa. Poi la coscienza stessa ode un richiamo potente e misterioso infine talvolta irresistibile: un richiamo verso casa che ci spinge a metterci in viaggio anche se sarà un viaggio lungo e faticoso.
Sino a quando non abbiamo udito questo richiamo verso la nostra unica casa possibile continuiamo ad ignorare o fraintendere la realtà.
Ce lo ricorda il poeta romanesco
Giovanni Tomasetto nella poesia che potete leggere qui sotto
Er Coraggio dell'Eroi Trasparenti, cosicche anzichè riconoscere le cose di valore ci illudiamo per altre che ne sono sostanzialmente prive.
Una delle prime preghiere di tutti i tempi si trova nell’Upanishad di Brihadaranyaka:
Accompagnaci, o Signore dalla morte all’Immortalità;
dalle tenebre alla Luce;
dall’irreale al Reale.
Ecco infine Indirizzato all’Essere Supremo, Brahman, echeggia un grido che è incessantemente fluito dallo spirito umano, attraverso tutte le età e le fedi; un grido per quella verità occultata che deve essere rivelata. In un’epoca cinicamente chiamata il “mondo post-verità” tale grido ha assunto un’immediata freschezza e rilevanza. Ora, più che mai, le persone di buona volontà sono chiamate ad affinare e perfezionare le loro capacità di discriminazione e discernimento.
Di questo importante e decisivo compito antico e necessario della vita e possibilità umana tratta la dispensa autunnale della Buona Volonta Mondiale che pubblichiamo con il titolo di
REALE e IRREALE - Riflessioni su Verità e Discernimento con una raccolta davvero significativa di citazioni ed aforismi su cui riflettere, un autentico corso in consapevolezza.
Il raggiungimento di una reale consapevolezza ci allontanerà dalle seduzioni iillusorie, dischiudendo le porte per una esplorazione e scoperta prima interiore e poi con senso rinnovato dai giorni della nostra nascita, la scoperta del mondo intero, cioè un'autentica
rinascita.
Essa permette di riscoprire e coltivare una
Cultura Consapevole della Povertà (non della miseria) che è quanto argomenta il grande e compianto
F.E.Schumacher in questo scritto estratto da
La Misura della Felicità
I beni effimeri sono, per dirla con il linguaggio degli affari, "cespiti ammortizzabili" e devono essere "ammortizzati". I beni eterni, al contrario, non vengono mai "deprezzati" ma "mantenuti" (il Taj Mahal non viene deprezzato, anzi, si cerca di tenere immutato il suo splendore). I beni effimeri sono soggetti a calcoli economici. Il loro unico valore sta nell'essere esauriti ed è necessario assicurare che il loro costo di produzione non superi il beneficio che ne deriva distruggendoli. Ma i beni eterni non sono fatti per essere distrutti e non c'è motivo di calcolo economico perché il beneficio, il prodotto del valore annuale e del tempo è infinito e quindi incalcolabile.
Una volta riconosciuta la validità della distinzione tra l'effimero e l'eterno, saremo capaci di distinguere, in linea di principio, tra due diversi tipi di "standard di vita". Due società possono avere lo stesso volume di produzione e lo stesso reddito pro capite della popolazione, ma la qualità della vita o lo stile di vita potrebbero mostrare differenze fondamentali e incomparabili. L'una concentrerebbe l'attenzione sulle soddisfazioni effimere mentre l'altra si dedicherebbe principalmente alla creazione di valori eterni. Nella prima si avrebbe una vita opulenta in termini di beni effimeri e carestia in termini di beni eterni (cibo, acqua e svago in ambienti insani, sordidi, brutti e miseri). Nella seconda, invece, potrebbe aversi una vita frugale in termini di beni effimeri e opulenza in termini di beni eterni (consumo modesto, semplice e sano in ambienti nobili). In termini di contabilità economica tradizionale, le due società sono ugualmente ricche e ugualmente sviluppate.

Ma in termini di sostenibilità etica e di raggiungimento di autentico benessere e di felicità le due ricchezze si rivelano, al discernimento assai diverse e contrapposte.
Se siamo in grado di esercitarlo ecco che tutte le piccole cose diventano nostri maestri come
i 24 Maestri di DattaTreya che
Swami Sivananda ci racconta.