LA MODA DELLO SPIRITO
di Adriano Sofri
A trattare dell' auge o della rinascita della spiritualità, sia pure in un articolo di giornale, occorrerebbe prima di tutto sapere con qualche precisione che cosa sia la spiritualità, e io ne sono lontano. Quanto alla precisione, può darsi che non le debba appartenere, e che convenga alla spiritualità serbare una sua vaghezza, come un pregio e insieme una versatile disposizione a lasciarsi tirare di qua e di là. Il nostro tempo è così svelto e volubile, e così longeva la media delle sue esistenze personali, che probabilmente si potrebbe riconoscere un' auge o una rinascita a tutto e al contrario di tutto, e non si è finito di commemorare la decadenza di una moda che già se ne avvista il ritorno. Gli indizi specifici si moltiplicano, dall' alto al basso: i teologi in testa alle classifiche, e l' avanzata generale dell' editoria religiosa, e poi Sant' Agostino e Santa Monica in prima serata (e tutti i santi), e i calchi librari e cinematografici della Bibbia, e la fiction giallo-cristiana che arriva dall' America. Di questa ritornante spiritualità, termine che muove un riflesso di soggezione, è lecito sospettare che sconfini in quella cosa new age data troppo benignamente per passata.
Nemmeno della cosa new age proverò a dare una definizione, e quelle disponibili possono accontentare, e mi limiterò piuttosto a segnalarne la vicinanza al genere dei manuali di istruzione. D ai quali, abbiano per oggetto i programmi della lavastoviglie o le potenzialità dell' iPad, si svolge una parte essenziale del processo di formazione degli individui contemporanei. Il loro successo segna un' epoca. Un tempo i loro temi erano decisivi per l' alfabetizzazione dei lavoratori e dei loro figli e coprivano lo scibile con un' attenzione alle conoscenze positive sentite necessarie al progresso collettivo e alla dignità personale. Meravigliose collane di Biblioteca del Popolo Sonzogno e Manuali Hoepli, attente alla tecnica e a Tolstoj. Oggi, in proporzione al tempo libero e alla sua accezione prevalente, di un vuoto da rimpinzare, i manuali di istruzione prediletti insegnano direttamente a vivere come si deve - nella miglior salute del corpo e dell' anima - saltando senz' altro la tecnica e Tolstoj. Di qui una certa sconcertante assonanza fra molti capolavori della rinascita spirituale e i proverbi - donne e buoi - e il libretto rosso dei pensieri di Mao e in generale le guide per i credenti e i turisti. Perplessi esclusi. Soprattutto niente progresso collettivo, come dopo un incidente stradale così disastroso che per un bel po' i superstiti preferiranno, non che andare a piedi, chiudersi in casa. E senza sottovalutare la peculiare nobiltà che la spiritualità solo a pronunciarla evoca, si può annotare che questo anelito a trovare un senso a questa vita eccetera, si accompagna spesso a un ripudio o a un rigetto della passione per la solidarietà politica.
La spiritualità, o almeno una sua accezione, si mostra così come un contraltare e una specie di risarcimento alla fiducia nel cambiamento comune del mondo, sia pure quel cambiamento un po' demoralizzato che non pretende più di rifare il mondo e si sforza di arginarne la disfatta. Qualcosa del genere avvenne parecchio fa, quando allo spettro che si aggirava per l' Europa si aggiunse l' auge dello spiritismo, un po' completandolo un po' rinnegandolo. Ci furono stagioni in cui ci si ubriacò dell' intenzione di cambiare il mondo, sicché a sbornia passata si ripiega sul cambiamento di sé, fonte possibile di grandi conquiste, e tuttavia è un peccato che esteriorità e interiorità si succedano, specie per i maschi, senza combinarsi, e anzi guardandosi in cagnesco. In interiore homine habitat Deus, dunque lo Spirito. Lasciando perdere i soverchianti precedenti o incombenti - Hegel e la trinità dello spirito soggettivo-oggettivo-assoluto, o, che so, una conferenza che vedo annunciata su Google per il prossimo 7 maggio sullo "Spirito come avventura assoluta dell' Assoluto" eccetera non so che cosa vi vediate davanti quando sentite dire: Spirito. Qualcosa di magro, direi, se non di propriamente ascetico, e comunque di sobrio, se non altro in memoria dei giudizi universali in cuii beati andavano leggeri verso l' alto e i grassi dannati, di preferenza prelati, sprofondavano inforcati dai volonterosi diavoloni. Un capo rasato, polsie caviglie esigui, un affinamento progressivo, fino a una scomparsa liberatrice. L' idea di una candela con la fiammella che si spegne, e meglio del soffio che la spegne.
Dante, che aveva i piedi così ben piantati per terra e anche sottoterra, disse questo meravigliosamente nei versi in morte di Beatrice: "divenne spirital bellezza grande / che per lo cielo spande / luce d' amor, che gli angeli saluta". Quanto a Petrarca, fu così innocente del petrarchismo degli stenterelli che la canzone che comincia appunto "Spirto gentil" era dedicata a Cola di Rienzo e la consorella "Italia mia, benché il parlar sia indarno" andrebbe riletta per l' oggi tale e quale. Questo per dire che una rinascita della spiritualità potrebbe provare a congiungersi con un impulso civile. Ho chiesto a qualcuno chi dei nostri concittadini contemporanei gli sembrasse spirituale: provate anche voi, non è facile. Molti sonoi pretendenti, pochii chiamati. Enrico Castellani, Pollini forse. Una mia amica ha detto: Margherita Hack,e forse nonè un paradosso, e Margherita può burberamente riconciliare per una volta spirito e materia. Se cercassi una traccia autentica di buona spiritualità nelle novità d' oggi frugherei dentro la lingua parlata e scritta. L' intimità fra lo Spirito e le lingue è segnata dalle fiammelle discese nella Pentecoste, e lì, a frugare oggi, c' è poco da stare allegri, direi. Lo spirito fugge a gambe levate dalle telefonate della Protezione civile. Un' auge rinnovata e preziosa hanno bensì gli angeli, anche grazie alla formidabile antologia curata per Neri Pozza da Giorgio Agamben ed Emanuele Coccia, 2012 pagine, in cui gli angeli vengono resi agenti e politici. Una parentela stretta fino all' omonimia lega spiritoe angeloe ombra, e forse alla spiritualità contemporanea gioverebbe una resurrezione dell' ombra, dalla quale sembriamo abbandonati come dall' angelo custode - incustoditi, disombrati.
Come piacerebbe alla Hack, tornare a veder l' ombra di giorno e di notte le stelle. La spiritualità peraltro è diafana e femminile e ha a che fare con la luna, come per il pastore errante dell' Asia,e nonè così facile su una terra in cui la maggioranza degli umani è nata dopo lo sbarco sulla luna e poco fa l' abbiamo bombardata "per cercare l' acqua" - almeno Krusciov aveva dato ordine di bombardarla con l' atomica per il puro piacere di farlo. Finirò. Tutti sanno che lo spirito soffia dove vuole: Giovanni 3,8. "Non spegnete lo spirito!" - così una lettera di san Paolo. Lo spirito brucia, infatti.
La mia iniziazione allo spirito cominciò così, da un' infanzia in cui ci si disinfettava con lo spirito - l' alcol denaturato. Bruciava. Mia madre insegnava alla mia sorellina a farsi il segno della croce. "In nome del Padre" - e portava la manina alla fronte; "del Figlio" - la manina al petto; "e dello Spirito..."- "Lo spirito no, lo spirito brucia", protestò mia sorella. Anche dopo, quando l' equivoco sembra chiarito, lo Spirito è per i profani la più sacrificata delle persone della Trinità. Anche nelle belle arti. Nella più famosa, forse, delle nostre Trinità, quella di Masaccio in Santa Maria Novella, la colomba dello Spirito è poco più che un collarino bianco del Padre formidabile che regge il Figlio in croce. L' inciampo successivo venne dalla sbrigativa versione del passo di Matteo che dice: "Beati i poveri di spirito". Altrove è tradotto "i poveri in spirito", ma resta che i più l' hanno letta così, che i poveri di spirito sono gli stupidi, e che di essi è il regno dei cieli: così ci si sentiva in colpa, o almeno condannati, a essere ricchi di spirito. Però in Luca l' appendice "in spirito" manca, e Gesù dichiara beati i poveri e basta, e questa semplicità ha senso perché li contrappone ai ricchi e basta, guai a loro, e promette il rovesciamento nel regno di Dio. Almeno là.
Fonte: repubblica.it
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